
Ci farete sapere quando avrete finito, grazie. Il Tribunale ha spiegato che i circa mille imputati che nell'aprile 2019 fecero il saluto romano per commemorare Sergio Ramelli sono stati assolti perché erano ben lontani dal «costituire condotta potenzialmente idonea alla ricostituzione del partito fascista». Chi l'avrebbe mai detto. La cosa ebbe solo «una specifica valenza di omaggio e ricordo di Ramelli trucidato per le sue idee politiche». Chi l'avrebbe mai detto. Nel 2018 un ragazzo inscenò una manifestazione all'angolo con viale Abruzzi (nel punto in cui c'era il famoso distributore di benzina a cui furono appesi Mussolini e la Petacci) e l'unico imputato venne assolto nel luglio 2022, perché il fatto non sussisteva; la procura non fece neppure Appello. Nel 2016 otto militanti di CasaPound commemorarono Ramelli e in primo grado si dichiarò il «non luogo a procedere», ma poi, in Appello, ciascuno venne condannato a due mesi, ma poi, ancora, nel gennaio 2024 la Cassazione assolse tutti perché «il saluto romano è reato solo se c'è pericolo fascista». Eh sì. Nel 2014 stessa commemorazione su Ramelli: imputati 4 ragazzi e una ragazza, nel giugno 2015 ci fu un «non luogo a procedere» (niente processo) che riconobbe «l'assoluta inoffensività del fatto». Il giudice, nelle motivazioni, scrisse: «Soltanto qualora la manifestazione assuma caratteri tali da porre in pericolo la tenuta dell'ordine democratico viene meno il diritto alla libera manifestazione del pensiero». Chi l'avrebbe mai detto. Nell'aprile 2013 un gruppo di ragazzi srotolò uno striscione inneggiante i caduti, bandiere con croci celtiche, corone commemorative e fece il solito saluto romano: due anni dopo 2 ragazzi e 2 ragazze furono condannati a 1 mese di reclusione più 16mila euro per la parte civile (sempre quella: l'Associazione partigiani), ma la Corte d'Appello, nel settembre 2018, sentenziò che il fatto non sussisteva perché mancava un «concreto pericolo di ricostituzione del Partito fascista». Chiaro: mancava. E noi, invece, pensavano che ci fosse: chi l'avrebbe mai detto. Anche nel 2013 i presunti reati furono sempre gli stessi e così pure la commemorazione per i «camerati» Ramelli e Pedenovi e Borsani: un soggetto chiamò il «presente» e gli altri risposero col saluto romano. Problema, e nostra salvezza: ogni reato prima del 2013 è prescritto. Che peccato. Chi l'avrebbe mai detto. Nota finale: a Milano, in Procura, in tutti questi anni, si è celebrato una sorta di federalismo commemorativo o interpretativo riguardante il saluto romano; nel Sud e Centro Italia, infatti, non risultano esserci mai state contestazioni (e non sappiamo quante commemorazioni) mentre a Roma, oltre ad Acca Larenzia, ce ne sono state altre sulla morte dei militanti Alberto Giaquinto (dal 1980) e Francesco Cecchin (stesso anno) ma senza segnalazioni o indagini o processi.
A Nord ci sono cerimonie a Lodi, Pavia, Como e Vicenza, ma nel Nordest la questione si complica, perché il saluto romano c'è (o non c'è) anche in manifestazioni legate alla tragedia delle Foibe. E la memoria di quella tragedia, diversamente dai processi per il saluto romano, in prescrizione non ci va. Su quelli, sui processi, la Procura tuttavia ci farà sapere quando avrà finito, grazie.
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