Asta, Michael Jackson venduto a pezzi Sedicimila dollari per la sua dentiera

Un guanto battuto a 420mila dollari. Il film "This is it" incassa 200 milioni. Figli contesi: affidati alla nonna. Soldi contesi: il padre vuole impugnare il testamento

Asta, Michael Jackson venduto a pezzi  
Sedicimila dollari per la sua dentiera

Vedrete che, prima o poi, andrà all’asta anche la tutina che indossava il figlioletto di Michael Jackson quando Jacko, dal balcone della sua suite, ebbe la «felice» idea di farlo dondolare nel vuoto. Sotto c’erano i fotografi e quell’immagine fece il giro del mondo.
Stravaganze da Re del Pop? Forse sì, ma anche la prova che quell’uomo dal corpo alieno la testa l’ha mai avuta a posto.
Vedrete che, prima o poi, andrà all’asta anche quella specie di burqa griffato col quale Jackson era solito coprire i figli per celarli all’obbiettivo dei paparazzi.

Amore per la privacy dei minori? Forse sì, ma anche la conferma che Michael era psichicamente fuori controllo. E che dire delle mascherine davanti alla bocca, delle centinaia di interventi plastici per sbiancarsi la pelle, rifarsi il naso, le labbra, gli occhi ecc.? Vedrete che, prima o poi, spunteranno anche i ferri chirurgici usati per quelle operazioni estetiche, con tanto di radiografie e cartelle cliniche. E, c’è da giurarlo, andranno a ruba.

Il mondo è infatti pieno di gente che vive per accaparrarsi i cimeli dei morti. Morti vip, ma pur sempre morti. Lo dimostra il boom di aggiudicazioni avvenute ieri in una sala dell’Hard Rock Café di Manhattan, dove la Julien’s Auction ha messo in vendita oggetti appartenenti alle «Icone della Musica», il guanto indossato dal Re del Pop nel 1983 quando eseguì il primo Moonwalk in occasione del 25° anniversario della Motown è stato venduto all’asta per 350mila dollari, un prezzo che sale a 420mila dollari includendo la commissione ma senza contare le tasse. «Commissione», «tasse»: parole senza senso, per chi è disposto a spendere un capitale in cambio di un feticcio. Come, ad esempio, la giacca utilizzata da Jackson durante il tour «Bad», venduta per 270mila dollari; ad acquistarla un americano che, nel corso dell’asta, ha speso quasi 500mila dollari fra i cimeli di Jackson e chitarre appartenute ad altre stelle della musica.

Prima dell’asta, la Juliens’ Auction aveva stimato in 100mila dollari il valore complessivo degli oggetti «jacksoniani», ma i prezzi a cui le memorabilia sono state cedute hanno triplicato la somma originaria. L’atmosfera all’Hard Rock Café ha iniziato a scaldarsi nel pomeriggio quando i primi oggetti di Jackson sono stati presentati.

Da subito si è capito che per gli oggetti di Jackson le offerte sarebbero volate: il primo lotto presentato, un quadro dei Jackson Five, è stato aggiudicato per 5.500 dollari. I costumi di Jermaine e Marlon Jackson sono stai ceduti rispettivamente per 6mila e 1.200 dollari.
Una lettera di Jackson e una sua sciarpa autografata sono finite in Giappone, a un acquirente che ha messo sul piatto 5mila dollari. I disegni di bambino fatti dal futuro re del pop sono stati venduti a cifre 10 volte superiori alle attese: uno schizzo che riproduceva Charlie Chaplin è stato battuto per 26mila dollari, ad aggiudicarselo un fan molto facoltoso di Hong Kong; il disegno di Topolino è invece andato a una signora seduta in prima fila all’Hard Rock Café e accompagnata da tutta la famiglia: sul piatto ha messo 45.000 dollari.

La lettera in cui Jackson ha riportato alcune battute del brano «Beat it» è stata ceduta per 50mila dollari, mentre lo stampo della dentiera da vampiro utilizzata dal Re del Pop nel video «Thriller» è stata venduta per 16mila dollari; ce ne sono voluti invece ben 170mila per accaparrarsi l’abito indossato nel corso dell’ultima performance all’Apollo Theatre di New York.

Ma nel grande outlet dell’idolatria, oltre al reparto dedicato a «Jacko», non mancano altri bazar alla memoria. Tante le offerte, pochi i saldi. Dal giubbotto indossato da Elvis Presley in «Speedway» (venduto per 16mila dollari) al suo celebre anello con diamanti e un rubino (11mila dollari).

E poi un biglietto di ingresso a Woodstock è stato battuto per 8.500 dollari, mentre un abito di John Lennon per 10mila dollari. Ad aggiudicarselo è stata una signora che - testimonia un giovane presente in sala - «assomigliava in modo impressionante a Yoko Ono».

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