Sorge nel bel mezzo della steppa ed è vestita in maniera un po' stravagante. Architettura d'avanguardia, per non dire un po' kitsch. Astana, capitale del Kazakhstan da poco più di dieci anni, è stata voluta fortemente dal presidente Narsultan Nazarbayev che ama l'urbanistica purché d'ispirazione nazista e stalinista e ha preso il posto di Almaty che ha il quadruplo dei suoi abitanti. E il suo nome, scelto perché pronunciabile comodamente in molte lingue, significa giusto «Capitale».
Ci abitano settecentomila anime. Il problema semmai è viverci: violenti sbalzi termici tra il giorno e la notte e tra una stagione e l'altra, dai +40 gradi d'estate ai -40 d'inverno. Ma è il cuore del Paese, il punto di collegamento tra l'Europa e l'Asia, lo snodo centrale autostradale, ferroviario e aereo del Kazakhstan. E nel cuore del cuore, al centro della città, è l'imponente Torre Baiterek a comandare, raggiunta ogni giorno da centinaia di turisti per posare la mano sul calco dorato di quella del presidente Nazarbayev.
Per trasformare Altana da città a capitale il regime non ha badato a spese. Per costruire palazzi dal nulla e infrastrutture nuove di zecca sono state investite enormi somme di denaro, frutto delle esportazioni petrolifere, obiettivo farne il cardine dell'Asia Centrale. Ma non è finita qui: più di 600 cantieri lavorano a pieno regime in città, 24 ore al giorno, 1700 gru in azione, 70 miliardi di dollari di spesa per edificare un paradiso artificiale.
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