Meno 863 in quattro anni: da 5.460 corsi a 4.597. La dieta drastica imposta agli Atenei dal governo comincia a dare i suoi frutti. Il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, aveva annunciato le sue intenzioni non appena insediata a viale Trastevere: troppi i corsi inutili nelle Università italiane, a volte frequentati anche da un solo studente. Uno spreco assurdo che oltretutto assorbe risorse, sottraendole invece ai settori che ne hanno davvero bisogno.
Il numero dei corsi di laurea era cresciuto in modo esponenziale soprattutto dopo l'introduzione della riforma del 3 più 2, la laurea triennale e poi la specializzazione. Erano proliferati soprattutto i corsi sconclusionati, dedicati a discipline improbabili, evidentemente con l'unico scopo di garantire una cattedra a qualcuno.
Ora il presidente del Consiglio Universitario Nazionale (Cun), Andrea Lenzi, rende noti gli ultimi dati sui tagli, evidenzati da un'analisi elaborata dal Servizio informazione e comunicazione, Comunicare Università, del Cun.
«I corsi di laurea sono decisamente diminuiti eliminando quei percorsi troppo di nicchia, superflui o con pochi iscritti -tiene a puntualizzare Lenzi- Assistiamo così ad una radicale trasformazione in nome della qualità, dell'economicità, della razionalizzazione e del miglioramento della offerta formativa delle università italiane».
Dunque soltanto nell'ultimo anno accademico sono stati eliminati 384 corsi di laurea, pari a meno7,8 per cento nel 2010/2011.I corsi di laurea passano da cosi in un anno da 4.986 a 4.597 Completamente cancellate 170 lauree triennali di primo livello: dai 2.411 corsi dell'anno accademico 2009-2010 ai 2.241 attuali, (meno 7,1). Soppresse anche 214 lauree magistrali o specialistiche, da 2.304 a 2.090 (meno 9,3) in un solo anno.Ma la potatura dei rami secchi era già iniziata dal 2007 e da allora complessivamente sono stati tagliati 863 corsi di laurea.
Dove sono stati operati i tagli? Sia nelle aree scientifiche (meno 148 corsi), sia in quelle umanistiche (meno 129) e sociali (meno 125 corsi).
Aumenta invece l'offerta dell' area sanitaria. Aperti 13 nuovi corsi e le lauree a ciclo unico che aumentano del 5,8 per quanto riguarda il numero dei corsi (più 16 corsi) nell'anno accademico 2010/2011. L'andare in controdenza appare però una scelta nella giusta direzione visto che proprio negli ultimi mesi dal settore sanitario è stato lanciato un grido d'allarme sulla carenza di medici. Tra il 2012 e il 2014 è stato calcolato che mancheranno circa 20.000 medici.
A tagliare sono stati soprattutto gli Atenei statali: eliminati l'8,9 per cento dei corsi di laurea, a fronte di una riduzione del 4,4 delle università private. Gli atenei pubblici, complessivamente negli ultimi 4 anni, hanno perso il 19,7 dei corsi di laurea contro una riduzione del 9,7 delle università private.
Si è tagliato di più al sud: meno 11,7 per cento di corsi nell'ultimo anno). Poi le isole, meno 8,9; il nord est, 8,9; il nord ovest, meno 7; il centro, 6,8.
Per Lenzi è la dimostrazione che «il mondo dell'università ha reagito alla richiesta della politica, delle famiglie e del mondo produttivo di delineare corsi di laurea più in linea con criteri formativi di qualità e di razionalità.
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