«Attirate in una trappola poi il massacro nel bosco»

Il drammatico racconto di Agnese, la diciassettenne scampata alla tragedia

«Attirate in una trappola poi il massacro nel bosco»

Tradite dai loro «cavalieri». Da quei «bravi ragazzi». «Amici». Almeno così li consideravano Giorgia, Dalia e Agnese. Tanto fiduciose da aver accettato entusiaste un invito a cena. In realtà, un appuntamento con la morte. Proprio nel posto dove la vita sembra fiorire in tutta la sua bellezza: l’isola di Sal, nell’arcipelago di Capo Verde.
Giorgia Busato, 28 anni, e Dalia Saiani, 33 anni, sono state ammazzate; Agnese, 17 anni, è viva, ma solo perché gli assassini erano convinti di aver massacrato pure lei. Invece la «cucciola» del gruppo era svenuta e, quando si è ripresa, ha raccontato l’incubo alla polizia.
La testimonianza di Agnese è stata fondamentale per ricostruire, in poche ore, la tragedia. «Giovedì sera verso le 19,45 io Dalia e Giorgia ci siamo incontrate nell'appartamento di Dalia, nel centro di Santa Maria, per andare a cena a casa di Sandro che, insieme ad un altro amico capoverdiano, ci ha raggiunte in auto. Così tutti e cinque iniziamo il viaggio verso Espargos. Prima di entrare in città, Sandro dice a Dalia che dovrà fare una deviazione verso Palmeira per accompagnare a casa l'amico. Non sospettiamo nulla di preoccupante. Le cose cambiano quando vediamo che Sandro, prima di entrare nel villaggio di Palmeira, sterza in direzione di una strada sterrata che conduce al bosco di Fontona».
«A questo punto - prosegue la diciassettenne nella deposizione raccolta dalla polizia - chiediamo spiegazioni, ma è troppo tardi. Sandro ferma l'auto, si gira verso di noi e ci spruzza un gas urticante sul viso. L'amico di Sandro scaraventa Dalia fuori dall'auto, trascinandola per diversi metri. Altrettanto fa Sandro con Giorgia».
«Io - è la drammatica ricostruzione di Agnese - vengo chiusa all'interno dell’auto. Da qui sento prima delle urla e poi dei lamenti. E la voce di Dalia che, rivolgendosi a Sandro, implora: “se vuoi dei soldi te li do ,ma lasciami in pace”».
Agnese, atterrita, dall’interno dell’auto tenta di mandare un sms ad un amico per chiedere aiuto. «Ma Sandro, tornato sui suoi passi, mi strappa di mano il cellulare spaccandolo in due. Sale in auto e mi scaraventa fuori, colpendomi con varie pietre. Perdo i sensi. Qualche ora dopo trovo la forza di mettermi in cammino in direzione di Santa Maria, dove incontro un tassista». Scattano i soccorsi. Quasi subito vengono ritrovati i cadaveri di Dalia e Georgia.
La mamma e il papà di Agnese, partiti ieri dall’Italia, hanno raggiunto la figlia nell’ospedale capoverdiano dov’è ricoverata. Un lungo abbraccio, le lacrime. E poi l’ennesimo racconto di quelle ore maledette. «Ha saputo che le sue due amiche sono morte, ma è una ragazza forte. Addirittura è lei a tranquillizzare noi - riferiscono i genitori della minorenne -. Ci ha detto che la guida turistica che li aveva invitati a casa si chiama Sandro, era l’ex fidanzato di Dalia: la loro storia d’amore era finita, ma lui tentava in ogni mondo di riallacciare i rapporti».


«È assurdo che due ragazze abbiano trovato la morte in vacanza seguendo la loro passione per il windsurf - hanno aggiunto i genitori di Agnese -. Erano già state nell'arcipelago, un posto tranquillo e sicuro».
Il luogo più improbabile per un appuntamento con la morte.

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