Ultima Generazione e gli attacchi a Cracco: la follia di colpire l'alta cucina

Gli attacchi dimostrativi a Cracco e al suo ristorante di lusso creano indignazione ma non risolvono i problemi del mondo

Ultima Generazione e gli attacchi a Cracco: la follia di colpire l'alta cucina
00:00 00:00

Gli attivisti che negli scorsi giorni hanno scelto come bersaglio Carlo Cracco e, più in generale, l’alta cucina, hanno innescato un acceso dibattito che va ben oltre l’episodio specifico, toccando temi rilevanti quali la disuguaglianza economica, la sostenibilità alimentare e il ruolo della gastronomia d’eccellenza nella società moderna.
Tuttavia, le modalità di protesta in stile "lotta di classe" sollevano importanti interrogativi sulla loro reale efficacia e sull’equità di colpire figure simboliche, spesso considerate più come ambasciatori di qualità e cultura che come colpevoli delle problematiche sistemiche da denunciare.
Il recente episodio che ha visto il ristorante di Cracco, situato nella prestigiosa Galleria Vittorio Emanuele II a Milano, oggetto di una protesta da parte del movimento Ultima Generazione, rappresenta un tentativo di attirare l’attenzione sui problemi legati al sistema agroalimentare.
Versando passata di pomodoro sui tavoli e sul pavimento del ristorante, gli attivisti hanno dichiarato di voler denunciare lo sfruttamento dei braccianti agricoli, il disallineamento tra i prezzi al consumo e i costi di produzione, nonché le disuguaglianze nell’accesso al cibo. Tuttavia, la scelta di colpire un ristorante stellato e una figura come Cracco ha sollevato reazioni contrastanti.

Perché prendersela con l’alta cucina?

Gli attivisti sostengono che i ristoranti di lusso rappresentino un simbolo delle disuguaglianze economiche e della distanza tra chi può permettersi pasti da centinaia di euro e chi fatica a mettere insieme il pranzo con la cena.
Tuttavia, questa semplificazione rischia di distorcere il messaggio e di creare un facile nemico laddove il problema è in realtà strutturale.
L’alta cucina italiana, infatti, non è semplicemente espressione di lusso, ma anche e soprattutto di valorizzazione delle nostre materie prime, delle nostre eccellenze agroalimentari, delle nostre capacità di innovazione culinaria e di promozione della nostra cultura gastronomica nel mondo.
Carlo Cracco, in particolare, è una figura che ha spesso rappresentato l’eccellenza italiana a livello globale, contribuendo a promuovere prodotti locali e collaborando con piccoli produttori per garantire qualità e autenticità.

Colpirlo con una protesta di questo tipo appare non solo ingiusto, ma anche controproducente, poiché rischia di alienare una figura che potrebbe invece essere un prezioso alleato nella promozione di un sistema agroalimentare più equo e sostenibile. L’alta cucina è un’industria che genera posti di lavoro, sostiene l’economia locale e valorizza il patrimonio culturale. Criticarla senza tenere conto di questi aspetti significa ignorare il suo potenziale positivo e semplificare una questione complessa che richiede soluzioni ben più ampie di un semplice attacco simbolico.
Sono molti coloro che hanno sollevato perplessità sulle modalità della protesta, sottolineando che azioni di questo tipo rischiano di ottenere l’effetto opposto a quello desiderato. Anziché sensibilizzare il pubblico sui temi sollevati, possono alimentare indignazione e risentimento nei confronti degli attivisti e far perdere credibilità alla loro causa.

In un contesto già polarizzato, è fondamentale evitare di creare divisioni ulteriori e cercare invece di costruire ponti tra diverse parti della società.
Piuttosto che colpire l’alta cucina, sarebbe più produttivo coinvolgere figure come Cracco in un dialogo costruttivo. Gli chef stellati hanno il potere di influenzare l’opinione pubblica e di promuovere pratiche sostenibili, oltre a poter fungere da ambasciatori per campagne di sensibilizzazione su temi come lo sfruttamento agricolo, la sostenibilità e la giustizia sociale.

Un approccio collaborativo potrebbe portare a risultati più concreti, come la nascita di iniziative condivise per supportare i piccoli produttori,
la promozione di politiche alimentari più giuste e l’educazione del pubblico su questi temi. L’alta cucina, con la sua capacità di ispirare e innovare, ha il potenziale di essere parte della soluzione, non del problema.

Gli attacchi a Cracco e all’alta cucina sollevano questioni importanti, ma rischiano di mancare clamorosamente il bersaglio.
Colpire figure che rappresentano l’eccellenza e la cultura italiana non è il modo migliore per affrontare problematiche sistemiche che richiedono soluzioni complesse e collettive.

È necessario spostare il focus dal conflitto al dialogo, lavorando insieme per costruire un futuro in cui la sostenibilità, l’equità e la qualità siano un diritto accessibile a tutti. L’alta cucina, con il suo patrimonio di conoscenze e la sua capacità di unire tradizione e innovazione, può e deve giocare un ruolo chiave in questa trasformazione.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica