Askatasuna libera il palazzo. Ma solo per legalizzare il centro sociale

Evitare lo sgombero, legalizzando il centro sociale: questo il progetto che ha preso il via a Torino con la consegna del palazzo occupato da Askatasuna

Askatasuna libera il palazzo. Ma solo per legalizzare il centro sociale
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Alla fine, il centro sociale Askatasuna è stato liberato "volontariamente" dagli occupanti. Dalle parti della sinistra lo sbandierano come una vittoria ma, in realtà, i violenti dell'occupazione torneranno in quegli spazi e quando lo faranno saranno stati legalizzati, quasi istituzionalizzati, dal Comune di Torino. La giunta guidata da Stefano Lo Russo, agendo col "favore delle tenebre", è infatti riuscita a trovare un compromesso per evitare che la prefettura firmasse l'ordine di sgombero per la struttura dei Murazzi, diventata ormai pericolosa a causa delle modifiche apportate dagli occupanti. Ma non solo.

Le condizioni igieniche all'interno del palazzo occupato erano precarie e, nonostante questo, per lunghi anni Askatasuna è stata tacitamente autorizzata dagli amici di sinistra a servire bevande e alimenti e organizzare eventi. L'inserimento nel sistema dei beni comuni di Torino permette di regolarizzare il centro sociale, noto per essere uno dei più violenti del Paese. Infatti, gli occupanti sono usciti dalla struttura per poi rientrarci, al termine dei lavori. Infatti, a fronte di "Askatasuna bene comune", quegli stessi spazi rimessi a nuovo saranno comunque ancora nelle disponibilità del centro sociale ma in modo legittimo, senza l'etichetta di "occupanti". In sostanza, il Comune ha fatto in modo di trovare una soluzione per mantenere vivo il centro sociale in cui albergano da 30 anni soggetti di conclamata violenza, al punto che la Cassazione è arrivata a scrivere, in un documento, che alcuni degli appartenenti ad Askatasuna coltivano propositi di "lotta armata".

La legittimazione dei violenti, che devastano la città e guidano la guerriglia dei movimenti no Tav in Val di Susa è una responsabilità che il Comune di Torino ha deciso di assumersi, approvando una delibera di cui in pochi erano a conoscenza. Nella stessa maggioranza sono stati sollevati dubbi sulla chiarezza dell'operazione. Inoltre, il Regolamento dei beni comuni di Torino impone che tutti i fondi per il mantenimento e la ristrutturazione debbano essere di provenienza privata. In nessun caso, il Comune può aprire il portafoglio e sono già pronti esposti alla Corte dei Conti per verificare che la giunta comunale non violi questa disposizione.

Tra chi ha espresso maggiore contrarietà a questa operazione di legittimazione dei violenti ci sono le forze dell'ordine, che da anni combattono il disordine pubblico generato da questi soggetti. Per altro, gli esponenti di Askatasuna, seppur senza insegne ma ormai conosciuti in città, erano l'altro giorno in piazza a manifestare pro-Palestina e, con quel pretesto, hanno nuovamente aggredito le forze dell'ordine. "Ennesima manifestazione di piazza, con Askatasuna in prima linea ed ennesima aggressione violenta alle forze dell'ordine. Il sindaco dica chiaramente da che parte sta", è il contenuto della nota congiunta, firmata dai rappresentanti torinesi dei sindacati di polizia Siulp, Sap, Coisp e Fsp Polizia.

"Mentre i sindacati di Polizia attendono di incontrare il sindaco per svelare le ombre della co-progettazione prevista per l'immobile di Corso Regina sede di Askatasuna, constatano, senza alcun stupore, come il segnale di distensione che il primo cittadino di Torino, lanciato i giorni scorsi sia caduto nel nulla e completamente inascoltato", proseguono i portavoce delle divise,

sottolineando che "appare incredibile come qualcuno riesca ancora a trovare il coraggio di raccontare ai cittadini che il centro sociale Askatasuna si occupa di cultura e di problemi sociali".

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