Non è inusuale, nell'ambito del collezionismo di monete, imbattersi in esemplari il cui valore lievita in modo esponenziale proprio perché la loro rarità e peculiarità fa gola ai tantissimi appassionati di numismatica sparsi per tutto il mondo: tra i casi più caratteristici ci sono senza dubbio gli errori di conio, come accaduto a una determinata tipologia di esemplari del valore di un centesimo di euro destinati al nostro Paese.
In questo specifico esempio si è verificata la "fusione" di due elementi che si ritrovano invece separati nelle monete tradizionali del valore di 1 e 2 cent. Generalmente, infatti, le prime presentano sul fronte Castel del Monte, costruzione eretta nel 13esimo secolo per volontà di Federico II di Svevia ad Andria, in Puglia, mentre le seconde recano la Mole Antonelliana di Torino. I centesimi rari a cui facciamo riferimento, invece, sono quelli il cui valore nominale indicato sul retro è di 1 centesimo di euro ma sul fronte hanno invece raffigurata la Mole Antonelliana.
Si tratta di un errore di conio oramai datato, visto che fu commesso nel 2002. A ciò si aggiunga che dovrebbero essere in circolazione appena un centinaio di esemplari: tutti elementi, questi, che hanno fatto scattare la caccia tra gli appassionati di numismatica, disposti a pagare cifre folli pur di accaparrarsi uno dei pochi pezzi rimasti. Ovviamente a influire sul costo finale c'è anche lo stato di conservazione, ma parliamo ormai di una moneta del valore attuale di circa 7mila euro. Basti pensare che più di 10 anni fa, nel 2013, un esemplare fu battuto all'asta per 6.600 euro e allo stato attuale delle cose il numero degli esemplari rimasti in circolo si è ulteriormente assottigliato.
A portare alla luce l'errore di conio fu Bolaffi, azienda leader nella compravendita di monete, che individuò l'incongruenza in alcuni set loro consegnati per i pagamenti. Dopo la segnalazione, la Guardia di finanza provvedette a sequestrare lo stock: ne derivò un contenzioso legale tra il museo della Zecca e Bolaffi, che si concluse nel 2013 quando i giudici decretarono la legittimità del possesso dell'azienda di quegli esemplari trovati nel set. Da quel momento fu possibile mettere all'asta le monete, e nel 2103 fu raggiunta la cifra ad oggi più elevata. Si partì da 2.500 euro, ma i numerosissimi rilanci tra gli appassionati portarono a raggiungere quota 6.600 euro (+164% rispetto al prezzo di base).
È di certo possibile che qualcuno sia ancora in possesso di queste monete, magari dimenticate sul fondo di un cassetto, per cui dare un'occhiata sarebbe consigliabile, viste le possibilità di guadagno.
Per chi fosse interessato all'acquisto, comunque, è bene sapere che esistono in circolazione numerosi falsi anche molto ben realizzati: il suggerimento migliore, prima di effettuare l'acquisto, è quello di rivolgersi sempre a un esperto, viste le cifre in ballo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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