Morto "l'ultimo santo". Palermo piange il missionario Biagio Conte

Si è spento a 59 anni Biagio Conte, il missionario laico che per tutta la vita ha lottato per i poveri. Dal miracolo di Loudes che tornò a farlo camminare, la sua esistenza è stata un viaggio doloroso che ha dato speranza e dignità alle vite di molti

Morto "l'ultimo santo". Palermo piange il missionario Biagio Conte

È morto a soli 59 anni dopo una lunga lotta contro il cancro, Biagio Conte, il missionario laico, considerato da tutti un santo. Lutto cittadino a Palermo, dove il missionario aveva passato tutta la sua vita aiutando i più poveri. Fino all'ultimo in molti hanno sperato in un miracolo, che quella persona buona, ricordato oggi anche dal presidente Mattarella, potesse guarire e continuare nella sua opera caritatevole che ha contraddistinto tutta la sua esistenza. A soli 26 anni aveva lasciato la famiglia benestante, sparendo nel nulla. Solo leggendo i suoi appunti si è poi compresa la sua decisione: "Stanco della vita mondana che conducevo ho sentito nel cuore di lasciare tutto e tutti, me ne andai via dalla casa paterna con l'intenzione di non tornare più a Palermo. Mi addentrai tra la natura e le montagne della Sicilia, iniziando un'esperienza di eremitaggio sotto il sole, la luna e le stelle". Un percorso che ricorda quello di Francesco, il santo amante degli animali, legato da un filo sottile con la vita di Biagio.

A raccontarlo i figli del pastore che lo accolse agli inizi nella sua fattoria di Raddusa (Catania), dopo la decisione di lasciare Palermo. "Biagio si faceva chiamare Francesco -raccontano -e parlava con i cani e con le pecore per convincerle a mettersi in fila quando era necessario, e a non distruggere il raccolto del grano. E loro, lo ascoltavano". E nel luogo del santo, ad Assisi, Biagio, ci va in pellegrinaggio, sulle orme di quella figura sacra che tanto amava. Uno dei tanti viaggi in giro per il mondo, che compierà nella sua vita. I genitori, che non sanno più nulla di lui, lo cercano disperatamente, arrivando perfino alla trasmissione Chi l'ha visto, ma lui non vuole farsi trovare, sente che il suo cammino lo porta in altre direzioni.

La vita al servizio degli ultimi

"Come spinto da un vento impetuoso ho iniziato a camminare da pellegrino, attraverso le regioni dell'Italia fino ad arrivare ad Assisi, da San Francesco, a cui ho tanto sentito di ispirarmi per la sua profonda umiltà e semplicità e per l'aver donato la sua vita per Gesù e per il nostro prossimo. Durante il lungo viaggio ho incontrato diversi poveri e trasandati che mi riportarono alla mente quei volti poveri e sofferenti che vedevo nella città di Palermo", scriveva Conte ricordando quel periodo. Comincia quindi il suo percorso al servizio dei poveri e degli ultimi, degli emarginati dalla società, che diventano i suoi fratelli e le sue sorelle, a cui cerca di dare sostegno anche nelle piccolo cose; un po' di cibo e qualcosa di caldo che porta nella stazione dove dormono la notte.

Il primo mattone della sua opera di costruzione e aiuto, viene posto proprio in quel luogo, dove i ferrovieri gli donano un piccolo locale di appena 40 metri che diventa un tetto e un ricovero per i poveri. Nel 1993 riesce poi, lottando strenuamente, ad avere i locali dell'ex Disinfettatoio, abbandonato da decenni, e lo trasforma in una grande casa di accoglienza, una missione che chiama Speranza e Carità i nomi dei cagnolini che lo seguono come un'ombra. Ma non si ferma, e nel 1998 riesce a prendere anche i locali dell'ex convento di Santa Caterina che accoglierà donne e bambine in difficoltà.

Un percorso non privo di ostacoli, difficoltà e lunghe lotte, che porta avanti per l'intera vita contro le istituzioni, a suo parere sorde alle esigenze dei più poveri. Come la lunga contesa per ottenere l'ex base dell'Aeronautica militare che, dopo otto anni di occupazione, diventa la Cittadella del povero e della speranza. Battaglie le sue, fatte sia per gli umani, ma anche per gli animali arrivando a protestare sopra il tetto del canile comunale: "Gli animali vengono maltrattati e si sbranano fra loro" denunciò in quell'occasione.

Biagio Conte, le lotte, i digiuni e il miracolo di Lourdes

Una vita segnata anche da grandi sofferenze, cagionevole di salute, per gravi problemi alla schiena finisce su una sedia a rotelle. Nel 2013 arriva però il miracolo e immergendosi in una delle vasche di acqua del santuario della madonna di Lourdes, ne esce nuovamente in piedi. "Ho avvertito un fuoco dentro. Improvvisamente non ho più avuto bisogno della sedia a rotelle e del bastone che oggi porto comunque con me in ricordo del viaggio da Palermo ad Assisi. Adesso non solo cammino, ma corro e aiuto al meglio tutte le persone che hanno bisogno" disse. Una sorta di "miracolo", certificato anche dalla Curia per grazia ricevuta.

Poi i continui digiuni di protesta, per attirare l'attenzione a chi era sordo alle sue richieste. Incontra nel 2018 anche Papa Francesco, durante un pranzo all'interno di una delle missioni, e con lui parla dei progetti e del lavoro svolto."Mi rivolgo a tutte le autorità - diceva Conte durante uno dei tanti digiuni - affinché si intervenga al più presto per fermare la corsa all'ingiustizia, al denaro che non tutela più il cittadino". L'arrivo del Covid lo sorprende in pellegrinaggio in giro per il mondo, e lui prega per chi ha contratto il virus rivolgendosi sempre ai politici affinché intervengano in aiuto, continuando sempre pregare e a digiunare. Nel 2021 stanco e sfiduciato, si ritira in una grotta sulle montagne di Palermo. Nove mesi di digiuno dove si nutre di eucarestia e acqua. "Caro Biagio, non perdiamo la speranza. Palermo ha bisogno di te. Come ci siamo aiutati in passato faremo in futuro" gli disse l'allora sindaco Leoluca Orlando, pregandolo di tornare sui suoi passi.

La malattia

Nel 2022 l'annuncio della malattia: "Ho un tumore. Lo dico in modo che i tanti cittadini che lottano contro questo stesso male possano sentirmi vicino nella preghiera e nel travaglio di questo cammino di sofferenza". Ora la sua umile stanzetta dove il suo corpo è disteso, è meta di pellegrinaggio dall'Italia ma anche dall'Europa. Tutti si stringono attorno a quell'uomo, umile. "La scomparsa di Biagio Conte lascia un vuoto incolmabile a Palermo", dice il sindaco Roberto Lagalla, che ha proclamato il lutto cittadino.

In lacrime anche l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice: "Lascia alla Chiesa e alla città un grande messaggio" e non in ultimo le parole del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: "Ho appreso con profondo dolore la triste notizia della morte di Fratel Biagio, punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica".

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