Blitz con la vernice e slogan: ProPal ed ecovandali assaltano la sede di JpMorgan

A Milano alcuni dimostranti di Ultima generazione e proPal hanno imbrattato l'ingresso del palazzo che ospita gli uffici della banca privata. Intervenuta la digos

Blitz con la vernice e slogan: ProPal ed ecovandali assaltano la sede di JpMorgan
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Una bandiera della Palestina, un barattolo di vernice rossa sversato a terra e i soliti slogan strillati a gran voce: la sceneggiata è servita. Stamani gli attivisti hanno unito le forze per compiere un blitz davanti alla sede milanese della Jp Morgan. I dimostranti di Ultima generazione e quelli proPal hanno imbrattato l'ingresso del palazzo che ospita gli uffici della banca privata, nella centralissima via Cordusio. Attorno alle ore 12 sono entrati in azione, irrompendo davanti allo storico edificio e gettando sull'asfalto della vernice.

"Questa è un'azione diretta non violenta per tutte le vittime del genocidio in Palestina", ha affermato uno degli attivisti interventi. "Siamo arrivati a oltre 37mila vittime. Gli investimenti della JP Morgan nell'industria delle armi costano vite umane. Due settimane fa li hanno diminuiti del 70 per cento. Non possiamo accontentarci", ha aggiunto. Il tutto, come sempre, a favore di telecamera, così che le immagini finissero prontamente sui social. E non sono mancate generiche accuse al nostro Paese. "L'Italia ha le mani sporche di sangue, basta finanziamenti al genocidio", hanno scandito alcuni dimostranti.

Al grido di "Palestina libera", gli attivisti hanno lasciato anche alcune impronte di mani rosse sull'ingresso dell'edificio. Nulla di nuovo rispetto a un copione già visto in scena altrove e riproposto ogni volta con le solite modalità. Nel giro di pochi minuti, sul posto sono intervenuti alcuni agenti di polizia che hanno provveduto a identificare i giovani protagonisti del blitz. Intanto, Ultima Generazione rivendicava il gesto sui social, puntando il dito contro alcuni importanti gruppi bancari che, secondo le accuse degli attivisti, starebbero "finanziando il genocidio in corso a Gaza".

Cambiano i bersagli ma non le motivazioni: così la veemenza proPal si abbatte contro i presunti nemici - di volta in volta individuati - senza fare sconti. Poi però arrivano le conseguenze.

Proprio domani, 12 giugno, inizierà ad esempio il processo a carico di cinque attivisti accusati di aver preso parte al blitz del 30 luglio scorso, durante il quale gli stessi protagonisti si incollarono al basamento della scultura di Umberto Boccioni.

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