Pronto a fare un passo indietro, a "rimanere lontano dalla posizione e dai doveri di segretario generale" pur di fornire tutti i chiarimenti necessari. Luca Visentini, arrestato e poi scarcerato nell'ambito dell'inchiesta Qatargate, ha ribadito così la propria estraneità dalla vicenda che ha fatto tremare le istituzioni europee. In particolare, il sindacalista è tornato a parlare dei suoi rapporti con la Ong dall'ex eurodeputato Pd Antonio Panzeri, a seguito dei quali gli investigatori gli avevano domandato chiarimenti. Sul punto, il segretario generale della Ituc (International Trade Union) ha spiegato come quella organizzazione non governativa fosse ben accreditata e avesse rapporti con personalità di alto livello.
Per questo, Visentini ha sottolineato di non aver mai sospettato "comportamenti illegali o non etici" da parte della Fight Impunity. "Era una Ong rispettata che agiva in difesa dei diritti umani con diverse personalità di alto livello nel suo consiglio di amministrazione come Denis Mukwege (Nobel per la Pace), Bernard Cazeneuve (ex primo ministro francese), Emma Bonino (senatrice italiana), Federica Mogherini (rettore del collegio d'Europa, ex Alto Rappresentante della Ue)", ha argomentato il sindacalista, menzionando in effetti nomi blasonati del panorama sociale e politico, dai quali si evince quanto l'organizzazione operasse ad alti livelli.
Al riguardo, vale la pena ricordare come Emma Bonino fosse stata colta da una emblematica smemoratezza quando, alla luce del caso deflagrato a Bruxelles, era stata interpellata dalla stampa sul nome di Panzeri. "Non mi ricordo di lui, può essere che l'abbia incontrato qualche volta quando ero al Parlamento europeo", aveva spiegato l'ex leader radicale al Corriere. Ma, secondo quanto riferito da Visentini, i contatti tra l'esponente politica e l'ex eurodeputato dem sarebbero stati poco compatibili con quella sorta di amnesia.
Quanto alla propria posizione, Visentini (non indagato, lo ricordiamo) ha dichiarato: "I soldi dalla Fight Impunity? Li ho accettati in contanti per la qualità del donatore e per il suo carattere non profit". La donazione ricevuta dalla Ong - ha sostenuto il sindacalista in una nota - "non è stata collegata ad alcun tentativo di corruzione, né di influenzare la mia posizione sindacale sul Qatar". E ancora, il segretario generale Ituc ha proseguito: "Non mi è stato chiesto né ho chiesto nulla in cambio del denaro e non sono state poste condizioni di alcun tipo per questa donazione", che ammontava a una "somma inferiore ai 50mila euro".
Gli inquirenti belgi intanto cercano di fare
chiarezza sulla natura delle altre elargizioni sospette che Panzeri avrebbe concesso a chi - secondo le accuse - poteva essergli utile. Al vaglio dei magistrati, anche il contenuto di alcune intercettazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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