Che scandalo definire "eversiva" la Lega, Meloni randella Annunziata e Rama: quindi, oggi..

Quindi, oggi...: l'intervista della Meloni, la smentita di Giorgetti e la Rai

Che scandalo definire "eversiva" la Lega, Meloni randella Annunziata e Rama: quindi, oggi..

- “Incauta per non dire eversiva”. A questa categoria apparterrebbe, secondo il Corriere della Sera, la richiesta di dimissioni a Mattarella da parte del senatore leghista Claudio Borghi. Ora le parole contano. E si può discutere del fatto che le dichiarazioni del leghista siano state giuste o meno, azzeccate o fuori luogo, esagerate e magari evitabili. Come volte. Ma “eversivo” significa una cosa precisa. Per la Treccani si tratta di un qualcosa o un qualcuno che “tende a rovesciare, a sconvolgere l’assetto sociale e statale, anche mediante atti rivoluzionari o terroristici”. Nel suo tweet Borghi non aveva nemmeno chiesto tecnicamente le dimissioni di nessuno. “Se il presidente pensa davvero che la sovranità sia dell’Ue - il ragionamento del leghista - per coerenza dovrebbe dimettersi, perché la sua funzione non avrebbe più senso”. Quel “se” rende tutto molto più sfumato, decisamente ipotetico, praticamente accademico, soprattutto nel Paese in cui uno stimato ministro chiese la messa in stato di accusa di Mattarella per poi rivoltarlo al secondo mandato. Criticare le uscite di Borghi è legittimo, e infatti ci hanno pensato Antonio Tajani e Maurizio Lupi. Anche Salvini ha precisato, e Meloni l'ha ringraziato per questo. Ma definire “eversive” le dichiarazioni di un senatore, e di riflesso della Lega, è decisamente esagerato. Per non dire demenziale.

- Dacci oggi la nostra polemica quotidiana. Stavolta nel calderone finisce il sottosegretario Pina Castiello colpevole di aver “evocato” pure lei la Decima Mas durante un evento elettorale. Anche un bambino capirebbe che si trattava di un richiamo alle parole del generale Vannacci, peraltro tra le risate. E non basta una X per resuscitare Mussolini. Però, dico però: un po’ più di attenzione, signori, no?

- Un candidato alle regionali in Piemonte, tal Marco Allegretti, è stato raggiunto da una notizia questa mattina - pubblicata da un giornale - secondo cui a suo carico ci sarebbe un’inchiesta. Pare che non ne sapesse nulla. E ancora non avrebbe ricevuto atti dalla procura. Giuseppe Conte, attentissimo alla questione morale, ha già comunicato che il pentastellato in questione non ci ha “pensato due volte: ha alzato il telefono e mi ha comunicato, in attesa che venga fatta luce su questa situazione, la determinazione a fare un passo indietro”. E invece noi restiamo solidali con Allegretti. Primo, perché è venuto a conoscenza dell’indagine dai giornali e non dalla procura, e questo resta inaccettabile chiunque ci sia nel ruolo di indagato. E secondo, perché Allegretti, come Toti, resta innocente fino a prova contraria. Fare un passo indietro significa consegnare nelle mani di un pm qualsiasi il potere di aprire un’indagine su chicchessia, anche con indizi di prova irrilevanti, per azzopparne le legittime candidature politiche. È una deriva pericolosa.

- Il povero Edi Rama, socialista, uomo di sinistra, solo per aver in simpatia Giorgia Meloni è finito nel tritacarne di Report, Repubblica, Il Fatto. Oggi, intervistato dal quotidiano di Marco Travaglio, dà risposte chiare sui centri per i migranti che dovranno crescere in Albania. Sintesi: io ho solo fornito i posti dove farli, il resto spetta al governo italiano. Ma la risposta migliore da là a Report, che intervista da qualche tempo l’ex vice di Rama, un tizio su cui pende un mandato di cattura internazionale e che il clan giustizialista italiano dovrebbe considerare peggio della peste. Invece no: potendo accusare Edi, diventa un oracolo. “Fare di un latitante una fonte di spettacolo mediatico senza mostrare una sola prova per sostenere la gravità di tale enormità - dice il premier albanese - non è giornalismo di inchiesta ma di fango”. Chapeau. E ancora: “Sono sicuro che Piero Manzoni ne avrebbe fatto un altro capolavoro d’arte contemporanea, ma non so se l’avrebbe intitolato ‘Merda d’inchiesta’ o “Servizio pubblico”. Doppio chapeau.

- Dan Peterson, leggenda del basket, in poche parole spiega perché questo sport sta perdendo di fascino: “Ora c’è l’esasperazione del tiro da tre punti, e tutti rinunciano al gioco di mezzo. Ho visto anche le statistiche Nba: sono scomparsi i tiri da due punti. Peccato, perché così il basket diventa matematica e si perde il bello del balletto giocato. Palleggio, arresto, tiro in sospensione: il gesto più bello”.

- Lucia Annunziata accusa Giorgia Meloni di essere la causa del suo addio alla Rai ("non le piacevo") e il premier risponde per le rime. “Mi sono limitata a spiegare che la verità era che Lucia Annunziata si stava dimettendo dalla Rai per candidarsi alle elezioni politiche con il Partito Democratico. Lei si è indignata, smentendo categoricamente". Poi però... Si è candidata o non si è candidata? "Si è candidata. Quindi, si stava dimettendo perché si voleva candidare con il Pd, perfettamente legittimo, anche giusto, ma non si dica ‘me ne vado, perché il governo mi censura e non mi tollera’, perché è una menzogna”. Colpita e affondata.

- Repubblica dedica una pagina intera al presunto addio di Giancarlo Giogetti al governo. Il ministro dell'Economia sarebbe stufo e starebbe pensando di cambiare aria, volando a Bruxelles nel ruolo di Commissario Ue. Falso.

Nel senso che il diretto interessanto l'ha smentito categoricamente e lo stesso hanno fatto i leader della coalzione. Dopo il 9 giugno accadrà davvero? Qualora dovesse succedere, Giorgietti non si preoccupi: può sempre giocarsi la carta Annunziata e fare l'esatto opposto di quello che aveva dichiarato poche settimane prima.

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