"Chi critica Fatto in casa da Benedetta si merita il glicine fritto"

Personaggi social con seguiti così vasti possono influenzare il comportamento di moltissime persone. La responsabilità è enorme e a qualsiasi cibo alla moda io preferisco una bella torta di mele

"Chi critica Fatto in casa da Benedetta si merita il glicine fritto"
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Pochi giorni fa il "principe" degli chef Carlo Cracco è stato bersagliato da critiche vili e meschine per i problemi finanziari del suo locale di Milano. Ora vittima di nuovi attacchi è la "Cenerentola" dei fornelli, la simpaticissima Benedetta Rossi, che da anni spopola sui social grazie alle sue ricette casalinghe. Le bestie feroci responsabili di entrambi gli attacchi son sempre le stesse, i cosiddetti "leoni da tastiera", che in comune con il fiero e coraggioso Re della Savana hanno solo ironicamente il nome. Attaccano mentre sono comodamente in panciolle sul divano, scrivono commenti velenosi, cattivi, offensivi, specchio della loro frustrazione esistenziale che in tal modo provano a mitigare.

Benedetta viene attaccata perché non saprebbe cucinare come si deve, perché mostra ricette semplici, perché usa prodotti da discount invece che raffinate e costose primizie, perché usa surgelati e sfoglie preconfezionate. Critiche da snob, che ricordo, significa "sine nobilitate", senza nobiltà. Sapete cosa vi dico? Tutta invidia!

Perché il successo di Benedetta è quello di una persona semplice ma in gamba e questo non va giù a molti che invece in gamba si vede che non lo sono. Benedetta non ha mai avuto pretese di essere una grande chef ma è stata in grado di insegnare a migliaia di giovani madri come preparare ai figli una buona cena senza spendere un capitale, ha insegnato a migliaia di famiglie come evitare sprechi alimentari, ha sempre dato il buon esempio in quella che ormai è la jungla dei social, dove appunto scorrazzano i leoni da tastiera. I suoi fan soni milioni e lei si è sempre comportata con moderazione e buon senso. Per questo a Benedetta va il mio plauso.

Come ho già scritto in passato, personaggi social con seguiti così vasti possono influenzare il comportamento di moltissime persone. La responsabilità è enorme e la moderazione deve essere d'obbligo.

A tal proposito, ho letto con una certa perplessità di una famosa food blogger vegana che sarebbe rimasta intossicata dopo aver mangiato del glicine fritto e consumato in un visualizzatissimo video su Tik Tok, circostanza poi smentita dalla stessa influencer che avrebbe totalmente escluso il nesso di causalità tra i due episodi. Forse davvero la frittura di glicine non c'entrava nulla, ma io credo che proporre ricette a base di piante potenzialmente tossiche sia molto pericoloso.

È vero, sono velenosi solo i semi e le radici, ma quando si ha a che fare con milioni di persone bisogna responsabilmente mettere in conto che qualcuno potrebbe non aver capito bene la ricetta, non averla seguita bene o magari potrebbe pensare di adattarla o modificarla con superficialità o eccessiva sicurezza, spinti dalla voglia di gustarsi il nuovo manicaretto social. È un rischio troppo grosso solo per togliersi uno sfizio di gola.

In Giappone viene servito da chef muniti di speciali abilitazioni il famigerato sushi di Fugu, il velenosissimo pesce palla. Sta all'abilità dello chef lavorarlo senza incidere la sacca di cianuro mortale, i clienti mettono letteralmente la propria vita nelle sue mani. Per quanto soltanto chef autorizzati possano servire questa specialità così pericolosa, sono molti i casi di persone morte ogni anno in Giappone a causa del sushi di fugu fai da te. Ne valeva la pena?

Io a sushi di pesce palla o a

glicine fritto e a qualsiasi altro cibo anche solo latentemente pericoloso, benché alla moda, preferisco di gran lunga una bella pasta col tonno in scatola o una torta di mele fatta in casa da Benedetta.

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