Due giorni fa è scattato l'allarme terrorismo sui cieli italiani mentre era in transito un volo della Emirates decollato da Atene e diretto a New York. Come abbiamo scritto sul Giornale.it, sono state immediatamente attivate tutta una serie di procedure ad hoc in questi casi (per fortuna non frequenti) che hanno consentito il rientro allo scalo greco senza conseguenze. Ma qual è stato il dietro le quinte di quelle ore concitate a diecimila metri di quota?
Il contenuto della mail
Fonti italiane e greche hanno raccontato al Corriere della Sera che prima del decollo del volo Emirates Ek 209 con 228 passeggeri e 18 membri dell'equipaggio, l'ambasciata americana ad Atene aveva ricevuto una strana email dove una persona accusava il passeggero turco poi fermato per controlli di voler compiere un attentato. In quell'istante vengono attivati i canali di controllo anche se i servizi non ritengono la fonte così affidabile da bloccare i voli in partenza per New York e Dubai (non si sa ancora in quale dei due si sarebbe imbarcato). Il tempismo, però, gioca un brutto scherzo perché il volo verso gli Stati Uniti è già decollato con a bordo il sospettato. Non si può fare più nulla.
"Sospetto terrorista"
A quel punto, l'aereo sta sorvolando i cieli italiani nella porzione di competenza territoriale di Brindisi che, poco dopo le 17 del 10 novembre, riceve un alert dai colleghi greci che affermavano la presenza a bordo di un "passeggero sospettato di essere un terrorista". È questo l'alert che dà il via a una serie di procedure spesso sconosciute agli stessi controllori di volo dei civili: il quotidiano spiega che per pirma cosa viene applicata la cosiddetta "separazione doppia", ossia la distanza che deve mantenere l'aereo da tutti gli altri. L'altra misura di sicurezza viene chiamata "Sscam", che viene gestito direttamente dalla nostra Aeronautica ed è ubicato in tutti i centri di controllo italiani per le emergenze o quando c'è la necessità di intercettare un volo.
Francia e Italia dicono "No"
Rispetto una procedura d'emergenza, però, il volo non cambia immediatamente rotta e, come apprende il Corriere, i piloti non avrebbero neanche inserito la scritta "7500" sul trasponder che equivale a denunciare una situazione illegale dentro l'aereo. Ecco perché, da questi due elementi, chi pilotava voleva affermare che a bordo non si stava consumando alcun atto terroristico e nemmeno che ci fosse questo sentore. In ogni caso, l'aereo Emirates avrebbe dovuto proseguire la sua rotta verso la Francia, esattamente sopra Marsiglia, ma le autorità francesi hanno comunicato all'Italia che non avrebbero accettato l'Emirates sui propri cieli. Mentre si capisce il da farsi, il velivolo gira per 25 minuti sopra lo spazio aereo di Sassari, Alghero e Olbia cercando di avere l'ok da uno scalo italiano.
Il nuovo tragitto
Anche in questo caso la risposta è negativa: l'aereo non atterrerà mai in nessun aeroporto della nostra penisola e, alle 18.36, non può far altro che rientrare ad Atene. Per sicurezza, però, il volo è stato fatto passare sulle acque internazioni del Mediterraneo ben alla larga dalla terraferma e dai centri abitati fino a destinazione, quando atterrerà alle 20.08 italiane (un'ora dopo in Grecia). Negli ultimi momenti, il Boeing della Emirates è stato affiancato da cue caccia F-16 decollati da Creta che lo hanno "accompagnato" fino all'atterraggio sullo scalo ateniese. All'arrivo, il cittadino turco sospettato di essere un terrorista dall'email è stato perquisito ma l'esito è stato negativo. "A seguito di un’indagine approfondita e dettagliata non sono state mosse accuse penali contro il sospettato", afferma la polizia greca.
La famosa
email sarebbe stata mandata dal compagno di stanza del presunto terrorista. Tutti i passeggeri che hanno subìto il disagio sono stati fatti accomodare in un hotel e fatti ripartire alla volta di New York il giorno successivo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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