Mentre uomini pregano, le donne vengono rinchiuse in una sorta di "rete da pollaio" con tanto di telo oscurante. Le fotografie provenienti da Centocelle, quartiere della periferia est di Roma, sono molto eloquenti da questo punto di vista. Le immagini pubblicate sui social network arrivano in occasione dell'Eid-El-Fitr - che si celebra proprio oggi - ovvero la festività che segna la conclusione del Ramadan, il tradizionale digiuno islamico. E sono rilanciate - tra gli altri - anche da Fabio Rampelli, esponente di Fratelli d'Italia e vicepresidente della Camera dei Deputati.
Nella festa che coinvolge i fedeli dell'Islam provenienti da Roma, le foto mostrano gli uomini inginocchiarsi e pregare Allah; le donne, invece, sono rinchiuse in un recinto e sostanzialmente discriminate. Non solo non possono pregare, infatti, ma non possono guardare le altre persone chine verso la Mecca. Una scena dominata da un'immensa rete da pollaio tutta ricoperta da un telo che impedisce completamente la visuale. Il messaggio sembra piuttosto chiaro: alle donne viene severamente vietato osservare il settore dei fedeli in preghiera perché sono considerate "esseri inferiori" e non possono avere alcun accesso né diretto né indiretto alla fede.
Qualcuno potrebbe eventualmente obiettare che esiste comunque una libertà individuale, domestica o (al limite) religiosa per la quale è consentito a ciascun cittadino di fare tutto quello che vuole, sempre che non infranga la libertà altrui. Questo però vale se questo tipo di scena si registra in un'abitazione privata, nella sede di un'associazione o in una grande moschea. Il problema è che qua le immagini sono relative a Piazza dei Mirti, sul suolo pubblico della Repubblica italiana dove a nessuno dovrebbe essere consentito di recludere fisicamente un'altra persona, solo perché in quanto donna, cancellandone i suoi diritti primari.
Nel frattempo, in questa giorno del 10 aprile che pone (in quest'anno) fine al digiuno dei musulmani, in un'altra grande città italiana - Milano - è proseguito incessantemente per tutta la giornata odierna la processione dei fedeli islamici verso la moschea abusiva di via Cavalcanti, periferia nord-orientale del capoluogo lombardo a pochi passi dalla Stazione Centrale: uno dei centri religiosi più noti e attivi della metropoli, da tempo segnalato ma ancora in attività, e che crea non pochi
disagi ai residenti. Qua ci sono già stati processi e sentenze, ma la situazione non è mai cambiata e la moschea (che era originariamente un locale caldaie, poi riadattato) continua a operare e a radunare centinaia di persone.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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