La fabbrica degli aneddoti

Sui social alcuni aneddoti interessanti che fanno riflettere

La fabbrica degli aneddoti
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«La vita è breve, assicurati di passare più tempo possibile sui social a discutere con sconosciuti». A dirlo non è un vecchio boomer antitecnologico, ma Gianluigi Ballarani, «artista digitale» con centosessantamila follower su Instagram, che ho scoperto continuando la mia ricognizione dei personaggi sui social, scovando coloro che vale la pena seguire, senza scrollare come idioti cose di cui non ci frega niente.

Ballarani è uno di questi, simpatico, tecnologicamente e culturalmente preparatissimo, capelli di ogni colore, e spiegazioni in pillole di ogni tipo, da cos'è l'inflazione all'Intelligenza Artificiale (perfino denunciando quelle applicazioni che andrebbero messe fuorilegge), e aneddoti di ogni genere che fanno pensare anziché narcotizzare il pensiero come tanti influencer.

Ne cito uno a caso, pescando tra i suoi reel: «Nel 1983 Steve Jobs inviò questa risposta a una lettera in cui gli veniva chiesto un autografo, la lettera dice: sono onorato che tu mi abbia scritto, ma io non firmo autografi. Firmato: Steve Jobs». Mai consolatorio e banale (per questo mi piace), si vede che legge molto e bene, ed è anche contrario all'ottimismo per partito preso.

Per dirne una al riguardo, in una delle sue pillole cita il filosofo Slavoj iek: «Non accetto nessun tipo di ottimismo sempliciotto, e quando qualcuno dice dài, in tutti i problemi si vede la luce in fondo al tunnel risponde immediatamente sì e forse è un altro treno che sta arrivando verso di noi».

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