Gentile Valeria Braghieri, mi piace la rubrica «In amore Vale tutto». Le Sue considerazioni sono brillanti, al passo con i tempi, elegantemente spiritose: il che, oggi, non è poco. A proposito della lettera di qualche giorno fa del signor Gregorio, giusti il commento e il consiglio. Aggiungerei qualcosa che chiuda il cerchio. Qualcosa che mi riporta ai due che leggevano per diletto e alle parole della prof, in particolare al fascino dell’inespresso... quel giorno più non vi leggemmo avante: altro modus amandi. Sempre la prof... cacciatore di foresta se ne iva per cacciare e credea la moglie onesta che sol lui potesse amare; ma frattanto il suo scudiero, rimanendo nel maniero, anche lui seppe cacciare. Fuor di metafora. Si è mai chiesto, Gregorio, quale sarebbe il suo vissuto se apprendesse che la moglie, oltre che dolce, mamma e casalinga, fosse altresì accogliente-parole di Gregorio-e amante della «lettura»: dal lunedì al venerdì di tempo ce n’è a iosa, brutta compagnia la noia, non parliamo di notti lunghe e di letto freddo.
Con un caldo augurio
Stefano Passeri
Caro Stefano, sinceramente non so se Gregorio si sia mai posto il problema di come la sua paziente consorte trascorra i giorni che li vedono divisi. Nella lettera, come avrà visto, non ne fa assolutamente cenno. Il che mi sembra altrettanto interessante quanto capire come la signora provveda a non provare troppo freddo nelle notti solitarie. Forse sono gli «avventurosi» seriali a sviluppare una sorta di paradossale gelosia nei confronti del partner tradito. Proprio perché essendo ben consci della propria condotta tendono a sospettare anche degli altri. Ma Gregorio è un’altra cosa, è un uomo dalla doppia vita. E come tutti quelli nella sua impegnativa condizione tende ad essere piuttosto autoriferito. Sentirsi il centro dell’universo di due persone, oltre ad essere a mio avviso sfinente, altera la percezione di sè. Diventa più difficile mettersi in discussione anche perché se qualcosa non va in una casa, si può trovare conforto e rassicurazione in un’altra e la tentazione di non fare mai autocritica diventa imponente.
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