Gentile Valeria mi chiamo F. P., ho 67 anni, vivo a Verona e ancora per poco lavorerò in azienda, dove sono dirigente. Da qualche tempo, in vista del mio «congedo professionale», mi sento un po’ preoccupato. Il motivo è questo: parlo con amici e conoscenti - che mi hanno preceduto - che ora mi raccontano della pensione come di una condizione di vita, da sopportare. Soprattutto per alcuni di loro che ora si sentono niente; quando erano in ufficio somigliavano a Charlie Chaplin nel film Il dittatore (la scena del mappamondo): comandavano schiere di impiegati, potevano decidere assunzioni e licenziamenti, gestivano grandi affari. Ebbene, alcuni di questi mi dicono: «Sai, ora cerco di stare fuori casa almeno mezza giornata, perché mia moglie mi carica di cose da fare...». Fine ingloriosa di chi ha avuto ruoli importanti, a loro dire, «vessati da consorti-Caine peggio di un direttore generale», mi vien da commentare ironico. Perché al lavoro, durante le discussioni fra colleghi, ho sempre sostenuto questa visione: anche a costo di rinunciare a qualche scatto di carriera, conviene sempre avere un proprio mondo personale, fatto di passioni (arte, yoga, musica, letteratura quello che si vuole), che paragonerei ad astronavi. Velivoli dai quali, secondo me, non si scende mai: da e con queste donne e uomini, quindi mogli e mariti, la «spazzatura», metaforicamente la buttano dall’oblò, e poi, incuranti della estenuante quotidianità, continuano il loro viaggio alla scoperta delle galassie. Insieme, magari amandosi ancora... Mi dica la sua Valeria. Grazie.
Caro F.P. credo che lei possa considerarsi assolutamente al riparo da ciò che sta accadendo ai suoi amici neo-pensionati per il semplice fatto che, già da tempo, si è costruito una soddisfacente vita parallela. Alla quale, peraltro, ha avuto l’intelligenza di abituare anche i suoi familiari fin da tempi non sospetti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.