Garlasco, colpo ai pm. "I reperti del processo distrutti o introvabili"

Bici, pigiama e pc restituiti alle parti tra il 2021 e il 2022: così diventa impossibile analizzarli

Garlasco, colpo ai pm. "I reperti del processo distrutti o introvabili"
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Un Dna ormai esaurito. E un lungo elenco di oggetti sequestrati durante le prime indagini che oggi potrebbero tornare utili: e che invece non sono più nelle mani degli inquirenti. Sono questi i dati di fatto che rendono tutto in salita il percorso dell'inchiesta bis sul delitto di Garlasco. Gli accertamenti avviati dalla Procura di Pavia per capire se Andrea Sempio sia il vero colpevole della morte di Chiara Poggi - e di conseguenza se Alberto Stasi sia ingiustamente in carcere da dieci anni - devono fare il conto con ostacoli che sono figli in parte del tempo trascorso ma anche della risolutezza della procura di Pavia nel considerare - fino all'anno scorso - Stasi l'unico colpevole possibile, scartando tutte le altre piste indicate dall'ex fidanzato di Chiara.

Ieri si apprende il dettaglio forse più sconcertante: tra il 2021 e il 2022 la procura di Pavia ha riconsegnato ad Alberto Stasi il materiale sequestrato durante le indagini preliminari, come richiesto dallo stesso Stasi, e ha contemporaneamente riconsegnato alla famiglia di Chiara una serie di oggetti sequestrati nella villa. Tra il materiale che venne restituito a Stasi c'è la sua bicicletta; tra quello ridato ai Poggi ci sono degli orecchini, una sedia, una scheda fotografica. E il computer di Chiara.

É soprattutto quest'ultimo dettaglio a rendere difficili le indagini di oggi. Si tratta del computer che si trovava in camera della ragazza, ma che veniva utilizzato anche da suo fratello Marco e dagli amici in visita. La linea difensiva di Sempio, quando nel 2017 venne indagato per la prima volta e poi prosciolto, ruotava proprio intorno a quel computer: se anche sulle dita di Chiara si fosse trovato il suo Dna, la spiegazione più semplice è che Sempio l'abbia lasciato sul mouse o sulla tastiera, e che Chiara a sua volta sia entrata in questo modo in contatto con le tracce genetiche. É una ipotesi che anche il genetista della Procura, Francesco De Stefano (che pure nell'aula del processo a Stasi aveva parlato di «contatto diretto») aveva sposato, ritenendo «più verosimile» il doppio passaggio: da Sempio al computer, dal computer a Chiara.

Oggi per gli inquirenti pavesi (la Procura ha cambiato da tre anni il capo, e questo ha coinciso con un deciso mutamento di rotta nelle indagini sul delitto di Garlasco) sarebbe prezioso poter analizzare il computer: se c'era tanto Dna di Sempio da potersi trasmettere a Chiara, qualcosa sul mouse dovrebbe esserci ancora. Ma tutto è stato restituito nel 2022 alla famiglia Poggi, ed è ormai inutilizzabile per qualunque raffronto.

Il secondo ostacolo è il Dna. Da giovedì, i pm hanno a disposizione in abbondanza il materiale genetico di Serpio, prelevato dai carabinieri. Ma non si potrà confrontarlo con il materiale originale trovato sotto le unghie del pollice sinistro e del mignolo destro di Chiara perchè non esiste più. La prima volta venne analizzato col metodo dei tamponi, che non diede risultati sufficienti. La seconda si procedette allora col «lavaggio», inserendo le unghie in una soluzione liquida, che diede i risultati che portavano a quello che era allora un profilo sconosciuto. Ma in quel modo le unghie vennero ripulite da qualunque traccia.

Così ora il Dna di Serpio potrà solo venire analizzato e sequenziato, e poi saranno queste analisi a venire confrontate con le analisi compiute a suo tempo sulle unghie.

Analisi, va ricordato, sulla cui attendibilità il genetista di fiducia della Procura di allora, Francesco De Stefano, aveva una opinione netta: «Ribadisco che il dna estratto non è assolutamente utilizzabile per effettuare alcun confronto al fine di identificare ovvero escludere». Una tesi che, senza avere il materiale a disposizione, non sarà facile confutare.

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