La figuraccia dei censuratori, la Germania caccia i migranti e Musk: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: la resa di Zuckerberg, l'imbarazzo di Cecilia Sala e Trump

La figuraccia dei censuratori, la Germania caccia i migranti e Musk: quindi, oggi...

- Sul caso di Alessandra Todde circolano due video che bisogna assolutamente valutare. Il primo risale al 10 marzo del 2024 in cui la grillina sostiene di essersi pagata gran parte della campagna elettorale. Il secondo è del 4 gennaio, quando Todde assicura che tutto sarebbe gestito dal comitato elettorale. Qualcosa non torna? Forse. E il gran pasticciaccio brutto sui finanziamenti elettorali contestato dalla Corte di Appello è politicamente molto imbarazzante. Chi scrive applica il principio anti-grillino per eccellenza, cioè il garantismo più puro, anche per la Todde: se lei ritiene di aver fatto tutto secondo regole e intende ricorrere al Tar o chissà dove, non abbiamo motivo per non attendere l’esito dell’eventuale rito giudiziario. Due cosette però bisogna dirle. Primo: se in una situazione simile si fosse trovato un governatore di destra, o anche di sinistra non sostenuto dal M5S, i pentastellati l’avrebbero politicamente impiccato. Chi oggi fischietta di fronte all’imbarazzante decreto della Corte di Appello ieri scendeva in piazza per chiedere le dimissioni di Toti prima ancora che fossero formulate le accuse. Secondo: ipotizziamo che si sia trattata di una banale svista e diamo per scontato che comunque non le ha conferito chissà quale vantaggio in termini elettorali. Con quale faccia i grillini, domani, se la prenderanno con gli avversari politici che dovessero incappare in qualche guaio giudiziario? E come potranno additare i “ladri evasori”, come li chiamano, anche quando questi sostengono che un errore, o una svista, nel ginepraio del Fisco italiano può sempre accadere? Di sicuro per il partito che in nome della trasparenza aveva lanciato il sito Tirendiconto.it l’imbarazzo è massimo.

- Il sit in dei giornalisti per la liberazione di Cecilia Sala è inutile. Assolutamente inutile, come tutti i sit in.

- L’anno scorso sono state espulse dalla Germania molte più persone non aventi diritto d'asilo rispetto al 2023. Come comunicato da un portavoce del ministero degli Interni tedesco, riporta Bild, nei primi undici mesi del 2024 ci sono stati complessivamente 18.384 rimpatri. Nell'intero anno precedente sono stati 16.430. Al governo c’era la sinistra, Elly Schlein, capito?

- Trump promette che permetterà di trivellare ovunque alla ricerca di gas e petrolio. Vedrete, i giornali frigneranno lacrime di verde, ma gli elettori saranno ben grati di sapere che presto, forse, chissà, la bolletta della luce scenderà un po’.

- Dice The Donald: "Noi abbiamo sconfitto l'Isis. Non abbiamo avuto guerre e ora ci ritroviamo un mondo che brucia con Russia, Ucraina e Israele”. Qualcuno può dargli torto?

- La mossa di Mark Zuckerberg è clamorosa: Facebook, Instagram e tutta Meta dicono addio ai fact checker e alla censura sui social. Di più: ammettono che “il sistema” che hanno creato era fallato, ha cancellato libere opinioni e ristretto il free speech. Noi lo dicevamo da tempo. Lo dicevamo quando sostenevamo che bloccare le informazioni “controcorrente” sul Covid con la scusa delle “fake news” era pericoloso, perché avrebbe messo in mano a un gruppo di smanettoni il potere di decidere cosa fosse “vero” e cosa “falso”. E infatti il risultato, ammette Meta, è stato una caterva di errori “e un’eccessiva censura”. Se anche Zuck ha capito che “sulla libertà di espressione è tempo di tornare alle origini”, ne siamo felici. E bisogna ringraziare Trump.

- Dopo la decisione di Meta, qualcuno, dico qualcuno, avrà il coraggio di ammettere che la battaglia di Elon Musk per Twitter, battaglia che gli è costata 44 miliardi di dollari, era sacrosanta?

- Ah, il sistema che Meta utilizzerà ora, ovvero la possibilità per gli utenti di aggiungere “informazioni di contesto” a post potenzialmente fuorvianti, è lo stesso che X attua da tempo. Ancora una volta, ha vinto Elon.

- E intanto l’Ue si arrovella sul Digital Services Act: come sempre, siamo un passo indietro.

- Su Starlink il dibattito è assurdo. E il motivo semplice: spiegateci banalmente, chi altro, a parte Musk, potrebbe fornire un servizio simile a quello dei satelliti di SpaceX? Risposta: nessuno. Né l’Europa, che sui razzi brancola nel buio. Né lo Stato americano. Né altre aziende private. Affidarsi ad una infrastruttura così avanzata, s'intenda non in maniera esclusiva, per le comunicazioni istituzionali è intelligente. Se poi Musk è l’unico al mondo capace di fornire il servizio, la colpa non è sua: ma di chi non ci ha pensato prima.

- Che poi, voglio dire: non mi pare che quando abbiamo scelto di affidarci alle auto elettriche, sulle cui batterie vige un simil monopolio cinese, qualcuno si è mai preoccupato del fatto che questo poteva creare problemi di sovranità nazionale o scemenze simili.

- Quando Amadeus se ne andò dalla Rai, tutti dissero che il Servizio Pubblico aveva perso un fenomeno e che ne avrebbe pagato in termini di ascolti. Risultato? Stefano De Martino fa bene, forse anche meglio del predecessore, in fondo è decisamente più bello, e nessuno che osi far notare la cosa. Sicuramente Ama è un fuoriclasse, ma non è che alla fine era più la Rai a giovare al conduttore che non viceversa?

- L’unico ad affermare un concetto semplice semplice, banale banale, è il portavoce del governo tedesco. Testuale: “Ci comportiamo come se le affermazioni di Musk su X potessero influenzare un Paese di 84 milioni di persone con falsità e mezze verità. Ma non è questo il caso”. Ha ragione: Elon sarà influente, ma non è Gesù Cristo. E se si candidasse, non è detto che prenderebbe più voti di Scholz, così come è apparso evidente in Italia che i cittadini mettono il follow a molte “Chiara Ferragni” ma poi se ne infischiano delle loro indicazioni politiche. Unico suggerimento: il governo tedesco dovrebbe andare a spiegare il concetto agli amici rumeni ancora convinti che un paio di settimane di post su Tik Tok avrebbero favorito il candidato filo-Putin.

- Secondo un istituto statistico, la popolarità di Volodymyr Zelensky in Ucraina è calata al 53%. Poco più della metà dei cittadini ha fiducia nel Capo dello Stato che li ha guidati nella resistenza alla Russia. È normale? Sì. Neppure Winston Churchill riuscì a restare al governo dopo la Seconda Guerra Mondiale, e lui il conflitto l’aveva pure eroicamente vinto. Non stupisce, dunque, il calo di fiducia in Zelensky. Il problema, suo e non solo, è che una guerra infinita finirà per logorare lui e i suoi cittadini.

- È morto Jean-Marie Le Pen, senza dubbio un personaggio importante nel panorama politico francese e mondiale. Nonostante il suo tono sguaiato, ha portato alcune istanze nelle istituzioni francesi che i partiti tradizionali sono stati costretti a considerare. Il suo più grande errore, forse, è stato non arrendersi ai tempi che cambiavano e non aver capito che la nuova destra, per sperare di conquistare il potere, soprattutto in Francia, deve mantenere le radici ben salde ma rinunciare ad ogni nostalgia.

- A Savona dicono no al rigassificatore, un po’ come fecero a Piombino. Poi non venitevi a lamentare se la bolletta elettrica aumenta.

- Se un tizio passa davanti a un gruppo di neofascisti e urla “viva la resistenza, merde” è normale che la polizia lo identifichi. Primo, perché ha insultato un gruppo di persone in pubblico e non è lecito farlo.

Secondo, perché potenzialmente potrebbe rivelarsi un pericolo per l’ordine pubblico che in quel momento deve verificare l’andamento di una manifestazione che, per quanto non vi piaccia, è pienamente legittima. Se poi durante il corteo vengono commessi reati (saluti romani, inni al fascismo ecc ecc), ci penserà la magistratura, non l’antifascistello di turno che passa di lì.

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