Gianni Agnelli e quel gran veto su Forte dei Marmi

L’avvocato lo frequentò per molte estati della sua giovinezza, ma una serie di tristi eventi lo persuasero a bandirlo come meta per tutta la famiglia

Gianni Agnelli e quel gran veto su Forte dei Marmi

Accolto nello studio del notaio Santini, quell’uomo dai modi regali incide il foglio con la biro blu. Quando si alza tradisce un profondo sorriso. Se ne esce con quel documento penzoloni sottobraccio, inspirando avidamente l’aria carica di salmastro. Se socchiude le palpebre, può già immaginarsi a piedi nudi tra i corridoi della sua nuova residenza. È il 19 giugno del 1926 e Edoardo Agnelli sente che quelle sono le 900mila lire meglio spese della sua vita.

Villa Costanza: alle origini di un sogno

Villa Costanza, perché è questo il nome del suo nuovo gingillo, era stata fatta costruire a Forte dei Marmi dall’ammiraglio Morin e successivamente il dott. Ilio Bertelli l’aveva affittata ad albergo. Ora che è racchiusa tra le mani lisce di Edoardo, è pronta a disertare quel destino da contenitore multietnico per ospitare la famiglia più potente d’Italia. Ma solo per l’estate, s’intende, quando l’anima contusa dell’imprenditore reclama una pausa dalla pressione degli affari. Così un’opulenta carovana trasmigra dal nord alla Versilia, in cerca di uno spiraglio di spensieratezza. In testa la moglie, Virginia Borubon Del Monte, poi i figli Clara, Gianni, Susanna, Maria Sole. Quindi Cristiana, Giorgio e Umberto. Ricchi pranzi, servitù e yatch ormeggiati nel porto più vicino. Ma anche un ritorno, necessario, ad un sentimento balneare che profuma di semplicità.

Villa Costanza
Una vecchia cartolina di Villa Costanza

Il giovane Gianni, tra focaccine alle arselle e smarmittate

È in questo placido contesto che si svezza Gianni Agnelli, destinato a diventare il futuro timoniere di quella colta combriccola. Classe 1921, trascorre larga parte della sua giovinezza estiva circuito dalle carezze fortemarmine. Da piccolo finisce i sandali sulla battigia e si rimpinza di gelati al bar dello stabilimento che frequenta la famiglia. Veste semplice, alla marinara, canotta a righe orizzontali bianche e blu, come i suoi fratelli. Cresciuto di qualche spanna, le sue scorribande assumono retrogusti differenti. L’irresistibile tentazione femminile, con la promiscuità alla salsedine che ne consegue, non arriva subito però. Prima viene il flirt con le focaccine alla arselle di cui fa laute provviste soffermandosi ad un chioschetto davanti all’arenile. Quando il Tirreno si arrende alla luce color pesca del tramonto, invece, toglie il costume, lava via la sabbia e indossa mocassini, jeans e camicia bianca. I capelli sono ravviati all’indietro con generose spruzzate di brillantina. E poi via, a sgasare in motorino, per le vie luccicanti del centro.

Luglio 1935: quel tragico incidente

La borghesia fiorentina e quella nordica confluiscono tronfie nel buen retiro versiliese. Ma c’è di più. Qui, se sei un Agnelli, puoi incrociare lo sguardo con personaggi di calibro siderale. La crème del jet set internazionale e le élite culturali mettono egualmente a mollo in quell’acqua tonificante le membra provate dai forsennati ritmi del progresso. Gianni arriva alla spiaggia tramite il tunnel sotterraneo che ha iniziato a scavare suo nonno, cosicché quella ciurma di ragazzetti non debba cimentarsi con strade che cominciano ad affollarsi. Ma in una calda domenica estiva, è il luglio del ’35, da quella battigia che tanto lo aveva cullato osserva suo padre partire per non tornare più. Edoardo sale sull’idrovolante del padre Giovanni per rientrare verso Genova e da lì dirigersi a Torino. Ai comandi c’è l’asso dell’aviazione Arturo Ferrarin. Il cielo è terso e il volo non presenta difficoltà di sorta. All’arrivo nel porto ligure, però, il velivolo sbatte in fase di atterraggio contro un tronco che galleggia a pelo d’acqua. Il mezzo si ribalta ed Edoardo, alzatosi in piedi, viene colpito alla nuca dall’elica rimasta in movimento. È una tragedia che segna la vita di Gianni e quella di tutta la famiglia.

Gianni e le sue donne

Il lutto che travolge la famiglia è potente, ma nelle estati seguenti la comitiva continua a riunirsi per le vacanze estive a villa Costanza. E Gianni, che ormai si è svezzato, tenta di diluire quel ricordo aspro intridendo la bella stagione con esperienze piacevoli. Viene avvistato un’infinità di volte a bordo di lussuose spider a fluttuare per le vie del centro, ma non sono le auto sportive l’unica passione. Al lato del passeggero siedono, sovente, incendiari amori balneari. Sempre donne bellissime, magnetiche. A volte appartenenti alla popolazione indigena, altre a potenti élite in vacanza. Sono gli anni che vedono la Versilia raccogliere i Ruccellai, i Pacelli, gli Sforza e molte altre famiglie in vista dell’Italia più patinata. Il giovane Agnelli arriva, seduce con quei modi eleganti, la parlantina solenne e il fisico asciutto, e porta via.

Agnelli spider
Agnelli sale a bordo di una spider al Forte

Balli sfrenati e carte costose: Agnelli in Capannina

C’è un luogo, più di ogni altro, che catalizza l’attenzione del futuro avvocato. La Capannina diventa, per lui, una sorta di propaggine di villa Costanza. Un accampamento luccicante e periglioso. Perché, se da un lato Gianni tira tardi divertendosi parecchio ballando e mietendo conquiste - in molti lo hanno visto uscire all’alba - dall’altro, c’è chi giura che ai tavoli allestiti per poker da consumarsi lentamente, sia stato più d’una volta spennato da bari di fama internazionale. Illazioni, probabilmente, anche se non era soltanto il frugarsi costantemente la cosa che lo seccava di più.

Una botta di delusioni e il grande veto

Acuto osservatore, Gianni non poteva far finta di derubricare a flirt estivo le avventure della madre, Virginia Bourbon Del Monte. Quella aveva tentato di tenere il lutto, ma i risultati erano stati discutibili. Così, quando emerse nitidamente che lei frequentava il controverso scrittore Curzio Malaparte, il capo famiglia rimasto, il nonno, la scomunicò da Torino, insistendo affinché le fosse revocato l’affidamento dei figli. Un altro episodio consumatosi al Forte, che intristì non poco Gianni e rigò il suo legame con la Versilia. Stranito da tutto quel caos familiare, diversi anni dopo - era il 1970 - Agnelli decise di svendere la villa di famiglia, liberandola per 300 milioni delle vecchie lire. Il ricordo del padre scomparso, le sanguinose partite a carte e le libertine attitudini della madre avevano tutti un comune denominatore.

Da luogo estatico, Forte dei Marmi divenne un tabù. L’avvocato pose un gran veto: la famiglia Agnelli non avrebbe più soggiornato lì per le vacanze estive. Un’imposizione che ha retto mezzo secolo. Di recente l’ha infranta soltanto l’ex presidente della Juve, Andrea.

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