Hanno vinto Murgia e Saviano, che goduria Toti e Sinner: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: il caso degli incursori della Marina, gli errori nei verbali del caso Toti e Jannik Sinner

Hanno vinto Murgia e Saviano, che goduria Toti e Sinner: quindi, oggi...

- L’inchiesta di Genova ci sta consegnando l’immagine plastica di come nei faldoni di una inchiesta possano nascondersi migliaia di errori e che dunque prendere ogni parola per oro colato sia il peggiore degli errori. Ricordate il caso del verbale errato di Roberto Spinelli, che s’è visto modificare la parola “leciti” in “illeciti”? Ecco: il software della procura ci è cascato di nuovo. Un altro degli indagati, Angelo Arturo Testa, si è ritrovato nel documento la parola “barca” al posto di “bar” (e considerando che tutto ruota attorno allo yacht di Spinelli, non è refuso da niente). Ma soprattutto, spiega l’avvocato, “quando si parla del cambio di alloggio che sarebbe stato chiesto sulle case popolari di Genova” in cambio dei voti, “la motivazione viene trascritta come ‘c’erano troppi militari’ mentre Arturo Testa ha detto che c’era troppa ‘umidità’”. Una parola che può essere interpretata male, visto che qui si contesta l’aggravante mafiosa: ipotizzare che qualcuno voglia cambiare casa per l’eccessiva presenza di militari, può far pensare che si volesse fuggire dai carabinieri per chissà quale losco motivo. Invece era banale umidità. Ripeto: come fidarsi di fronte ad errori così madornali?

- Un gruppo di femministe non identificate ha inviato una lettera per denunciare comportamenti misogini durante le occupazioni pro Palestina all'Università di Bologna. C’è da sganasciarsi dal ridere: a quanto pare, i “figli sani del patriarcato” sono pure tra gli antifa.

- Dalla lettera emergono presunte pressioni da parte dei movimenti pro Palestina per non far trapelare i comportamenti violenti al fine di non “tradire la causa”. “Noi stiamo incondizionatamente dalla parte della Palestina e della sua resistenza. Non accettiamo che si infici la potenza delle piazze decoloniali per comportamenti omertosi riguardo ad abuser”. E ancora: “Lo diciamo chiaro e tondo: a sputare sulla causa non sono le persone che subiscono violenza o prendono parola per questo, ma i maschi violenti che la agiscono, insieme alla collettività che li protegge. Se per la comunità diventa più importante proteggere il proprio sedicente compagno nel suo agire violenza, allora stiamo reiterando gli stessi meccanismi patriarcali che diciamo di voler abbattere”. Il patriarcato pro-Pal, e pure omertoso. Ma che meraviglia.

- Domani a La7, ad Otto e Mezzo, ci sarà Matteo Salvini con Massimo Giannini e Lilli Gruber. Ci sarà da divertirsi.

- Musk apre ai contenuti per adulti su X. Tutto sommato, considerando le fotografie che si trovano su tutti i social, non è che cambi molto.

- Hanno vinto Michela Murgia e Roberto Saviano. Hanno vinto le loro sparate, il loro veder fascisti ovunque, pure lì dove non se ne registra neppure l’ombra. Ricordate gli incursori della Marina? Ricordate il glorioso corpo dei Comsubin, decorato con la medaglia d’oro, autori di numerose missioni militari e ancora oggi corpo d’élite del nostro esercito? Beh, durante la parata del 2 giugno di quest’anno, in maniera del tutto inusuale, non hanno gridato il loro urlo “DECIMA”, come sempre fatto, al passaggio sotto il palco delle autorità. Perché? Mistero. La Difesa, la Marina e lo Stato Maggiore negano che sia stato impartito un divieto vero e proprio. C’è chi ipotizza che sia stato un modo per evitare di identificarsi con Roberto Vannacci, il generale candidato con la Lega alle Europee che da giorni invita a mettere una “decima”, cioè una X, sul simbolo del Carroccio. A dire il vero, però, se c’è qualcuno che ha trasformato quel legittimo grido in un surrogato del fascismo sono proprio Michela Murgia e Roberto Saviano. Anno scorso la compianta scrittrice se ne uscì ipotizzando che i soldati avessero fatto il saluto romano proprio sotto Meloni e La Russa e che quel “Decima” fosse un inno alla Decima Mas della Repubblica Sociale Italiana del comandante Junio Valerio Borghese. Ne nacque una polemica tanto assurda quanto duratura, con Saviano a supportare le strampalate tesi della Murgia benché le prove video e documentali avessero smentito ogni “normalizzazione” del fascismo: il “saluto romano” era in realtà un banale segnale militare, il ricordo era riferito al corpo della Marina militare del Regno che operò fino al 1943 e l’urlo “decima” si era udito anche negli anni precedenti. Pure davanti a Giorgio Napolitano e Laura Boldrini. Ecco perché sorprende che quest’anno la tradizione sia venuta meno. Poco importa da dove sia arrivato l’ordine. Quel che è certo è che oggi i fan di Murgia e Saviano gongolano all’idea che le bufera di un anno fa abbia spento di fatto, Vannacci o meno, la fiamma della Decima. Era una bufala, sia chiaro. Però per un motivo incomprensibile qualcuno quest’anno ha preferito evitare inutili chiacchiericci. Come se il modo migliore per non sentire starnazzare le pretestuose polemiche fosse aggirarle o abolirle in stile cancel culture, anziché smentire.

- La lettera di Giovanni Toti al Consiglio Regionale in occasione della fallimentare sfiducia presentata dalle opposizioni andrebbe letta e riletta. Soprattutto in alcune sue parti, come quando afferma che la sinistra ha cercato di “sfruttare l’eco di una inchiesta che al momento è solo tale”. “C'è una politica che anziché difendere le proprie prerogative, autonome e parallele a quelle degli altri poteri dello Stato, se ne fa megafono o ruota di scorta, nella speranza di raccogliere qualche briciola. Che delusione, per gli eredi di una tradizione che della centralità della politica aveva fatto la propria stella polare, ritrovarsi oggi a balbettare e ripetere quanto letto sui giornali circa un'inchiesta ancora tutta da verificare”. Perfetto.

- La mozione di sfiducia ai danni di Toti viene respinta. Il presidente resta al suo posto e non si dimette. È ancora presto per dirlo, ma se il governatore riuscirà a tenere la barra dritta e ad uscire dai domiciliari ancora in carica, forse segnerà una svolta nel rapporto tra politica e magistratura in questo malandato Paese. Forse sarà il famoso “precedente” che permetterà a tanti altri, si spera tutti, di non doversi dimettere solo perché un magistrato, con chissà quali indizi, ha ipotizzato chissà quali reati.

- Sinner numero 1 del mondo.

Facciamo ammenda: qualche tempo fa scrivemmo che bisognava aspettare che vincesse qualcosa e che salisse sulla vetta del ranking per elogiarlo, fosse anche solo per evitare che si bruciasse. C’è arrivato prima di quanto immaginassimo. Complimenti, Jannik.

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