
La manosfera è solo l’ultimo stadio del problema e ci si arriva quando non si trova la forza di chiedere aiuto. Non tutti gli incel, per fortuna, vanno nei forum on line, tanti soffrono la loro condizione senza attivare quel meccanismo difensivo che li porta ad attribuire la colpa alle donne». Marco Crepaldi, psicologo, fondatore dell’associazione Hikikomori Italia, ha scritto il libro «Il fenomeno Incel e la teoria della Red Pill», nel 2022, molto prima che la serie «Adolescence» scoperchiasse il fenomeno.
Chi sono davvero gli Incel?
«L’incel, celibe involontario, è solitamente un maschio eterosessuale, che non riesce a sbloccarsi sessualmente. Questo gli provoca una grande sofferenza, soprattutto per lo stigma della verginità. Dopo i 20 anni viene vissuto come una vergogna».
Di che età stiamo parlando?
«L’esordio avviene nell’adolescenza ed è legato alle prime dinamiche sessuali. Se devo fare una critica alla serie è di aver trattato il problema legandolo a un ragazzino di 13 anni, troppo giovane per sentire questo fallimento alle spalle. Invece non è così raro che ci siano 30enni che non hanno mai neanche dato un bacio a una ragazza. In alcuni casi la rabbia verso se stessi, da frustrazione si trasforma in una colpevolizzazione della donna, fino alla misoginia, e c’è chi poi si rifugia nelle commmunity on line dove si estremizzano e si creano quelle subculture che prendono derive della mascolinità tossica».
Quanto è diffuso?
«Più di quanto si creda. Secondo alcuni studi il numero di uomini under 30 in astinenza sessuale è quasi triplicato negli ultimi decenni. Io ne vedo tantissimi, come psicologo seguo molti ragazzi che non hanno mai avuto rapporti e non lo dicono, fingono che vada tutto bene. Non sono brutti, si sentono brutti. Diventano ossessivi sul corpo al punto da diventare dismorfofobici. Si rifanno la mascella, pensano di operarsi alle gambe per diventare più alti. Ritengono che l’essere scartato dipenda soprattutto dall’aspetto fisico. Non prendono assolutamente in considerazione di avere una scarsa capacità di relazionarsi».
Gli uomini (e le donne) che facevano fatica a farsi «selezionare» ci sono sempre stati. Cosa c’è di diverso?
«Sono in atto dei cambiamenti macrosociali che hanno determinato il fenomeno. Da una parte le donne scelgono più liberamente e hanno rafforzato il loro ruolo sociale. Mentre i maschi vivono ancora del retaggio machista che non è facile da scardinare. Non sono capaci di avere a che fare con le proprie emozioni e hanno paura del rifiuto».
Come si può intervenire?
«Intanto i genitori dovrebbero parlare di più della sessualità.
È necessario sviluppare una cultura dove a 20 anni non ci si senta costretti ad andare nei forum per essere capito ma avere una rete sociale per chiedere aiuto. Consigli banali come ’aspetta, vedrai che prima o poi succederà’ rischia solo di cronicizzare una difficoltà. Il consiglio è sempre quello di chiedere supporto psicologico».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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