"Imporre un nuovo governo". Il piano eversivo dietro le proteste pro-Pal

Creare disordini non è sufficiente. I Carc caldeggiano un passaggio dalla mobilitazione alla lotta per "cacciare il governo Meloni"

"Imporre un nuovo governo". Il piano eversivo dietro le proteste pro-Pal
00:00 00:00

Protestare non basta. Creare disordini non è sufficiente. I movimenti di estrema sinistra vogliono alzare l'asticella e puntare direttamente all'eversione. Non si tratta di una sintesi giornalistica brutale, né di un'iperbole; a esplicitare l'intento sovversivo sono infatti gli stessi militanti che nelle ultime settimane hanno trasformato le manifestazioni pro-Palestina in un'occasione per seminare odio e violenza. Sul sito dei Carc, il Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, è comparso stamani un comunicato che fissa nero su bianco l'obiettivo di "cacciare il governo Meloni" e di imporne un altro in linea con le istanze estremiste propagandate nelle piazze.

Siccome la rivoluzione non è un pranzo di gala, i Carc hanno ben chiara la volontà di passare a una fase successiva e ulteriore della loro mobilitazione. Avanti con le maniere forti. "Come in Palestina, la guerra va combattuta anche nel nostro Paese", si legge nel comunicato che invita gli attivisti rossi ad assumere un atteggiamento di lotta e non già di semplice partecipazione. Viene quindi citata la recente sfida alle autorità di pubblica sicurezza, che avevano vietato il corteo pro-Palestina del 5 ottobre scorso. "La manifestazione che volevano vietare alla fine l’hanno dovuta ingoiare. E con gli interessi", rivendicano i Carc, che a seguito di un'analoga situazione avvenuta a Torino avevano rilanciato la necessità di utilizzare il disordine come "primo passo per instaurare un ordine sociale giusto".

E adesso emergono ulteriori dettagli su quella volontà sovversiva. "L'aspetto decisivo è lo sbocco che tutta questa mobilitazione deve darsi", premettono i Carc, domandandosi in maniera retorica se non sia il caso di spingere il coinvolgimento più in là. Ben oltre le soglie della legittima (benché non condivisibile) protesta. "È sufficiente portare avanti la solidarietà con la Palestina a suon di dichiarazioni e denuncia sull’operato dell’entità sionista e dei suoi accoliti attivi nel nostro paese? È sufficiente limitare la solidarietà all’organizzazione di manifestazioni in cui si accusa Israele del genocidio in corso a Gaza e dell’aggressione ai popoli dei paesi vicini?". Gli interrogativi sfociano poi in un proponimento tutt'altro che rassicurante.

"La più alta forma di solidarietà con il popolo palestinese e i popoli del Medio Oriente che possiamo dare, la più efficace forma di sostegno alla causa della liberazione della Palestina, è alimentare la mobilitazione per cacciare il governo Meloni e sostituirlo con un governo di emergenza popolare", hanno scritto i movimentisti anti-Israele. E ancora: "Bisogna cacciare il governo Meloni e imporre un governo che sia espressione delle istanze e delle esigenze delle masse popolari, a partire da quelle misure che esse già oggi rivendicano contro il genocidio in Palestina". Per quanto folle, l'obiettivo prefissato dà l'idea della concezione anti-democratica che pervade un certo mondo d'ispirazione ultraprogressista.

"Nella lotta per imporre un simile governo le prossime settimane sono decisive", si legge ancora nel comunicato dei Carc.

Il confine tra il vaneggiamento e la realtà è labile, dal momento che viene ipotizzata una generale chiamata all'azione da estendere il più possibile: "Quello che farà la differenza sono il quanto e il come le forze del movimento comunista, il movimento contro la guerra, quello in solidarietà al popolo palestinese, i movimenti e le organizzazioni sindacali sono decisi a portare sul terreno dell’ordine pubblico ogni rivendicazione e ogni questione politica e mettersi alla testa della lotta contro la classe dominante, contro i guerrafondai e per imporre il loro governo di emergenza".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica