Ora Tavares si beffa dell'Europa: "Non ho paura dell'auto cinese"

Ma l'ad di Stellantis non esclude chiusure e licenziamenti. Intanto Elkann invece di rispondere al Parlamento italiano dialoga con Macron

Ora Tavares si beffa dell'Europa: "Non ho paura dell'auto cinese"
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Al Salone dell'auto di Parigi tanti i marchi cinesi presenti, l'ennesima dimostrazione, secondo Carlos Tavares (in foto), ad di Stellantis, che questa avanzata incessante sarà fonte di problemi molto seri per i costruttori europei. E se nei giorni scorsi, a Detroit, oltre alla proposta al cda del gruppo di un rimpasto dei manager, era emersa anche la possibilità di tagli produttivi, ieri è arrivata la conferma. Tavares, infatti, non ha escluso la chiusura di alcuni siti dei diversi marchi di Stellantis dinanzi alla crescente concorrenza in Europa di Pechino, che a suo avviso non sarà frenata dai dazi.

«Future soppressioni di posti di lavoro in casa Stellantis? Non scarto nulla - la risposta di Tavares -: se i cinesi al termine della loro offensiva conquisteranno il 10% del mercato europeo, ciò si tradurrà in 1,5 milioni di veicoli. Pari a 7 impianti di assemblaggio. E i costruttori europei saranno costretti a chiuderli o a venderli proprio ai cinesi. Di ciò, però, nessuno parla». A questo punto Tavares punta il dito contro il modo di agire dell'Europa. «Io non ho paura della competizione - rimarca - in Stellantis siamo pronti. La verità è che l'Europa teme la competizione, ha paura di entrare in gara. Se si ha paura della concorrenza, dei possibili effetti collaterali, si creano delle bolle che non fanno bene al mercato. L'Europa continua ad avere una posizione demagogica, che non fa di certo bene al mercato».

Nel mettere in guardia dalle conseguenze dell'avanzata cinese nel Vecchio continente e la nascita di loro siti produttivi, Tavares lancia un messaggio chiaro anche al governo italiano che punta a ospitare nel Paese uno o più stabilimenti di Pechino in quanto porterebbero nuova occupazione, bilanciando così il forte calo produttivo di Stellantis. «Nessuno dovrà stupirsi - ha avvertito il top manager - se bisognerà chiudere alcuni siti per adeguarsi alla capacità produttiva in eccesso». Affermazioni che gettano altra benzina sul fuoco nei rapporti con politici e sindacati italiani.

Ma a dar vita a ulteriori polemiche tra Stellantis e i Palazzi romani, sarà anche il fatto che John Elkann, invitato a presentarsi al cospetto dei parlamentari del suo Paese affinché faccia chiarezza sul futuro del gruppo, ieri ha ricevuto sugli stand di Citroën e Peugeot il presidente (e collega azionista tramite Bpifrance con il 6,1%) Emmanuel Macron. Nello spazio Renault, altra partecipata dell'Eliseo (15,01%), a fare gli onori di casa è stato il numero uno Luca De Meo.

Mai come in questo momento, con Tavares verso la scadenza di contratto e tante incertezze sul futuro di Stellantis, lo Stato francese funge da ago della bilancia nell'ipotesi di fusione tra i due gruppi, mossa però smentita anche ieri da Elkann, con De Meo al vertice.

Il presidente di Stellantis, in proposito, ha ribadito la fiducia a Tavares, «il quale resterà in carica fino al 2026 senza cercare il rinnovo». «Per la successione - ha aggiunto - il cda guarderà più all'interno che all'esterno».

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