Carc e centri sociali rivendicano la violenza in piazza: "Ogni corteo sia problema di ordine pubblico"

Dai centri sociali la rivendicazione delle violenze, dai Carc la conferma che tutto era premeditato e fa parte di un piano eversivo: "Ogni mobilitazione deve diventare un problema d’ordine pubblico"

Carc e centri sociali rivendicano la violenza in piazza: "Ogni corteo sia problema di ordine pubblico"
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In Italia siamo arrivati al punto che i violenti di strada rivendicano i disordini: voluti, fortemente cercati, protratti a lungo. Quando i leader delle delegazioni palestinesi ufficiali si sono posizionati tra le forze dell'ordine e i manifestanti, invitando questi ultimi a sciogliersi e a tornare a casa, i manifestanti avevano come unico obiettivo lo scontro e la guerriglia, che poi si è verificata, con danni enormi per le forze di polizia. Il 5 ottobre di Roma è stato un giorno di violenza inaudita, nonostante la strategia vincente: i manifestanti non sono stati fatti partire in corteo, sono stati chiusi in una cintura di forze dell'ordine e non hanno potuto arrecare danni alla città. Si volevano "prendere la città", invece gli è stata concessa la piazza e oltre quella non sono riusciti ad andare, nonostante le rivendicazioni del giorno dopo.

"Nessun divieto ferma l'intifada", scrivono dall'Intifada studentesca di Torino, ripresti da Askatasuna, il noto centro sociale del capoluogo piemontese. Una rivendicazione fatta con le immagini delle violenze perpetrate sugli agenti. Sono 30 alla fine i feriti tra le forze dell'ordine, alcuni in modo grave. Sui profili di molte realtà dei centri sociali che si trovavano in piazza sta anche circolando un volantino con il quale gli stessi smentiscono le ricostruzioni delle autorità sulla presenza di infiltrati, rivendicando la violenza.

"Giornali e influencer parlano di infiltrati, si lanciano in descrizioni di presenze estranee alla manifestazione con armi improprie e tatuaggi equivoci. Professionisti della violenza, dicono. Preghiamo sia i giornalisti sia tali influencer di fornirci recapiti e riferimenti. Noi conosciamo solo gente che si conquista metro per metro la propria libertà, con avversari meglio armati e più numerosi, spesso pagando anche con anni di galera", scrivono nel manifesto. Rivendicano il possesso delle "armi improprie" e definiscono le forze dell'ordine, "avversari meglio armati".

Ma ciò che preoccupa maggiormente è la rivendicazione dei Carc, il Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, legati al (nuovo) Partito Comunista Italiano. Dopo che il nPci ha messo nero su bianco l'obiettivo di "rovesciare il governo Meloni rendendo ingovernabile il Paese fino a imporre un governo d’emergenza espressione degli organismi operai e popolari e del resto delle masse organizzate", i Carc, che ne rivendicano il legame ideologico e politico, in un documento pubblicato l'indomani della manifestazione di Roma scrivono che "quando vige un ordine sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per instaurare un ordine sociale giusto". Esultano per la concessione della piazza, sostenendo che "la mobilitazione popolare ha dimostrato che i divieti sono carta e che anche i padroni sono tigri di carta".

I disordini, come dichiarato dalle autorità, erano premeditati. Lo dimostrano anche le armi improprie che i manifestanti hanno utilizzato contro gli agenti, che avevano preventivamente portato con sé. "Ogni lotta, mobilitazione, vertenza e iniziativa contro il governo Meloni e le larghe intese devono sempre più diventare un problema d’ordine pubblico e quindi un problema politico.

Questa la via da perseguire nell’autunno caldo che si preannuncia rovente", scrivono ancora i Carc. Dalle parole sono già passati ai fatti. E il rischio di una escalation, come già visto in passato, è sempre più alto.

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