L’Ue pro Ong ci piglia per i fondelli, Macron nei guai e l’Italbasket: quindi, oggi…

Quindi, oggi...: la liberazione di Kherson, l'incontro Xi Jinping-Biden e Ronaldo frignone

L’Ue pro Ong ci piglia per i fondelli, Macron nei guai e l’Italbasket: quindi, oggi…

- Non so voi, ma io alla ricostruzione cinese secondo cui “Putin non disse la verità a Xi Jinping sulla guerra in Ucraina” ci credo poco. E vi spiego perché: primo, dalle parti di Pechino non è che siano famosi per dire sempre la verità su tutto e tutti (leggasi capitolo coronavirus); secondo, perché per Putin sarebbe stato un mezzo suicidio politico. Se l’Occidente ci vuole credere, e staremo a vedere se ci crederà, allora vuol dire che sta dando credito alla Cina per cercare di allontanarla ancor di più dalla Russia. Magari mi sbaglio eh, però…

- State un po’ a sentire Bergoglio sui migranti. "Le migrazioni forzate, per fuggire a guerre, fame, persecuzioni o mutamenti climatici, sono uno dei grandi mali di questa epoca, che potremo affrontare alla radice solo assicurando un reale sviluppo in ogni Paese”. Avete capito? La soluzione non sono i ricollocamenti e neppure le Ong in mare. La soluzione è impedire, o meglio evitare, che dall’Africa milioni di persone abbiano voglia di andare altrove. Capito?

- Questa storia di Lavrov mi lascia sorpreso. L’Ap, mica il Saggiatore del liceo Galilei di Perugia, scrive che il ministro degli Esteri russo è stato ricoverato a Bali per un problema cardiaco. I giornali di mezzo mondo la pigliano un po’ come una visita pre-mortem e sparano la notizia a sette colonne. Poi lui si presenta in bermuda e maglietta rivedibile, sorridente nonostante tutto. Ed ha ragione lui a dire che “anche di Putin si dice da 10 anni che è malato”. Ricordate l’inizio della guerra? Si diceva che Vlad avesse il cancro, che fosse morto e sostituito da un sosia, che fosse a un passo dalla tomba nonché pazzo, ammattito, annebbiato. Risultato? Nove mesi dopo è dove era prima. Vabbé.

- Importante incontro tra Xi Jinping e Biden. Non so se è stato davvero il vertice “storico” che doveva essere, però la riunione a Bali tra i due – in assenza di Putin – un segnale lo dà: Washington e Pechino, divisi su Taiwan, forse cercheranno per conto terzi una mediazione sull’Ucraina. Vedremo se avranno successo.

- Zelensky va a Kherson, giustamente festeggia, e poi dice di essere “pronto per la pace”: “Il ritiro russo da qui è l’inizio della fine della guerra”. Mi pare però che a breve il presidente ucraino potrebbe finire in un angolo che non augurerei neppure al mio peggior nemico: da una parte ha la Russia che bombarda; dall’altra gli Usa che si sono un po’ stufati del conflitto e vorrebbero trovare un accordo con Mosca; dall’altra ancora c’è il popolo ucraino, fomentato dalle riconquiste, aizzato dal presidente del “non trattiamo”, che forse chiederà a Zelensly di mantenere le promesse e di riprendersi pure la Crimea. Qualcuno dovrà scontentare. Indovinate chi?

- Il M5S mette sotto contratto Crimi e Taverna mentre caccia decine di collaboratori. Ci sta. Finalmente hanno capito che uno non vale uno: Taverna vale di più (il che è tutto dire, se mi è permesso).

- Intervista noiosissima a Sofia Goggia, campionessa dello sci, che fa 30 anni. Però una cosa controcorrente la dice: “Un figlio potrebbe completare il mio essere donna”. Sento già le femministe strapparsi i capelli e preparare il rogo.

- Da rivedere, anzi imbarazzante, l’sms poi inviato dalla sciatrice al cronista poco prima della pubblicazione dell’intervista: come regalo Goggia vorrebbe “provare a essere la persona che ancora non sono, garante dei miei valori. Vorrei regalarmi quell’enorme dose di coraggio che serve per essere integri fino in fondo. Forse riuscirei ad essere la donna di cui avevo bisogno quando era piccola”. Che non vuol dire una beneamata mazza.

- Il Corriere scrive che Macron è nei guai perché non ha la maggioranza in parlamento e se ne sta tra due fuochi. Se respinge i migranti, la sinistra se lo cucina. Se li accoglie, la Le Pen se lo tritura. Lo segnalo solo per dire che in questa indegna rubrica lo avevamo già scritto qualche giorno fa.

- Cristiano Ronaldo attacca il Manchester United e frigna. La verità è che per tutto c’è un tempo, anche per i campioni. E il suo mi sa che è passato.

- Rave party, migranti, Ong, ergastolo: un governo di destra, votato su un programma di destra, fa cose di destra. Non capisco dove sia il problema.

- Ma c’è seriamente qualcuno che sta leggendo la paginata che ogni sacrosanto giorno Repubblica dedica a “cosa dovrebbe essere il pd”?

- Pare che Charles Michel e Ursula von der Leyen da mesi si parlino poco o nulla. E anzi si facciano pure i dispetti: non tanto la lettera di Michel sui ritardi della Commissione per il tetto al prezzo del gas, ma anche cosucce più terra terra, tipo non invitarsi agli incontri con altri leader o non condividere i dossier. La colpa sarebbe tutta del cosiddetto sofagate dell’anno scorso, quando il capo del Consiglio Ue lasciò la collega in piedi di fronte a Erdogan. E noi dovremmo affidarci a un’Europa che pare più l’asilo Mariuccia?

- Sacrosanta verità di Mourinho: il suo attaccante, Tammy Abraham, non ha bisogno di stimoli visto “che prende lo stipendio”. Non basta qualche milione sul conto corrente per correre dietro al pallone e impegnarsi fino a scoppiare?

- Quelli che chiedono “corridoi per le migrazioni legali subito” forse non tengono conto di un dettaglio: che i decreti flussi dell’Italia, ma anche d’Europa, non basteranno mai soddisfare la richiesta di partenze dall’Africa. Bisogna cambiare paradigma, seguire il Papa, e fare in modo che i giovani africani (della classe media) non partano.

- Quello che facevamo notare qualche giorno fa è questo: Macron se la sta facendo sotto. E il suo ex ministro Gèrard Collom lo spiega chiaramente: la decisione di accogliere i migranti della Ocean Viking segna una "svolta pericolosa nella politica migratoria" in Francia perché mette “in gioco le fondamenta della politica: se apri i porti una volta, poi richiuderli alle Ong e ai migranti diventa praticamente impossibile. Una nave tira l’altra. E l’Italia lo sa bene.

- Massimiliano Latorre, uno dei due Marò detenuti a lungo in India, scrive un libro. E lo scrive insieme a Mario Capanna, ex leader dei Sessantottini. Mi chiedo perché, ma non è questo il punto. Ad essere atroce è il suo racconto: “Sono relegato in ufficio senza alcuna mansione effettiva, guardo il computer da mattina a sera. Io non mi lamento facilmente, ma la realtà è che non mi sento inutile: sono inutile". Mi domando: ma che Stato siamo diventati?

- Una portavoce della Commissione Ue la spara grossa. Prima afferma che “non si fanno differenze” tra navi Ong e altre, poi boicotta la linea italiana sul salvataggio ("deve esserci quali che siano le circostanze che conducono le persone a trovarsi in difficoltà”), infine rivendica di aver “messo sul piatto” il sistema di “solidarietà volontaria” per i ricollocamenti. “L’Italia è la prima beneficiaria”, dice facendo un po' la gradassa. Già, peccato che degli 8mila ricollocamenti promessi ne sono partiti solo 117. E questo su 90mila sbarcati, cioè meno di una goccia nel mare. Ormai è chiaro: ci pigliano per i fondelli.

- Partita da crepacuore dell’Italbasket. Orario improponibile (16.00), diretta ancor peggio sui Rai3 (intervista finale solo audio, niente immagini), però espressione perfetta del commentatore sul meno 1 della Georgia a 7 secondi dal termine: “Ragazzi, però così è dura: mi piglia un coccolone”.

- L’Italia va al mondiale di basket. Mammachegoduria!

- L’Italia va al mondiale, lo ripetiamo magari Google se ne accorge, ed è un risultato importante per lo sport e il basket. Eppure la Rai non riesce a dedicare neppure un minuto, dicasi uno, alla celebrazione del post partita (analisi, interviste, commento tecnico). Il motivo? Deve andare in onda “aspettando Geo”. “Aspettando”, manco il programma vero. E all’ingresso in studio per la diretta la conduttrice dice pure “abbiamo lasciato spazio allo sport”. Ma vi pare normale?

- Ho visto l’immagine di due presunti collaborazionisti russi legati a un palo a Kherson con di fronte ucraini che li deridono. Lo capisco, è la guerra: chi vince ha comunque subito delle perdite, e si vendica. E' nella natura delle cose. Quello che questa rubrica vuole però sottolineare è che deve pur esserci una differenza nello Stato di diritto: i reati, compreso il collaborazionismo col nemico, si puniscono ma dopo un regolare processo. Non ci si può abbandonare alla giustizia sommaria. Perché la storia insegna che poi di mezzo ci finisce pure gente innocente.

- Bella intervista di Djokovic alla Stampa, per almeno tre motivi. Primo, sul vaccino: “Io mi sono espresso per la libertà di poter disporre del proprio corpo, e subito sono stato tacciato di essere un no-vax, cosa che non sono. Se non fai parte di un certo modo di pensare, diventi subito il cattivo. Non va bene”. Secondo, sul politically correct: “Non è possibile piacere a tutti ma ormai il politicamente corretto ci costringe a rinunciare a esprimere con rispetto, senza odio, ma con libertà, le proprie idee. La libertà di parola per me oggi è solo un'illusione”.

Terzo, sulla famiglia: lui, sportivo milionario, sta con sua moglie da quando ha 18 anni e metà dell’intervista è dedicata all’educazione dei figli. Magico il momento in cui dice: “Scusate, ma a Torino in centro ci sono pochi giochi per bambini”. Intervista da incorniciare.

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