Lasciateci almeno la libertà di fumare

Qualcuno deve spiegarci dove ci è consentito accendere una sigaretta senza incorrere in multe e infrazioni, godendone per qualche minuto in santissima pace

Lasciateci almeno la libertà di fumare
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Gentile direttore Vittorio Feltri, i quotidiani in questi giorni ci danno la notizia che dal 2025 sarà vietato fumare a Milano a meno di dieci metri da altre persone. Il divieto quindi riguarderà pure i palchi dello stadio San Siro. Questa la decisione del comune di Milano (Beppe Sala Pd). Niente di meno accettabile. Il fumo passivo non esiste. Questo ce lo dicono i pacchetti di sigarette su cui già da tempo è stata cancellata la frase «il fumo danneggia chi ti sta intorno».

Silvio Pammelati
Roma

Caro Silvio,
al chiuso non si può fumare, all'aperto non si può fumare. Qualcuno deve spiegarci dove ci è consentito accendere una sigaretta senza incorrere in multe e infrazioni, godendone per qualche minuto in santissima pace. Da fumatore accanito quale mi pregio di essere, sono a dir poco scocciato da tali diavolerie normative architettate e partorite dalle pervertite menti progressiste, le quali pretendono di educare il popolo, in pieno stile Stato etico, poiché amministrare la cosa pubblica non basta loro. Ed ecco allora che il cittadino viene punito, penalizzato, perseguitato, perseguito, multato per un comportamento che riguarda una sua libera e legittima scelta personale la quale non danneggia nessuno. Tuttavia, essendo scelta poco virtuosa, stando ai radical-chic, più interessati alla qualità ipotetica dell'aria che non alla qualità concreta delle nostre esistenze, occorre disincentivare la condotta reputata peccaminosa o viziosa comminando un'ammenda a colui o a colei che la ponga in essere. Da gennaio ce ne andremo in giro, dunque, muniti di metro al fine di misurare la distanza esatta tra noi e chiunque altro, che non deve essere al di sotto dei dieci metri qualora intendiamo farci una sigaretta senza pagarla cara. E se mentre la fumiamo, dopo esserci premuniti di rispettare determinati prerequisiti, qualcuno ci si avvicina, serve che scappiamo o che poniamo costui in guardia: «Non approssimarti altrimenti sono guai». Io credo che i milanesi non vedano l'ora di liberarsi di Beppe Sala, che negli ultimi anni ha imposto una serie di proibizioni di cui risulta difficile comprendere la ratio, che dovrebbe essere quasi sempre di matrice ecologistica. I risultati sono stati scadenti, nel senso che gli obiettivi non sono stati raggiunti, ma le famiglie sono state costrette, tanto per dirne una, a comprare automobili che rispettassero i parametri imposti dal sindaco per potere entrare in città. Non sono buone politiche quelle che impongono di fatto ai cittadini, magari già in difficoltà, di compiere una spesa importante allo scopo di potere esercitare diritti inviolabili, come quello alla circolazione o quello al lavoro. L'amministrazione rossa ha dimostrato indifferenza e insensibilità nei riguardi di quelle categorie di lavoratori e quei nuclei familiari sulle cui tasche determinati provvedimenti hanno inciso negativamente. Adesso, come se non fosse sufficiente, incontriamo ostacoli anche nel godimento di uno dei pochi piaceri rimastici, ossia quello di fumare, non dico una canna, cosa che ai comunisti è sempre gradita tanto che vogliono liberalizzare completamente il consumo di certa roba, ma una semplicissima sigaretta. Ammesso (e non concesso) che il fumo passivo rechi nocumento alla salute di chi si trova in prossimità del fumatore, caro Silvio, non basta già la sola circostanza di trovarci all'aperto per fare sì che il fumo non si concentri bensì si disperda nell'aria?

Sono convinto che l'unica vera esigenza inseguita da Sala e dai suoi, ossessionati dalla salubrità dell'etere, sia quella di moralizzare la popolazione e di menarla su quella che essi ritengono la retta via, inducendola con le cattive, ossia mediante l'esercizio di una coercizione indiretta ma non per questo meno soffocante, ora a non adoperare l'automobile, ora a muoversi a piedi, ora ad utilizzare la bicicletta, ora a non fumare né al chiuso né all'aperto, sempre

in nome di un ecologismo e di un salutismo schizofrenici e fortemente ideologici, che non soltanto non ci salvano i polmoni ma ci spaccano anche il fegato.

Magari tanta attenzione ci fosse stata sul piano della sicurezza.

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