Questa è un'estate che ci ricorderemo sicuramente. Forse complice il clima torrido che ha fatto schizzare in alto le colonnine di mercurio, gli animi di molti vacanzieri italiani si sono letteralmente infuocati in polemiche che hanno reso decisamente poco rilassanti le agognate ferie per alcuni di loro. Siamo passati dalle accesissime diatribe sui sovrapprezzi applicati per il taglio di un toast in un bar a quello per un piattino aggiuntivo in un ristorante, scatenando una vera e propria "moda" di ricercare in maniera quasi spasmodica scorrettezze e soprusi, veri o presunti che siano, di scontrini e ricevute di esercizi pubblici.
Ora il campo di battaglia delle polemiche estive si è spostato sul bagnasciuga di uno dei mari più belli del mondo, quello della Puglia.
Moltissimi lidi pugliesi, già al centro di feroci critiche per le esorbitanti tariffe di ombrelloni e lettini, hanno buttato benzina su fuoco, imponendo un divieto in maniera che è apparsa ai più, non a torto, davvero proditoria. Non è più consentito ai clienti degli stabilimenti balneari di portarsi dietro pietanze e bevande da casa, costringendoli di fatto a consumare esclusivamente nei loro chioschi. Alcuni hanno ristretto il divieto a bottiglie di vetro e lattine, giustificandosi con una più comprensibile ragione di sicurezza, ma altri hanno proibito tutto, acqua, birra, panini, anguria e frigoriferi portatili.
Ciò ha portato ovviamente i vacanzieri ad una serie di lamentele, già vessati dai costi giornalieri per i servizi dei lidi. Anche e soprattutto perché è un divieto ingiusto che va nettamente in contrasto con le disposizioni di legge. La Regione Puglia consente chiaramente di portarsi dietro il proprio cibo, quello che viene vietato è di allestire picnic e banchetti con l'utilizzo di teglie e barbecue.
Tra i tanti intervenuti nella vicenda, una voce davvero particolare è stata quella del grande critico d'arte Vittorio Sgarbi. Con il suo stile unico ed inconfondibile, a metà tra lo ieratico e l'irriverente, Sgarbi ha invocato una pacificazione in nome del principio "rubato" a Cavour di "Libera Parmigiana e Libero Cocomero in Libero Stato" (originariamente la versione dello statista piemontese prevedeva Libera Chiesa in Libero Stato ma l'estensione alla "Questione Balneare" è estremamente calzante). Tutti hanno il diritto di cibarsi e dissetarsi liberamente e come meglio preferiscono su di un suolo, quale è quello delle spiagge, che di diritto appartiene al demanio e allo Stato. Le rive del mare sono pubbliche e gli italiani sono liberi di nutrirsi e comportarsi come ritengono più opportuno, sempre nel decoro e rispetto del luogo e delle altre persone.
Un principio sacrosanto e inviolabile che il buon Sgarbi ha rilanciato in modo inconsueto e azzeccatissimo.
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