Il M5S è morto, che strana storia Sinner e Grillo: quindi, oggi...

Quindi, oggi...: le accuse di doping a Jannik, la sfuriata di Beppe Grillo e Trump con Musk

Il M5S è morto, che strana storia Sinner e Grillo: quindi, oggi...
00:00 00:00

- Che Donald Trump vinca le elezioni sarebbe meravigliosamente succulento per chi, come noi, fa il mestiere di giornalista: impossibile annoiarsi. Ma se il Tycoon assegnasse davvero un ruolo di consigliere o membro del gabinetto a Elon Musk, come ha affermato oggi, sarebbe l’apoteosi. Avete idea quanto ci divertiremmo?

- Ma quanto è brutta la coppa del trofeo di Cincinnati vinto da Jannik Sinner?

- A proposito di Sinner, oggi esplode la bomba. Sintesi: a marzo il campione italiano è stato trovato positivo per due volte (a distanza di 8 giorni) ad una sostanza dopante. In quantità minima. Minuscola. L’Itia ha condotto una indagine approfondita, ha sentito Sinner e lo Staff, ha chiesto ad esperti e ha convenuto che il tutto sia dovuto ad una pomata per cicatrizzare le ferite usata dal suo fisioterapista. Jannik non ne sapeva nulla. E l’ha confermato anche un tribunale indipendente. C’è da credergli? Sì. Nel senso che il garantismo anche in questo caso vuole che si dia atto delle indagini condotte dalle organizzazioni internazionali. Anche se la storia è strana se non mancheranno le polemiche.

- E infatti non mancano. Sono già tre i colleghi di Sinner che ritengono patetica la spiegazione dell’Itia: Kyrgios (“dovresti stare fuori dai campi 2 anni”), Lucas Pouille (“ci prendono per idioti?”) e Denis Shapovalov (“regole diverse per giocatori diversi”). Di sicuro c’è una cosa: il fisioterapista l’ha fatta davvero grossa.

- Matteo Salvini smentisce la scissione di Roberto Vannacci. Il generale altrettanto e lo fa pubblicamente. Ma per i retroscenisti resta sempre una coppia pronta al divorzio. Bisogna crederci? Io dico, al momento, di no. Intanto per via delle smentite ufficiali che, fino a prova contraria, bisogna considerare. E poi perché fondare un partito da zero è un’impresa imponente che richiede radicamento sul territorio, una vaffa-day in stile Grillo, mobilitazione o tanti soldi. Al momento Vannacci non ha nessuna di queste variabili.

- Carlos Taveres ha incassato milioni di euro in premi da Stellantis nonostante le chiusure, le dismissioni e i licenziamenti? Sì. È uno scandalo? Non proprio, nel senso che le società private per quanto mi riguarda fanno ciò che meglio credono. Semmai è paradossale che né i grandi giornali progressisti (che della difesa dei lavoratori hanno sempre fatto una battaglia di principio) né i sindacati rossi abbiano alzato barricate di fronte a questa evidente stortura. Com’era la storia della contiguità, cara Gedi?

- Beppe Grillo bastona Giuseppe Conte. Mentre il M5S ragiona se cambiare nome, togliere il limite dei due mandati e rivedere il logo, come vorrebbe Giuseppi, il Fondatore e Garante pone tre paletti. Ovvero: non si possono cambiare né nome né simbolo né regola dei due mandati. Tradotto: Grillo sin qui ha mal digerito Conte e l’ha fatto andare per la sua strada, ma di fronte al tracollo delle Europee ha ripreso coraggio per mandare a quel paese un corpo che ha sempre considerato estraneo alla sua creatura. Chi vincerà? Difficile dirlo. Ad oggi Beppe ha la storia dalla sua parte, ma è rimasto senza truppe. Conte dal canto suo ha chi lo sostiene, ma i voti latitano. Di sicuro è in corso una guerra che dilanierà il Movimento. Volevano ribaltare il parlamento, è finita che la scatoletta di tonno sono loro.

- Joe Biden va alla convention americana e piange. Comprensibile, non essendo da tutti doversi ritirare dal ruolo di uomo più potente della terra. Però è un po’ patetico il ritratto che ne fanno oggi i giornali suona un tantino ipocrita: fino a ieri gli stessi che oggi ne elogiano il passo indietro lo hanno disegnato come un vecchio rincoglionito, peraltro dopo aver negato l’evidenza per mesi e mesi.

- Conte risponde a Beppe Grillo. E lo fa con un video in cui racconta come sarà l’Assemblea Costituente di un Movimento nuovo che nasce “dal basso” più di quanto non siano riusciti a fare Casaleggio e Grillo. Un “esperimento di democrazia” in cui “non ci sono gerarchie” per cui non avrebbe senso decidere preventivamente (con Grillo) di cosa poter discutere e di cosa no. Giuseppi ha le sue ragioni, intendiamoci. La regola del secondo mandato era già stata modificata con la farsa del “mandato 0”.

E a deciderlo erano stati pochi selezionati grillini a quattro stelle. Questo non vuol dire che dalla guerra col Fondatore ne uscirà vittorioso. Ma una cosa è certa: il M5S come lo conoscevamo è morto. E stavolta definitivamente.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica