La Mare Jonio non ha le certificazioni: ecco perché non può operare nel Mediterraneo

A seguito dell'ispezione condotta dall'autorità di bandiera sulla Mare Jonio, nave italiana dei migranti, è stata riscontrata la mancanza del certificato di idoneità. Casarini: "Secondo voi, noi obbediremo?"

La Mare Jonio non ha le certificazioni: ecco perché non può operare nel Mediterraneo
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Nuovo provvedimento per una nave Ong, ma stavolta la legge Piantedosi contro la quale le organizzazioni si battono da quasi due anni non c'entra niente. La Mare Jonio, unica battente bandiera italiana tra quelle della flotta civile, è stata sottoposta a un controllo al rientro in porto a Trapani dopo la missione numero 18, condotta in duplex con la barca di Migrantes, ente della Cei. Un atto legittimo da parte dello Stato di bandiera, che ha il dovere di verificare che le sue navi siano conformi allo scopo e sicure. L'ispezione, condotta dalla Guardia costiera, ha rilevato "la mancanza della relativa certificazione di idoneità".

È stata la Ong che gestisce la nave, Mediterranea Saving Humans, a comunicare via social il provvedimento delle autorità. Per quella carenza, si legge nella nota diramata dalla Ong, "è stato notificato ad Armatore e Comandante della nave un provvedimento dell'Autorità Marittima di bandiera che testualmente 'diffida la società proprietaria e armatrice del rimorchiatore Mare Jonio dal continuare a intraprendere ogni attività preordinata alla effettuazione sistematica del servizio di ricerca e soccorso in mare'". E quella che è la richiesta di rispettare il provvedimento, onde evitare di cadere nelle sanzioni previste dal relativo articolo del codice penale in caso di violazione, dalla Ong viene venduta come se fosse una minaccia. A loro dire, infatti, citando testualmente il comunicato diramato, "il documento si chiude con una minaccia: 'l'inosservanza sarà sanzionata ai sensi dell'art. 650 c.p.'".

È evidente che nella visione del mondo delle organizzazioni non governative, nello specifico di Mediterranea Saving Humans, ci sia una grave distorsione in merito a ciò che sono le leggi, il rispetto delle stesse e l'autorità chiamata a farle rispettare. È chiaro che il loro mondo ideale sarebbe quello dominato dall'anarchia e che vivano nell'insofferenza il rispetto dell'ordine costituito. Nel comunicato della Ong, l'iniziativa di verifica legittima diventa "un'iniziativa voluta dal Governo in carica, dal ministro dell'Interno e da quello dei Trasporti. Un ulteriore capitolo nella guerra cieca e insensata condotta da questo esecutivo contro le navi della Flotta civile e il soccorso in mare". Ma la stessa Ong riferisce che "il certificato d'Idoneità a cui il documento fa riferimento è stato rilasciato nel settembre 2023 e il mancato riconoscimento come nave 'di soccorso', basato su due circolari del Comando Generale CP, è stato contestato con un ricorso da allora pendente davanti al Tar del Lazio".

Pare di capire, quindi, che la nave abbia richiesto, ma non ottenuto, il certificato come "nave di soccorso" ma che comunque la Mare Jonio operi come tale. Ovviamente, da parte della Ong è stato annunciato l'ennesimo ricorso contro la decisione delle autorità.

Ma nel frattempo, così come dichiarato da Luca Casarini, frontman della Ong, pare che la nave verrà rimessa in mare: "E secondo voi, noi obbediremo all'ordine di non soccorrere?". La violazione dell'articolo contestato, "Inosservanza dei provvedimenti dell'Autorità", prevede l'arresto fino a tre mesi o un'ammenda di 206 euro. Intanto la Mare Jonio è a Trapani, in attesa di ulteriori sviluppi.

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