Andrea Spinelli è morto all'età di 50 la mattina del 30 marzo mentre si trovava ricoverato all'Hospice del centro oncologico di Aviano. Nel 2013 gli era stato diagnosticato il cancro al pancreas, una battaglia che ha raccontato in un serie di libri: "Se cammino, vivo", "Il caminante", "Camminatore, pellegrino e viandante". Nonostante la malattia, ha attraversato a piedi l'Italia e molti altri Paesi europei. Al punto che la stampa lo aveva ribattezzato il "Forrest Gump" di Pordenone in riferimento al personaggio interprato da Tom Hanks nel film omonimo di Robert Zemeckis.
La malattia
Neanche per un solo giorno Andrea Spinelli si è arreso alla malattia. Anzi. La diagnosi del cancro al pancreas, ricevuta il 18 ottobre del 2013, era stata per lui un motivo di rinascita. Lo aveva raccontato in uno dei suoi libri: "Ognuno ha la sua tempesta, - scriveva - si può chiamare tumore, pareplagia, depressione ma è sempre un buon motivo per (ri)mettersi in cammino". Come ben ricorda il giornalista Pierfrancesco Carcassi sul Corriere.it, dopo sedici mesi di chemioterapia aveva deciso di intraprendere un lungo peregrinaggio per i borghi italiani e d'Europa. Siciliano d'origine, ma friulano d'azione, il "Forrest Gump" di Pordenone aveva tagliato il traguardo dei 15 milioni di passi in soli 5 anni. "Non so perché ho iniziato a camminare, l'ho fatto e basta. - spiegava - Forse ho cominciato con il pensiero già sul letto di ospedale e oggi, se sono ancora in vita lo devo proprio alle mie gambe".
Gli ultimi mesi e la nuova diagnosi
Negli ultimi anni "Spino" - il soprannome con cui erano soliti chiamarlo gli amici - aveva deciso di vivere in un camper con sua moglie. A ottobre del 2022 gli era stato diagnosticato un altro cancro, stavolta al polmone, che lo aveva costretto a continui ricoveri e visite mediche. Domenica 25 gennaio aveva raccontato con un post sui social l'aggravarsi delle proprie condizioni di salute: "Ciao a tutti, buona domenica, dal 25 gennaio sono nuovamente ricoverato al Cro. - si legge su Facebook - Situazione forse anche più delicata dell'altra volta, quindi il silenzio continuerà ad essere la miglior risposta, in attesa di vedere cosa potrà accadere. Meglio il nulla che parole senza contentezza della ragione. Grazie di cuore e buona vita".
Poi, il 18 marzo l'ultimo messaggio: "Un mese di Hospice e sono ancora qua a ringraziare chi si sta occupando di me. Molto probabilmente non riuscirò più a camminare, ma con la mente desidero ancora fare qualche passo, non perderò mai la speranza. Con serenità, buona vita".
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