"Non vende". E Nestlè silura la barretta vegana

La domanda in calo avrebbe spinto la multinazionale a bloccare la produzione. Ecco che cos'altro sappiamo

"Non vende". E Nestlè silura la barretta vegana
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Lanciata nel 2021 per rispondere alla richiesta di mercato, KitKat V, la barretta vegana di Nestlè abbandonerà presto gli scaffali adibiti alla vendita al pubblico. Una strada in discesa per un prodotto che inizialmente fu acclamato e fortemente voluto da chi da tempo chiedeva uno snack dolce che fosse anche plant-based.

Secondo le voci che circolano, la decisione di Nestlè sarebbe stata motivata dal drastico calo della domanda. Il prodotto, che ad oggi è presente in oltre 15 mercati europei, sarà quindi ritirato dal mercato e la sua produzione non verrà portata avanti. A quanto pare la richiesta su mercato globale si è drasticamente ridotta, tanto da non portare più significativi guadagni nelle casse dell'azienda svizzera. La barretta vegana resterà per ancora un po' di tempo nel mercato del Regno Unito e dell'Irlanda, ma è destinata a sparire anche da quel contesto. I costi per la sua produzione, infatti, si sarebbero fatti insostenibili. Chiaramente la notizia non ha reso felici i consumatori di prodotti vegani.

Al suo esordio KitKat V venne accolta con grande entusiasmo. Il dolcetto venne realizzato nel centro ricerca della Nestlè nel Regno Unito, a York, dove molti anni prima nacque proprio il KitKat che conosciamo. Lo snack vegan venne ideato dopo che molti consumatori avevano fatto richiesta di avere a disposizione un dolce che non includesse fra gli ingredienti del latte animale. Da qui l'idea, poi realizzata nello stabilimento Nestlé di Amburgo, in Germania.

KitKat V prometteva lo stesso gusto del suo modello classico, ma con ingredienti di origine esclusivamente vegetale. A quanto pare, però, la barretta non è riuscita a mantenere vivo l'interesse dei consumatori e le vendite sono calate.

In molti tuttavia pensano che le ragioni del calo delle vendite e del ritiro possano essere anche altre. Qualcuno, infatti, menziona la pesante campagna di boicottaggio messa in atto da alcuni contro quelle aziende che finanziano Israele.

Chi non desidera che il proprio Paese appoggi le azioni di Benjamin Netanyahu sceglie di non acquistare determinati prodotti che sa essere collegati a Tel Aviv. Nestlé potrebbe essere stata dunque vittima di un boicottaggio e alla base del mancato acquisto della barretta vegana potrebbero esserci ragioni ben più serie.

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