Le Ong accusano l'Italia di bloccare le navi ma ne tengono volontariamente 16 in porto

Gli strepiti delle Ong contro l'Italia per le sanzioni in conseguenza delle violazioni alla legge Piantedosi sono note, eppure ci sono 16 navi dei migranti ferme (e non bloccate) nei porti italiani, spagnoli e maltesi

Le Ong accusano l'Italia di bloccare le navi ma ne tengono volontariamente 16 in porto
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Nel Mediterraneo si sta verificando un nuovo fenomeno che coinvolge le navi delle Organizzazioni non governative, che fanno sapere di esistere per il salvataggio dei migranti lungo le rotte marittime. Eppure, in queste ore, di navi nel Mediterraneo non ce ne sono. Escludendo la Geo Barents, che è stata bloccata in porto per 60 giorni a causa della violazione della legge Piantedosi, al pari della Sea-Watch 5, che però dovrà restare in porto per 1/3 del tempo, solo 20 giorni, le altre navi sono tutte libere di uscire. Eppure tutte sono comodamente nei porti tra Italia, Spagna e Malta.

Se dal computo si toglie per il momento anche la nave Mare Jonio, che non è bloccata per la violazione della legge Piantedosi ma al momento le è stato impedito di effettuare salvataggi per la mancanza di adeguate certificazioni, ci sono 16 navi ormeggiate che stanno temporeggiando l'uscita per mare. Perché? La ragione non è chiara, potrebbe essere una decisione figlia di una difficoltà economica, come già documentato, che sta affliggendo le organizzazioni o una scelta strategica, per evitare il blocco in conseguenza delle violazioni. Le donazioni alle Ong sono in forte calo, soprattutto quelle dei privati: la crisi economica che affligge la Germania, Paese dal quale proviene la maggior parte delle organizzazioni e dei fondi, è uno dei fattori. Ma a questo si aggiunge il rifiuto dei cittadini di versare i propri soldi nelle casse di organizzazioni che contribuisco all'ingresso illegale dei migranti in Europa, in un periodo storico in cui i reati compiuti da stranieri irregolari o richiedenti asilo è in crescita.

Nel porto di Licata, in Sicilia, sono ferme da tempo il Louise Michel, il Trotamar III, il Leave no one behind, il Daikini, il Sarah e il Sea-Eye 5. A Siracusa, invece, ci sono Humanity 1 e Ocean Viking. Ad Augusta, invece, hanno trovato casa il Resq People, il Life Support e il Rise Above. A Malta, per la precisione a Gozo, è ormeggiato il Nadir, mentre Sea Punk 1 è in banchina a La Valletta. Direttamente in Spagna, lontani giorni di navigazione dall'area calda, ci sono l'Aita Mari, che è agli ormeggi a Segundo, Sea Eye 4 che è a Burriana e l'Open Arms, che è a Tarragona. Per altro, in questa stagione la grande nave spagnola non ha mai lasciato il porto in direzione del Mediterraneo centrale.

Eppure le Ong sono non mancano mai di alzare la voce contro l'Italia che, con la legge Piantedosi, le terrebbe lontane dalla zona di intervento. Una narrazione alla quale si accodano spesso anche le opposizioni politiche, in Italia e in Europa.

Ma allora perché, al netto delle tre barche che non possono effettuare al momento missioni, tutte le altre sono in porto? Ci dev'essere una spiegazione, perché non è coerente l'atteggiamento di chi accusa il governo di bloccare le navi e poi le lascia volontariamente in porto.

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