Per parlare liberamente diventiamo tutti Muti. Le parole della settimana

Le parole della settimana: gli echi del Sanremo liquido, genocidio, nullatenente, Bandecchi e la libertà di espressione, per parlare liberamente diventiamo tutti Muti, trattori e potere

Per parlare liberamente diventiamo tutti Muti. Le parole della settimana
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Proviamo a dare un po' di sapore poetico ai numeri che decretano il successo delle notizie sul web, di seguito alcuni dei fatti più cliccati della settimana rivisitati e corretti.

Gli echi del Sanremo liquido

Voci che gridano a milioni di persone, poi rimangono solo flebili echi meccanici che vengono inghiottiti dal tempo. Alla fine cosa resterà del festival di Sanremo? Quali parole ha scolpito nel nostro cuore? Ci ricorderemo forse del ballo del qua qua, del balletto di Annalisa, forse delle polemiche intorno a Napoli, ma già a distanza di una settimana tutta quella kermesse sbiadisce e sparirà, per lasciare spazio ad un altro momento in cui qualcun altro alzerà il tiro, griderà e traccerà altri segni nell'acqua. Questo è vivere nella modernità liquida. Chi sperava potesse tornare poesia a Sanremo rimarrà deluso.

Genocidio

Eppure una parola è emersa da quel palco, “genocidio”, una parola terribile con cui molti definiscono quello che sta accadendo a Gaza. Ma per quanto sia triste vedere persone morire – anche quando sono armate fino ai denti come i terroristi di Hamas – se non si usa la pancia ma la testa e dalla superficie si passa a fondo, appare evidente che un genocidio è qualcosa di molto diverso, forse è quello che Hamas vorrebbe fare degli ebrei. Quello che vediamo è guerra, una parola non meno terrificante, ma estremamente diversa. Sarebbe bello sognare la pace in Medio Oriente e per farlo bisogna partire dalla verità.

Nullatenente

Un'altra parola emerge nelle cronache: “nullatenente”. In questo paese straordinario, intrappolato in un gomitolo di normative che semplicemente non funzionano, è possibile per un personaggio pubblico che viaggia in Ferrari essere “nullatenente”, basta conoscere le alchimie della legge e il gioco è fatto. Niente di illegale, probabilmente. Ma quale autorità morale vogliamo dare a questi “influencer” che ambiscono a “influenzarci” a intervenire nelle nostre scelte e nei nostri gusti, ma alla fine il loro unico fine è il danaro? Quale bellezza possono mai portare nelle nostre vite? Svegliamoci e spariranno come il buio all'alba.

Bandecchi e la libertà di espressione

Non si deve essere d'accordo con tutto ciò che dice Bandecchi per comprendere che c'è qualcosa che non quadra nelle sua uscita dall'Ordine dei Giornalisti. Si è dimesso per le troppe procedure contro di lui. Davanti al Consiglio di disciplina dell’Ordine del Lazio è accusato di “comportamento inammissibile, sessista, becero, omofobo che viola i valori alla base della professione e lo stesso Manifesto di Venezia, oltre che l’articolo 5 bis del Testo Unico”. Se in Italia l'Ordine dei giornalisti, invece di difendere la libertà di espressione dei suoi iscritti usa il gomitolo delle norme per imbavagliarli al conformismo del pensiero unico c'è qualcosa che non va.

Per parlare liberamente diventiamo tutti Muti

Chi invece tiene duro è il maestro Riccardo Muti, che ha detto in modo molto chiaro: “Cambiare i testi ai libretti d’opera? Non ci penso nemmeno”. Dal 21 febbraio sarà al Regio a Torino con “Un ballo in maschera” di Verdi, e in quella sua opera c'è la frase “dell’immondo sangue dei negri”, che la cancel culture vorrebbe ovviamente censurare e bonificare. Ma il Maestro Muti ci regala la perla più rara in questi tempi: la ruvida verità delle parole – e della musica – che sopravvivono al tempo.

Trattori e potere

Chi la verità la sa maneggiare sono anche i contadini, che l'Unione Europea vorrebbe estirpare dall'alveo della loro lunga storia per instaurare un mondo che esiste solo negli incubi delle loro ideologie.

Ora anche in Italia hanno iniziato a manifestare per far sentire la propria voce, a Napoli e a Roma per esempio, con i loro trattori. Poteri sempre più lontani prendono decisioni sempre più distaccate dalla realtà, servono trattori, tanti trattori per riportare Bruxelles con i piedi per terra. E vinceranno. Anzi, stanno già vincendo.

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