Per vincere l'ignoranza e i fanatismi non bastano l'intelligenza e il buon senso. Serve il coraggio.
Devi chiamarti Riccardo Muti, e avere la sua storia e il suo coraggio, per poter dire certe cose e uscirne a testa alta. Anzi: facendola abbassare agli altri. «Io non cambio il libretto di Giuseppe Verdi ha detto e continuerò a far recitare il verso che parla dell'immondo sangue dei negri. Non si sbianchetta il passato. La storia va presentata per quello che è stata, nel bene e nel male».
E di fronte al Maestro, tutti zitti e...
Muti lo aveva già fatto un anno e mezzo fa a Chicago (città in cui la sindaca afroamericana non concede interviste a giornalisti bianchi...) e lo rifà ora al Teatro Regio di Torino: dirigere Un ballo in maschera di Verdi nella versione integrale, senza cancellare dal libretto di Antonio Somma, scritto nel 1858, la frase «dell'immondo sangue dei negri», detta da un giudice alla maga Ulrica, sparita in altre rappresentazioni perché tacciata di razzismo.
Nel 2022, ad esempio, la Scala - ed erano tempi in cui Beppe Sala chiudeva il teatro al direttore d'orchestra Valery Gergiev, reo di essere russo (sic) - la censurò: «negri» non si poteva dire. Né il sindaco né il sovrintendente, purtroppo, avevano l'unica cosa che serve in questi casi. Come si chiede Violetta nella Traviata, che comunque è un'altra opera di Verdi, «Chi men darà il coraggio?».Appunto.
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