La Pasta Tricolore, un souvenir che danneggia l'Italia

Fanno riflettere le dichiarazioni di uno chef torinese. Dietro quello che sembrerebbe un innocuo gadget per turisti, si nasconde lo spettro dell'Italian Sounding.

La Pasta Tricolore, un souvenir che danneggia l'Italia
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Chiunque si avventuri in uno dei numerosi autogrill che costeggiano le autostrade italiane oppure in pressoché tutti i duty free dei nostri aeroporti non potrà fare a meno di scorgere alcuni prodotti presenti solo in questi punti vendita e del tutto assenti (tranne in qualche negozietto turistico) su tutto il territorio nazionale, le noci di prosciutto al pepe e la famosa (o famigerata) pasta tricolore.

Esposti tra eccellenze italiane come il Prosciutto Crudo di Parma e il Parmigiano Reggiano vengono spesso e volentieri acquistati come souvenir dai turisti stranieri in partenza, convinti così di essersi accaparrati pregiatissimi prodotti tipici della gastronomia italiana.

Peccato che tali alimenti siano del tutto sconosciuti agli abitanti dello Stivale ed è rarissimo trovare un italiano che li abbia mai assaggiati anche solo una volta nella vita.
Proprio sulla pasta tricolore non è riuscito a trattenere il suo sdegno il grande chef Davide Scabin, famoso per il suo ristorante stellato Carignano a Torino e per il suo impegno contro le contraffazioni alimentari.

Senza mezzi termini, Scabin ha fortemente criticato la pasta tricolore, definendola "immangiabile " e un vero e proprio " danno per l'Italia". Lo chef contesta l'assurdo rapporto qualità prezzo di tale prodotto, sottolineando come il suo costo possa arrivare ad essere oltre sei volte superiore a quello di un pacco di pastasciutta di fascia alta.

In un acquisto effettuato in aeroporto Scabin ha sborsato ben 6,90 euro per 250 gr. di farfalle colorate, equivalente all'esorbitante prezzo di quasi 28 euro al chilo, infinitamente oltre quello della pasta di alta qualità utilizzata nei ristoranti stellati .

Una cosa davvero inaccettabile per lo chef torinese. La questione sollevata da Scabin va ben oltre la semplice critica di un prodotto.

È qualcosa che si inserisce nel tristemente più ampio contesto dell'Italian Sounding, l'insidioso fenomeno che vede la messa in vendita di prodotti che dovrebbero rappresentare il Made in Italy ma che spesso non ne rispettano minimamente gli standard qualitativi.

Scabin ha ribadito con forza di come la pasta tricolore non rappresenti per nulla la cultura alimentare italiana, né per gusto né per qualità.

Un gadget turistico, un prodotto "kitsch" che non fa altro che mortificare l'Italianità, soprattutto nei luoghi dove dovrebbe essere celebrata, come gli aeroporti internazionali, che fungono da biglietto da visita per l'Italia. La polemica suscitata dallo chef ha infiammato nuovamente il dibattito sull'importanza di tutelare e promuovere l'autenticità e la genuinità dei prodotti italiani.

La pasta tricolore, per alcuni un innocuo souvenir, per altri rappresenta una problematica più profonda che va a scalfire l'identità culturale e la reputazione dell'Italia nel

mondo. Le dichiarazioni di Scabin devono essere colte da tutti, produttori, consumatori ed istituzioni come un'esortazione per collaborare insieme per garantire che il Made in Italy rimanga emblema di tradizione e qualità.

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