Musk ha ragione: servono più figli e non immigrati

Il tycoon intervistato a Quarta Repubblica da Nicola Porro: la crisi delle nascite, la libertà di parola e i pericoli dell'AI

Musk ha ragione: servono più figli e non immigrati
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Come riassumi la filosofia di Elon Musk? Difficile. Intanto perché le grandi intelligenze volano un po’ come SpaceX, saltano di satellite in satellite e bisogna comprenderne discorso generale e intuizioni particolari per capirli fino in fondo. E poi perché l’intervista rilasciata a Nicola Porro per Quarta Repubblica andrebbe vivisezionata, più che commentata. Tuttavia, occorre farlo.

Partiamo dalla principale delle preoccupazioni dell’uomo più ricco del mondo, che non riguarda l’andamento delle sue azioni ma la natalità. Strano, ma vero. “È un problema enorme, un problema globale”. Elon ci tiene a tal punto da averne parlato pure con Giorgia Meloni durante l’incontro a Palazzo Chigi. Ne fa una questione emergenziale, quasi allarmistica: “La tendenza - spiega - è che gli esseri umani scompariranno e se non invertiamo la rotta l'Italia scomparirà”. Equazione semplice, per Elon: il numero dei nuovi nati deve superare quello dei decessi anno su anno. Ma l'operazione non si risolve modificando le X con le Y, ovvero sostituendo i bimbi autoctoni con più stranieri, come vorrebbe fare qualcuno: "Non penso che l'immigrazione possa risolvere i problemi del mondo, solo perché qualcuno fa figli". Si tratta di "una questione morale" per Elon ma anche di conservazione delle diversità che arricchiscono l'universo: "È giusto chiedere ai figli di qualcun altro di prendersi cura di te quando sarai vecchio? Questo non è giusto”. Guardi Roma e pensi: se gli italiani non ci saranno più, chi conserverà tutto questo?

Ha ragione da vendere, Elon. Si presenta come un miliardario dallo spirito umanista. A tratti visionario. All’apparenza cordiale, i meno forbiti direbbero “terra terra”, come dimostrano i “fuori onda” sulla Coca Cola Zero e il sole a picco sulla terrazza romana che rischiava di bruciargli il naso. Di sicuro Elon è animato da un pizzico di sana follia. Era folle creare un’azienda di auto elettriche quando nessuno ci credeva. Era folle pensare di andare sullo spazio con SpaceX quando pure la Nasa era vicina a chiudere i battenti. È folle immaginare di impiantare un chip nel cervello umano per permettergli di comunicare con l’Intelligenza Artificiale, vedi Neuralink. Eppure in Musk convive anche molto pragmatismo. L’ambientalismo, per esempio, lo vive come un aspetto positivo ma non ideologico. Punta tutto sul sole e sul vento, ma pensa anche che la transizione verde non debba “distruggere il nostro sole di vita” né costringerci a “diventare infelici”. Agli allarmisti dice: “Calmiamoci, andrà tutto bene”. Agli scettici: “Sviluppiamo le tecnologie giuste”.

Era folle anche acquistare Twitter. Una mossa da “masochisti”: “Mi chiedevo quale fosse il modo per infliggermi un dolore già grande”. L'obiettivo è quello di tutelare la “libertà di parola”, ovvero consentire “alle persone che non ci piacciono di dire cose che non ci piacciono”. Musk segue un mantra: chiunque non violi la legge ha diritto di affermare ciò che crede. Se si vuole una legge diversa, allora la si cambi secondo le regole democratiche. Facile. Eppure così poco compreso al giorno d’oggi. “Non deve essere Twitter a decidere cosa è legale e cosa non lo è, è la gente che deve deciderlo”.

Il volto di Musk, ammaliato dalla bellezza di Roma, si rabbuia al solo nominare l’intelligenza artificiale. Grande tecnologia, sia chiaro: “molto potente”. Ma “va usata con cautela”. “È come il nucleare - dice Musk - È un’arma a doppio taglio”. È sull’intelligenza infatti che l’uomo ha fondato la sua supremazia sul resto degli animali terresti.

“Ma se arriva qualcosa di più molto intelligente dell’uomo, cosa succede?”. L’Ai sarà in grado di pensare autonomamente, con una capacità di calcolo e memoria decisamente più elevata di quella dell’uomo. E una volta resa super-intelligente, assicura Musk, "sarà lei il capo".

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