C’è una cultura di stoffa. Ha una trama fatta di tradizione e un ordito fatto di memoria. E ci sono aziende ed istituzioni che hanno la stoffa della cultura, molte delle quali in Piemonte, dove sopravvive un pezzo di idea, tutta italiana, del bello che vale quanto una lana pregiata. Trovare il bandolo di questa matassa è facile se si parte dalla “Fabbrica della ruota”, vicino a Biella (l’abbiamo scoperta grazie a Visit Piemonte e Archivissima il festival degli archivi).
Incastonata sopra un torrente in Valle Fredda la “Fabbrica” che fu il lanificio Fratelli Zignone (attivo dal 1878 al 1964) è il cuore del Docbi che raccoglie buona parte della documentazione industriale del Biellese nel campo del tessile e collabora con le aziende della zona ancora in attività per il mantenimento e la valorizzazione dei loro archivi industriali. “Industria è anche memoria di come si fanno le cose”, ci ha spigato l’archivista Danilo Craveia, quello che è stato costituito dentro il lanificio, di cui molte parti di grande bellezza sono state conservate, è un contenitore di memoria. Alla Fabbrica della ruota, ma è solo un esempio, si conserva un campionario di tessuti risalente al 1910 e pensato per l’esposizione universale di Bruxelles. Mantiene al suo interno piccoli quadrati di tessuti eccezionali, come quello del primo “grigioverde” dell’esercito italiano, un tessuto finito dal telaio verso la trincea. Ognuno è una piccola capsula del tempo che consente di valutare la produzione d’epoca, magari di replicarla con caratteristiche moderne, visto che i coloranti del 1910 difficilmente potrebbero rispettare gli standard di sicurezza della produzione di oggi.
Se nel nostro mondo di oggi tutto è riproducibile e copiabile la forza della produzione italiana, quella del lanificio biellese è secolare, è la capacità di attingere ad un passato che altre produzioni non hanno. Per averne la certezza basta fare pochissimi chilometri per trovarsi in un archivio che è ancora completamente aziendale e vitale. Entrando nel lanificio Vitale Barberis Canonico lo spazio dedicato all’archivio dei tessuti d’epoca, ci si muove in uno spazio che può fare invidia a qualunque biblioteca di manoscritti rari. Raccolti al suo interno però ci sono innumerevoli tessuti collezionati a partire dagli ultimi decenni dell’Ottocento da tutta Europa. Ovviamente l’archivio di un lanificio, documentato sin dal 1663 ha un valore anche puramente storico ma esiste anche un valore prettamente produttivo, una memoria che consente di ripercorrere le mode dall’Ottocento sino ad oggi.
Quanto alla memoria storica. L’archivio tra le altre cose racconta la precoce globalizzazione dei tessuti. Ad esempio molti dei “libroni dei tessuti” conservati in questa storica azienda a Biella sono stati assemblati a Sainte-Marie-aux-Mines è un villaggio situato nella Val d’Argent, sui Vosgi, a un passo da Colmar. Era un centro laniero di prima importanza dell’Ottocento. Nota come “la ville aux 100 fabriques” era specializzata anche nella fabbricazione di cataloghi della produzione che finivano in giro per il mondo. Vitale Barberis Canonico ne possiede una collezione unica, I campionari presenti al Lanificio e realizzati a Sainte-Marie-aux- Mines sono un’ottantina e riguardano il periodo compreso tra il 1876 e il 1930. Ma ci sono anche corrispondenze commerciali con ogni parte del globo.
Esiste anche una storia, in buona parte da raccontare, quella dei cappellifici della zona. Tra i marchi indimenticabili c’è quello di Barbisio che dal 1982 è stato acquisito dal cappellificio Cervo. Anche in questo caso c’è un archivio con incredibili documentazioni sulla partecipazione negli anni trenta al concorso per il cappello futurista, comprese gli originali delle pubblicità pensate da Gino Bocassile per il cappello in questione, chiamato Bantam . Dal 1898 il Cappellificio Cervo è il produttore ufficiale e unico depositario anche del cappello dell’Ufficiale Alpino, non a caso oggi chiamato Super Bantam. Prodotto in pelo di coniglio al 100%, con una mista tinta in fiocco, è caratterizzato dalla tipica colorazione melangiata grigio/verde. Un altro pezzo di storia intessuto con la produzione. Anzi in questo caso “infeltrito” visto che questa tecnica per cappelli non produce un tessuto ma una stoffa senza trama.
Ma gli esempi della cultura tessile potrebbero andare avanti e mischiarsi con la lirica. Il teatro Regio ha un incredibile archivio che spazia in tutti i campi della sua attività, ma spicca anche per la conservazione dei vestiti di scena. Con pezzi unici che risalgono all’epoca delle compagnie itineranti.
Ovviamente oltre a pezzi più moderni che possono ancora essere riutilizzati negli allestimenti.Ecco un altro pezzo di una cultura di stoffa che la rete degli archivi contribuisce a conservare e che si sta rivelando un patrimonio.
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