Facciamo il Puente della situazione. Mark Zuckerberg ha detto che vuole allargare la libertà di espressione sui suoi social, Facebook e Instagram. In particolare ha detto che cancellerà il fact-checking, ossia la verifica dei fatti e delle fonti, perché il sistema è fallato, troppo politicamente «orientato» (sinonimo: «fazioso»). Insomma, ha scelto di cancellare i cancellatori. Puente e a capo.
Bene. Siamo contenti. Meno fact-checking (una curiosa categoria di giornalisti che impone la propria verità giudicando falsa quella degli altri) significa maggiore libertà. Anche di mentire? O di offendere? Può darsi. Nel giornalismo meglio un errore di troppo che un'opinione di meno.
E poi, peggio del giornalista che sbaglia c'è solo il giornalista che insegna.
Comunque ci spiace per i colleghi fact-checker. E non faremo il penoso gioco di parole che Open chiuderà. Però è vero che se una volta dicevi che «Mentana è un po' di parte...», subito un suo giornalista (David Puente?) ti urlava dietro: «Contesto mancante!».
Diciamolo: non è bello che un freelance col diploma di geometra pretenda di far passare come bufala il pensiero di un Nobel per la Medicina. O che un fact-checker certifichi la perfetta forma di Joe Biden...
Dove finisce la disinformazione, lì inizia l'ideologia.
«A che Puente è la libertà di pensiero?». Le fake news del Puente sullo Stretto. Sul Puente sventola bandiera bianca. Senza contare il rischio - eliminato il lavoro di fact-checking - che qualcuno finisca sotto un Puente.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.