Cara Lucia,
la decisione di sospendere le lezioni e tenere chiusa la scuola in occasione della festività religiosa musulmana del Ramadan è, a mio modesto avviso, una stronzata pazzesca. Mi risulta che il 40 per cento degli studenti dell'istituto in questione sia di fede islamica, tuttavia questo non può e non deve assolutamente condizionare la possibilità di frequentare la scuola, quantunque essa venga chiusa per un giorno soltanto, dunque comprimere il diritto costituzionale allo studio, del restante 60 per cento di altra fede.
Siamo un Paese laico, la maggioranza degli abitanti della penisola è di fede cristiana, cristiane sono anche le radici dell'Europa, coloro che si trasferiscono dalle nostre parti e quindi deliberano, senza subire pressioni e imposizioni, di stabilirsi in Italia e ivi di campare, sono perfettamente a conoscenza del fatto che non siamo un Paese islamico, noi abbiamo un sistema di leggi, un ordinamento e le nostre norme non sono quelle del Corano, noi non festeggiamo il Ramadan, ma festeggiamo il Natale e la Pasqua, ad esempio.
Non esiste alcuna valida ragione per la quale dobbiamo sigillare le scuole durante il Ramadan. Nemmeno il motivo addotto, ossia l'esigenza di essere inclusivi, può in alcun modo motivare e giustificare tale risoluzione, a cui, come avrai ben compreso, io sono e mi dichiaro assolutamente contrario.
In nome della tanto cara e sbandierata inclusività non stiamo facendo altro che rinunciare alla nostra identità, abdicare alla nostra civiltà in favore di quella degli ospiti, escludere la maggioranza al fine di non offendere chi non ne fa parte, mettere al bando quello che è prevalente, insomma il concetto stesso che sta alla base della democrazia, la quale democrazia, pur tutelando le minoranze e riconoscendole, si fonda sul primato della maggioranza e non sulla mortificazione di quest'ultima. Quindi no, le lezioni non andavano sospese in quanto quel 60 per cento degli studenti che non celebra il Ramadan ha il diritto di recarsi a scuola, proprio come il 40 per cento di fede musulmana ha il diritto di digiunare. Non sono affari nostri. Digiunino a casa loro, non vadano a scuola, ma questa rimanga aperta.
Il concetto di inclusività proposto dai progressisti tende ad escludere e non ad includere, a imporre e non a tollerare, a reprimere le libertà e non a difenderle.
Ce lo vogliamo rammentare o no che siamo in Italia, non in Marocco né in Egitto né in Pakistan?
Sembra che quasi ci dobbiamo scusare di essere italiani, cristiani, bianchi, europei, cattolici. Non pretendiamo che chi arriva qui si spogli dei suoi costumi, si privi del suo credo, si converta, ma pretendiamo che rispetti le nostre regole, il nostro stile di vita, le nostre usanze, le nostre ricorrenze, le nostre feste, le nostre tradizioni, pur non sposandole. In questo consistono tolleranza, inclusività e integrazione, che nulla hanno a che fare con il bisogno di blindare gli istituti scolastici nei giorni di festa degli extracomunitari. Cosa dovremmo fare seguendo questo bizzarro ragionamento, tenere le aule vuote anche nel dì del capodanno cinese per non urtare la sensibilità di chi ha gli occhi a mandorla?
Prima, sempre sventolando l'abusata parola «inclusività», siamo stati costretti a togliere il crocifisso esposto in classe riponendolo in un cassetto, poi il presepe, in quanto reputato offensivo, poi la Madonna, troppo cristiana e
forse pure troppo svestita per quelli che le donne le vogliono coperte da cima a fondo, e ora questo salto mortale di qualità: chiudiamo la scuola nella giornata del digiuno islamico.Nemmeno fossimo nell'Africa profonda...!
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.