“Vorrei incontrarla. Sarei disponibile venerdì 15”. I suoi studenti gli mandano mail del genere e lui rabbrividisce. Linguista e lessicografo dell’Accademia della Crusca, Vittorio Coletti, vorrebbe uno sforzo in più. Non tanto per formalità retrò tipo i “cordiali saluti” o “egregio professore”. Ma per una struttura di testo che abbia un senso logico. “Una mail così dimostra che molti ragazzi non hanno idea di come si comunichi”.
Professore, ora però si fa così. Niente giri di parole, stesso linguaggio con gli amici e con i docenti. Due righe in croce e via.
“Comunichiamo e ragioniamo per post. Dovremmo superare questa soglia. Più si impoverisce il linguaggio, più si impoverisce il contenuto. C’è sempre meno capacità di usare un linguaggio appropriato, di compilare un modulo nel modo corretto. Insomma c’è davvero un problema diffuso di comprensione dei testi”.
L’Ocse dice che un italiano su tre è un analfabeta funzionale. Che tipo di testi faticano ad essere compresi?
“Quelli articolati, tipo l’editoriale di un giornale. Oppure quelli lunghi, tipo un libro”.
Non crede ci sia anche una maggior difficoltà di concentrazione rispetto al passato?
“Esiste quell’aspetto, ma non è solo quello il problema. Noi linguisti ce lo chiediamo spesso. Per correggere questa povertà serve studiare la grammatica?”.
Immagino che la risposta sia sì. È questo che scrive nel suo libro “Grammatica dell’italiano adulto”?
“Io sono un fautore di questo principio. Serve studiare la grammatica, ma non fine a se stessa. Come mezzo per incentivare la lettura e anche per gustarsi un testo, come svago, anche se ora è sempre più raro associare il divertimento a un libro. Conoscere la propria lingua, così come conoscere la geografia del proprio paese, serve non tanto per scrivere chissà che ma almeno per capire. Invece si è abbassato anche il livello dei temi a scuola”.
Come invertire la rotta?
“Ritrovare il tempo per dedicarsi a un testo. Tornare a leggere ad alta voce: se un ragazzo legge male, per lui sarà meno facile concentrarsi sul significato di quello che legge, riuscirà a correre con l’occhio sulla pagina meno velocemente rispetto a chi ha familiarità con i libri”.
La scuola in cosa è carente?
“Dovrebbe agganciare meglio l’interesse dei ragazzi, modernizzandosi senza rinunciare a proporre le opere del passato. Magari potrebbe attualizzarle, collegarle a testi più attuali. E proporre anche autori più freschi. Oggi si vuole pensare all’insegnamento come qualcosa di divertente, di coinvolgente. Ma anche il più bel racconto di Calvino rischia di essere poco accattivante. Tuttavia è urgente riabituare i giovani e gli adulti alla lettura”.
Altrimenti diventiamo inconsapevoli-manipolabili?
“Sì.
E la scarsa cultura non ci agevola nel distinguere le fonti affidabili da quelle che non lo sono. Anche per questo ridare peso alla scrittura e alla lettura può essere utile. Intellettuali e case editrici sono davanti a una bella sfida”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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