I punti chiave
- Migranti, il 57% degli italiani teme il loro stile di vita
- Cittadinanza, Italia prima in Ue per concessioni
- Sicurezza, nel post-Covid numero di reati in aumenti
- Lavoro, più occupati ma meno Pil
- Pensioni, per 65,2% va riconosciuta prima dell’età prefissata con piccole penalità
- Welfare drasticamente ridotto nel tempo
- Intelligenza artificiale, un italiano su quattro la usa per lavoro
Il 58° rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese parla di “sindrome italiana” per definire la nostra modalità di fare fronte alle difficoltà, piegandoci ma senza spezzarci. “Ci flettiamo come legni storti e ci rialziamo dopo ogni inciampo, senza ammutinamenti. Ma la spinta propulsiva verso l’accrescimento del benessere si è smorzata” si legge nel documento che sottolinea le grandi trasformazioni in corso nel Paese mentre c’è un nuovo scenario mondiale e un nuovo scenario tecnologico. Ed emergono dati interessanti sui vari dossier presi in considerazione, dai migranti alla sicurezza, passando per il lavoro e l’educazione.
Migranti, il 57% degli italiani teme il loro stile di vita
"Le questioni identitarie tendono a sostituire le istanze delle classi sociali tradizionali e assumono una centralità inedita nella dialettica socio-politica", e spesso a livello simbolico implica "l’adozione della logica 'amico-nemico'", si legge nel rapporto Censis, che sottolinea come il 57,4 per cento degli italiani si senta minacciato da chi vuole radicare nel nostro Paese regole e abitudini contrastanti con lo stile di vita italiano consolidato, basti pensare alla separazione di uomini e donne negli spazi pubblici o al velo integrale islamico. Il 38,3 per cento, invece, si sente minacciato dall'ingresso nel Paese di richiedenti asilo, mentre il 29,3 per cento prova ostilità per chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale. Due italiani su dieci (il 21,8 per cento) vede il nemico in chi professa una religione diversa, il 21,5 per cento in chi appartiene a una etnia diversa, il 14,5 per cento in chi ha un diverso colore della pelle, l’11,9 per cento in chi ha un orientamento sessuale diverso.
Strettamente connesso al dossier migranti è quello legato alla cittadinanza e qui emerge un altro dato interessante. Il rapporto Censis rimarca come in una parte della popolazione abbia messo radici la convinzione che esista una identità distintiva: per il 37,6 per cento degli italiani l’“italiano vero” discende da un "ceppo morfologicamente definito", fonte originaria della identità nazionale. La percentuale sale al 53,5 per cento tra le persone in possesso di un basso titolo di studio. Per il 13,7 per cento per essere italiani occorra poter esibire determinati tratti somatici. Gli esperti dell'istituto hanno sottolineato che le persone meno istruite sono maggiormente propense a pensare l’italianità come una identità cristallizzata e immutabile, con "inconfondibili radici primigenie", che comprenderebbe la diretta discendenza da italiani (per il 79,9%, a fronte del 57,4% riferito all’intera popolazione) e anche l’essere di fede cattolica (per il 62,2%, a fronte del 36,4% riferito all’intera popolazione).
Cittadinanza, Italia prima in Ue per concessioni
Per quanto concerne il dossier cittadinanza, i numeri del rapporto Censis smontano la narrazione della sinistra. L'Italia è prima in Europa per concessioni - 213.567 nel 2023 - con un numero molto più alto delle circa 181.000 acquisizioni in Spagna, delle 166.000 in Germania, delle 114.000 in Francia e delle 92.000 in Svezia. Negli ultimi dieci anni sono stati integrati quasi 1,5 milioni di nuovi cittadini italiani. Ricordiamo che le acquisizioni di cittadinanza italiana nel 2022 ammontavano al 21,6 per cento di tutte le acquisizioni registrate nei Paesi membri dell'Ue (circa un milione).
Sicurezza, nel post-Covid numero di reati in aumenti
Se il numero di reati commessi in Italia è progressivamente diminuito fino al 2020, quando si sono registrati complessivamente meno di 2 milioni di delitti, nel post-Covid è stata registrata un'inversione di tendenza: numero di crimini in rialzo, con 2.341.574 reati denunicati con un aumento del 3,8% rispetto all'anno precedente e dell'1,7% rispetto all'anno pre-Covid 2019. "Siamo ancora lontani dai 2.892.153 reati del 2013 ed è troppo presto per dire se si tratta solo di una fase congiunturale o se invece siamo in presenza di un cambio di ciclo" si legge nel rapporto Censis: "Ma non c'è dubbio che, benché gli episodi di criminalità facciano molta impressione nell'opinione pubblica, in quanto i reati sono concentrati nelle aree urbane, a livello nazionale gli omicidi volontari sono diminuiti dai 502 del 2013 ai 341 del 2023 (-32,1%), le rapine sono scese nel decennio da 43.754 a 28.067 (-35,9%), i furti nelle abitazioni si sono ridotti da 251.422 a 147.660 (-41,3%)". Ma cresce il senso di insicurezza: il rapporto evidenzia che l'89,2 per cento considera la sicurezza personale una componente fondamentale della qualità della vita, mentre l'85,5% possiede almeno un dispositivo per la difesa della propria abitazione. Per un italiano su due (50,1%) sarà necessario investire di più nella sicurezza domestica negli anni a venire.
Lavoro, più occupati ma meno Pil
Nonostante i segnali non incoraggianti circa l'andamento del Pil, il numero degli occupati si è attestato a 23.878.000 nella media dei primi sei mesi dell'anno, con un incremento di un milione e mezzo di posti di lavoro rispetto all'anno nero della pandemia e un aumento del 4,6 per cento rispetto al 2007. Ma la distanza tra il tasso di occupazione italiano (siamo ultimi in Europa) e la media europea resta ancora significativa: 8,9 punti percentuali in meno nel 2023. Se il nostro tasso di attività fosse uguale a quello medio europeo, si legge nel rapporto Censis, potremmo disporre di 3 milioni di forze di lavoro aggiuntive, e se raggiungessimo il livello europeo del tasso di occupazione, supereremmo la soglia dei 26 milioni di occupati: 3,3 milioni in più di quelli registrati nel 2023.
Secondo le stime del Censis, negli ultimi tre anni gli occupati nella fascia d'età 15-29 anni hanno raggiunto la soglia dei 3 milioni (+206.000 dal 2019), di cui circa 1,8 milioni maschi e 1,2 milioni femmine. I primi sei mesi del 2024 hanno evidenziato un ulteriore rialzo dello 0,4 per cento dei giovani occupati. Il tasso di disoccupazione giovanile si è ridotto al 16,7% nel 2023, toccando il 15,4% nel 2024. In ribasso anche il dato dei Neet under 30: 1.405.000 nel 2023, il 28,3% in meno rispetto al 2019.
Dai tecnici della salute agli idraulici, mancano alcune figure professionali richieste secondo il rapporto Censis. La quota di figure professionali di difficile reperimento rispetto ai fabbisogni delle imprese è arrivata al 45,1% del totale delle assunzioni previste, più che raddoppiata rispetto al 21,5% del 2017. Il ridotto numero di candidati riguarda ben il 70,7% della domanda di lavoro per infermieri e ostetrici, il 66,8% per i farmacisti e il 64,0% delle posizioni aperte per il personale medico. Carenza di candidati anche tra cuochi (il tasso di irreperibilità per ridotto numero di candidati è salito al 39,1%), camerieri (35,3%), idraulici (il 47,7% delle assunzioni previste) e elettricisti (40,2%).
Pensioni, per 65,2% va riconosciuta prima dell’età prefissata con piccole penalità
Il rapporto Censis 2024 segnala che il 65,2% degli italiani ritiene che si debba riconoscere la libertà individuale di andare in pensione prima dell'età prefissata, sia pure subendo piccole penalità. Per il 59,2% sarebbe invece opportuno consentire ai pensionati di lavorare se vogliono farlo. La percentuale raggiunge il 77,6% tra gli anziano. Altro dato interessante riguarda coloro che ritengono che nelle aziende occorra introdurre meccanismi per trasferire competenze dagli anziani ai giovani (84,7%). C'è grande pessimismo guardando al futuro: per più di otto italiani su dieci la previdenza inevitabilmente andrà incontro a grandi difficoltà.
Welfare drasticamente ridotto nel tempo
Dal rapporto Censis emerge che è percezione diffusa che il livello di copertura del welfare pubblico si sia drasticamente ridotto nel tempo: un cambiamento epocale rispetto alle generazioni precedenti. Il sistema si limiterebbe alle prestazioni essenziali, per il resto è necessario pagare di tasca propria secondo il 50,4% degli italiani. Il 49,4% è convinto che occorra ricorrere a strumenti di autotutela, come polizze assicurative e fondi integrativi, mentre per il 61,9% è necessario usare i risparmi per proteggersi dai rischi sociali come sanità, vecchiaia e inabilità, piuttosto che per ottenere alti rendimenti da investimenti finanziari. L'impatto sull'economia familiare è evidente: per il 65,9% degli italiani le spese di welfare pesano molto o abbastanza sul bilancio della propria famiglia.
Intelligenza artificiale, un italiano su quattro la usa per lavoro
Un italiano su quattro utilizza nelle sue diverse forme l’intelligenza artificiale nelle proprie mansioni lavorative. Entrando nel dettaglio, il rapporto Censis segnala che il 27,7% usa l'AI per la stesura di report, il 24,6% per l'invio di messaggi, il 23,3% per la scrittura di e-mail di lavoro, il 18,5% per creare curriculum e lettere di presentazione.
L’intelligenza artificiale viene utilizzata soprattutto dai giovani – fascia 18-34 anni – mentre l’impiego a supporto della didattica all’interno dell’università (valutazione automatica di compiti e test) è limitato a 7 atenei sui 41 che hanno partecipato alla rilevazione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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