Dopo il no al vino ("Chi beve ha il cervello più piccolo"), l'immunologa Antonella Viola ha trovato qualcosa a cui dire sì: la carne sintetica. La braciola coltivata in laboratorio, secondo la professoressa, non avrebbe controindicazioni ma "solo vantaggi" per l'uomo, gli animali e l'ambiente. A sentire la ricercatrice tarantina, infatti, la carne originata dalle cellule staminali sarebbe praticamente una sorta di panacea. Peccato che non tutti gli scienziati la pensino così e che, al contrario, molti esperti ritengano sia giusto avere un atteggiamento di cautela nei confronti di una tecnologia tutto sommato recente. Dalle pagine della Stampa, invece, Viola si è lanciata in una sperticata lode della carne prodotta in laboratorio, giusto all'indomani del divieto governativo di produrla e importarla in Italia
Carne sintetica, le lodi dell'immunologa
"Gli allevamenti di animali a scopo alimentare hanno una serie di problemi che non si possono nascondere sotto il tappeto con un colpo di scopa", ha premesso l'immunologa sulle colonne del quotidiano torinese, menzionando alcune criticità legate agli allevamenti intensivi come ad esempio i rischi di zoonosi, cioè di malattie infettive. "Le opzioni per il futuro sostenibile sono quindi assolutamente dovute: o rinunciare al consumo di carne o trovare nuovi modi di produrla", ha proseguito l'immunologa, celebrando il tentativo della scienza di "offrire all'umanità nuove strategie per alimentarsi".
La carne sintetica, ha aggiunto, "non contiene ormoni o antibiotici e questo la rende potenzialmente molto più sicura per la nostra salute". Già, potenzialmente. Perché su questa nuova tecnologia sono ancora in corso studi e, al netto di alcuni aspetti tecnici e specifici che non rientrano nelle nostre competenze, facciamo presente che non esistono ancora dati inconfutabili sui maggiori benefici a lungo termine rispetto alla carne "tradizionale".
L'attacco al governo
Nel suo slancio a favore della carne coltivata in laboratorio, la professoressa si è poi addentrata in valutazioni contro il legittimo atteggiamento di cautela adottato sull'argomento dal governo Meloni. "I vantaggi per le generazioni future così come le potenzialità di sviluppo del settore sono quindi enormi ma da martedì scorso l'Italia è condannata a essere esclusa da questa innovazione", ha affermato Viola. Poi l'ulteriore considerazione molto politica: "Con una decisione oscurantista, il governo ha deciso di bloccare la produzione e la vendita di carne ottenuta in laboratorio, quasi a ribadire il concetto complottista che vede la tecnologia e tutto ciò che ne deriva come un pericolo". In realtà, come riferito dal ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida, le motivazioni della scelta italiana sono altre e più articolate.
Il "no" al vino
Avremmo preferito che la biologa tarantina si limitasse a valutazioni legate alla propria professione, degne sicuramente d'essere discusse, ma soprattutto che avesse ricordato anche la linea assai più prudente di alcuni suoi colleghi. Piuttosto che un attacco al governo, dalla professoressa ci saremmo aspettati un atteggiamento più coerente anche rispetto al suo recente no al vino (peraltro dopo che l'Italia aveva espresso critiche per le etichette allarmistiche richieste dall'Ue). Con la stessa disinvoltura, infatti, Viola aveva espresso critiche a un alimento dalla storia millenaria mentre ha promosso a pieni voti un cibo coltivato in laboratorio solo a partire dagli anni '70, la cui storia - scientificamente parlando - è pressoché recentissima.
Va altresì aggiunto che al momento nemmeno
l'Ue si è espressa ufficialmente sull'ingresso della carne coltivata tra i cosiddetti (e altrettanto controversi) novel food. Da un punto di vista politico, anche questo sarebbe stato un elemento quantomeno da ricordare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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