La tassa di soggiorno, il cui versamento è richiesto in determinati casi ai turisti per visitare alcune città italiane, sta facendo la fortuna delle casse dei Comuni che hanno deciso di adottarla: di peso variabile, in genere da 1 a 10 euro, l'imposta ha fatto e continua a fare discutere, ma è innegabile che gli incassi sono vere e proprie boccate d'ossigeno per gli Enti locali. Secondo uno studio effettuato di recente sui bilanci comunali, si stima che la tassa potrebbe portare le città con maggior affluenza di visitatori durante l'estate a mettere le mani su un "tesoretto" da 100 milioni di euro.
Come accennato in precedenza, si tratta di un tipo di imposta che si può definire a tutti gli effetti disomogenea, dal momento che non è stata adottata ovunque e, anche laddove venga applicata, il suo ammontare varia da Comune a Comune. Allo stesso tempo cambiano anche le categorie di turisti assoggettate al suo pagamento: nella delibera comunale che determina l'applicazione dell'imposta, infatti, oltre alla quota da versare, sono indicate anche le esenzioni. Varia anche la tipologia di quota, dato che alcui scelgono di differenziare la cifra in base alla struttura ricettiva e altri decidono di fissare una quota unica.
A parte rarissime eccezioni, comunque, sono tenuti al pagamento tutti gli ospiti delle strutture ricettive operative nel Comune, come ad esempio hotel, agriturismo, Bed & Breakfast e stanze o appartamenti affittati con AirBnB. La tassa di soggiorno può essere eventualmente deliberata dagli Enti locali ogni anno, per cui si è liberi di introdurla così come di rimuoverla del tutto la stagione successiva. Ma quali sono gli Enti locali che hanno il diritto di applicarla? Si tratta, per la precisione, di comuni capoluogo di provincia, unioni di comuni, comuni che rientrano negli elenchi regionali delle località turistiche o le città d’arte.
I benefici per le casse delle città in cui si paga la tassa sono evidenti: a parte le previsioni per il 2024, per cui le stime parlano di un ulteriore salto, nel 2023 è stato prodotto complessivamente un gettito di 702 milioni di euro, il che significa un +9,5% rispetto all'anno precedente.
Rimanendo sul 2024, come accennato, già si parla di incassi che in alcuni Comuni potranno superare anche i 100 milioni di euro, e questo soprattutto grazie agli aumenti. Stando ai dati derivanti da uno studio effettuato dalla Fondazione Think Tank Nord Est, l'imposta porterà ai comuni veneti, che sarebbero in testa in questa particolare classifica, a incamerare 98,6 milioni di euro: trattandosi sempre di stime al ribasso, è probabile che si andranno a sforare i 100 milioni. Un aumento determinato non solo dall'incremento delle quote ma anche dal numero più alto dei Comuni che hanno adottato la tassa rispetto agli anni passati: si tratta di 148 città venete (nel 2019 erano "solo" 125).
Ad oggi, comunque, è Roma la città che da sola incassa di più: chi dorme in una struttura a 5 stelle nella Capitale sborsa 10 euro a notte e in media il contributo è di 5,50 euro (nel 2023 erano 3,70).
La previsione per il Giubileo 2025 parla di 12 euro a notte per gli hotel a 5 stelle. Anche Firenze ha alzato l’asticella, fissando un tetto da 8 euro-. Rialzi anche a Milano, dove le strutture a 3 o 4 stelle chiedono 4,50 euro (nel 2023 erano 4 euro).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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