Una pietra d'inciampo per ricordare Emilia Amalia Levi di 5 anni, la bimba del treno della morte ricordata da Primo Levi in «Se questo è un uomo», le altre per il padre, Aldo Levi con la moglie Elena Viterbo e il figlio Italo. Sono state posate ieri in via Donatello, vicino alla loro casa di allora, prime di 25 pietre d'inciampo che quest'anno ricorderanno altrettante persone deportate nei campi di sterminio. Alla cerimonia con la presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi e la presidente del Comitato Pietre d'inciampo di Copenhagen, Henriette Harris, era presenta anche Paola Vita Finzi, nata a Milano da famiglia ebraica, vicina di casa dei Levi. «Eravamo molto amici - ha ricordato, mostrando anche una fotografia di lei bambina con Italo e la signora Levi (nella foto) -. I due padri erano tutti e due ingegneri e si conoscevano, la madri erano tutte e due torinesi e si sono trasferite a Milano quando si sono sposati. Italo aveva la stessa età di mia sorella, erano amici. Per noi averli persi dopo la guerra è stato un grande dolore. Un dolore sapere che erano stati deportati ad Auschwitz. Non sono più tornati. Erano una famiglia normale ed eccezionale».
Mostra la foto di allora: «Mi piace ricordarli così, e mi commuove il ricordo che oggi viene riservato loro». Per Milano «la posa delle pietre di inciampo è sempre un momento importante - sottolinea Buscemi -, ogni pietra posata è un tentativo ideale di riportare a casa queste persone».
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