Gli aumenti delle tariffe dei taxi diventano un banco di prova per la maggioranza capitolina

La delibera sul regolamento del servizio taxi che arriva oggi nell’aula di Giulio Cesare diventa un banco di prova per la maggioranza che sostiene il sindaco Alemanno. Gli aumenti tariffari proposti, infatti, hanno provocato reazioni negative non solo dell’opposizione e delle associazioni di utenti e consumatori, ma anche in alcuni settori del centrodestra al di fuori del Pdl (il consigliere della lista civica per Alemanno Antonino Torre, l’ex consigliere regionale dei socialisti riformisti Donato Robilotta). Il capogruppo capitolino dell’Udc Alessandro Onorato ha chiesto di stralciare gli aumenti tariffari dal resto della delibera: «In un momento in cui aumenteranno il biglietto per il trasporto pubblico locale, le tasse sui rifiuti e l’addizionale Irpef - ha detto - è impossibile immaginare l’incremento ingiustificato delle tariffe dei taxi, soprattutto se applicato alle corse brevi e brevissime che costituiscono un’alternativa ai mezzi pubblici. Mentre nelle altre città d’Europa i taxi riescono a fare concorrenza a bus e metro, a Roma diventeranno un servizio d’èlite, grazie alle tariffe più care d’Italia: circa il 50% in più se si considera la tariffa chilometrica di base che, sotto ai 5 km, a Milano per esempio è di 0,98 euro e a Roma diventerà di 1,52 euro». Il gruppo del Pd in Consiglio comunale, ovviamente, voterà no alla delibera: «Il provvedimento che andrà in votazione - si legge in una nota di Gianfranco Zambelli - rappresenta l’ennesimo salasso per i cittadini romani, in un momento di grave crisi economica infatti gli aumenti penalizzeranno non solo i fruitori del servizio ma gli stessi operatori». Athos De Luca, anch’egli del Pd, avverte che «un eventuale aumento delle tariffe, senza aver prima approvato una delibera che definisca i costi e i criteri della tariffa, come prevede la legge regionale n.58 26/10/93 art. 14, sarebbe annullata dal Tar a seguito di ricorso da parte di chiunque».
Sull’altro fronte, l’Ugl taxi fa notare che i dati diffusi in questi giorni sulle tariffe praticate all’estero «risultano palesemente inesatti. Da quello che emerge dall’analisi condotta nell’agosto del 2009 dall’Unione Banche svizzere, la Capitale risulta essere per i prezzi dei taxi verso gli ultimi posti della classifica stilata, preceduta da città come Vienna, Stoccolma, Los Angeles, Copenhagen, Londra, Parigi, Dublino e altre». «Se passerà l’adeguamento tariffario, Roma rimarrà sempre ai posti più bassi delle tariffe europee - spiegano al direttivo dell’Ugl - Allora, perché fornire dati inesatti sul servizio pubblico gestito da privati che, anche per ottemperare alla sicurezza del servizio stesso, ha necessità di vedere recepito l’adeguamento delle tariffe in considerazione degli avvenuti aumenti dei costi di gestione? Sono gli stessi consumatori a denunciare il fatto che in Italia si registrano i costi più alti in Europa sull’assicurazione per le automobili. Gli aumenti del carburante e i costi fiscali e contributivi, poi, sono enormemente montati».


Anche il presidente della commissione Commercio Massimiliano Parsi, ha replicato: «I solerti esponenti di opposizione, tra i quali Athos De Luca, dovrebbero spiegarci come mai il centrosinistra non abbia mai attuato né un giusto metodo previsto per prezzi amministrati come quello dell’analisi dei costi, né i criteri espressi dal Consiglio comunale. Oggi ci troviamo a dover affrontare un momento contingente che non può essere risolto con la calmierazione partitica, bensì con l’equilibrio e l’intelligenza».

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