Alfa Romeo Montreal, muscle car all'italiana

L'Alfa Romeo Montreal fu pensata per l'Expo del 1967 tenutosi nella città canadese, dopo divenne una granturismo animata da un possente motore V8

Alfa Romeo Montreal, muscle car all'italiana

Nel 1967 l'Unione Sovietica spedisce in orbita una sonda spaziale con l'ardito obiettivo di raggiungere Venere, mentre a Londra viene installato e attivato il primo bancomat della storia. Intanto, nella piccola cittadina di Ladysmith, nella Columbia Britannica in Canada, nasce Pamela Anderson, la più grande icona sexy di fine secolo scorso con ben quattordici apparizioni sulle copertine di Playboy. Sempre in quell'anno, proprio la Federazione Canadese festeggia il centenario e nella città di Montreal viene allestito l'Expo, l'Esposizione Universale, che immette sotto ai riflettori le ultime opere dell'ingegno umano. Tutto ciò che viene rivelato durante la kermesse deve profumare di futuro, di speranza nell'avvenire, affinché il mondo e l'umanità possano progredire verso un sentiero luminoso. Gli organizzatori della rassegna, affascinanti dalla pellicola "Il Laureato" di Mike Nichols che ha proiettato nell'olimpo del cinema Dustin Hoffmann, contattano l'Alfa Romeo per rappresentare la "massima aspirazione raggiungibile dall'uomo in fatto di automobili". Al Biscione tocca l'ambizioso compito di essere il portabandiera della tecnica su quattro ruote, restando fedele a sé stesso. Le auto italiane sono sinonimo di bellezza, seduzione e, grazie alla settima arte, anche un fenomeno glamour su larga scala. In poco tempo, ad Arese devono rimboccarsi le maniche e sfornare un veicolo che lasci tutti gli astanti dell'Expo ammutoliti per lo stupore e con l'ardore nel petto.

Nove mesi di fuoco

Il Presidente dell'Alfa Romeo, Giuseppe Luraghi, sa che questa missione può comportare un ritorno di immagine clamoroso. Il brand italiano non può permettersi brutte figure e con la sua presenza deve incidere tra i padiglioni dell'Expo. Negli uffici di Arese si deve lottare anche contro il tempo, dunque, per ottimizzare ogni aspetto l'ufficio tecnico guidato da Orazio Satta Puliga e Giuseppe Busso ha il compito di realizzare l'autotelaio della macchina che andrà in Canada, mentre per la carrozzeria e gli interni viene ingaggiata la Bertone, con Marcello Gandini che metterà la firma su un capolavoro. Internamente, il progetto in questione prende il nome di Montrealine.

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In nove mesi non si può pretendere di sfornare un'auto da zero, per questo motivo dopo attenti e sofferti conciliaboli, in Alfa decidono di optare per il telaio della Giulia Sprint GT come base. Sotto al cofano, sempre per volere di Luraghi, il modello deve saper gestire tanto il quadricilindrico bialbero quanto il V8 della 33 Stradale. La sorpresa, tuttavia, deriva dall'ammirare ciò che la mano dell'allora trentenne Gandini riesce a fare: una coupé elegante, bassa, filante e soprattutto originale.

Il design di Gandini

La singolarità di questo progetto è evidente, in special modo, nella calandra molto bassa, con il cofano profondo che scende fino a coprire metà dei fari dove si stagliano sulla scena delle palpebre a mo' di veneziana. Non sono un vezzo stilistico fine a sé stesso, ma una soluzione innovativa che migliora l'aerodinamica e nasconde parzialmente i proiettori anteriori. Il parabrezza, poi, è inclinato con due lunghe porte a “L” che precedono le sei feritoie presenti sui montanti laterali: questo è un altro taglio stilistico iconico. Il portellone, molto obliquo, è integralmente in vetro, mentre la coda tronca ha un accenno di spoiler e i doppi scarichi al centro. Questa è l'Alfa Romeo Montreal pronta per salpare verso le terre al di là dell'Oceano Atlantico e stordire tutti gli spettatori dell'Expo. Anche ad Arese, quando ammirano per la prima volta il suo corpo così scolpito e massiccio rimangono estasiati. Gli applausi, le strette di mano e gli abbracci si sprecano. C'è grande fiducia nel successo di questa macchina, un capolavoro ottenuto contro il favore del tempo. Nei piani originali, la Montreal avrebbe dovuto essere soltanto un concept di stile, ma come vedremo le cose muteranno in fretta.

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L'Alfa conquista Montreal

All'Expo del 1967, arrivate direttamente con un aereo cargo dall'Italia, le Alfa Romeo Montreal verniciate di bianco perla vengono poste nel padiglione denominato "L'Uomo Produttore". Grazie a un particolare gioco di specchi, l’immagine dei due prototipi si ripete all’infinito all'interno dello spazio. Chiunque transiti per un singolo istante di fronte alla seducente automobile italiana, viene colpito da una freccia di Cupido che trafigge sia il cuore che il cervello. Dopo la rassegna canadese, sono così tante le richieste all'Alfa Romeo per quel prototipo, che dal Biscione stravolgono i piani e decidono di farne un modello di serie.

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In produzione dal 1970 al 1977

Nel 1970 l'Alfa toglie il nastro alla Montreal di serie, che anche stavolta viene firmata da Gandini. Il designer italiano è abile a non stravolgere il piano originale, infatti la berlinetta di Arese si alza soltanto di qualche centimetro da terra, ma mantiene intatti gli stilemi concettuali che avevano determinato la frenesia dei nordamericani. Sotto al cofano, trova posto un motore V8 da 2,6 litri e 200 CV derivato dalla 33 Stradale, che garantisce alla Montreal di viaggiare oltre i 200 km/h. Per rendere ancora più esclusiva l'auto ci sono delle colorazioni che passeranno agli annali: l'oro metallizzato, il verde termico, il marrone luci del bosco e l'iconico arancio aragosta

Le prime consegne avvengono dopo due anni e il costo d'acquisto è di 5.700.000 lire, come una supercar purosangue. Quello che limiterà la produzione di quest'auto a sole 3925 unità sarà soprattutto la crisi petrolifera del 1973 dovuta alla guerra del Kippur. Le vetture sportive e di grossa cilindrata, in quel momento storico, perdono mercato e diventano degli oggetti di nicchia per pochi eletti.

Una sorte sfortunata, come tante altre mitiche automobili degli anni Settanta. La Montreal, però, con la sua linea slanciata, la sua eleganza e il possente motore V8, dal ruggito marcato come quello di una muscle car americana, resterà per sempre un emblema dell'automobilismo mondiale.

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