Marcello Gandini, il papà delle supercar per antonomasia

Marcello Gandini è il desinger della Lamborghini Miura, la prima supercar della storia, ma la sua firma è stata posta su altri capolavori immortali

Marcello Gandini, il papà delle supercar per antonomasia

La sua firma è inconfondibile come una sinfonia psichedelica dei Pink Floyd, la sua matita ispirata ha tracciato le linee delle più incantevoli e carismatiche sportive italiane degli anni ‘60 e ‘70, il suo nome è forte come una campana che squarcia il silenzio della notte: Marcello Gandini. Il designer nato a Torino nel 1938, ha prestato il suo talento e la sua arte al mondo dell’automobilismo, impreziosendo questo settore al pari di quanto abbia fatto un Renoir per la pittura. Senza di lui, senza la sua visione, senza quel tocco deciso, oggi non avremmo nella memoria degli oggetti che sono vere opere d’arte e fonte di ispirazione continua. Gandini è stato l’uomo di Bertone per antonomasia, ha firmato le Lamborghini più celebri della casa emiliana, ha reso un grande servigio all’Italia e al mondo intero. La sua fantasia non ha guidato solo le linee di automobili da sogno, ma ha scolpito anche le silhouette di vetture da tutti i giorni che hanno reso il parco circolante mondiale più vivo e seducente. Pensare che la sua strada poteva portarlo verso altri settori; infatti, Gandini dopo aver conseguito il diploma al liceo classico, inizia ad occuparsi di arredamento di interni come designer indipendente. Nel 1963, quando ha 25 anni, cercando lavoro si rivolge a Nuccio Bertone, responsabile del Gruppo Bertone. Giorgetto Giugiaro, capo progettista di Bertone, si oppone alla sua assunzione. La sua parabola prende un’altra piega quando Giugiaro lascia l'azienda, così dopo un paio di anni presso la carrozzeria Marazzi, Gandini viene assunto e lavora per Bertone per quattordici anni. Questo è sicuramente l’evento più determinante e che porta al successo sia la Bertone che tutti i marchi che a questa si affidano per progettare il design delle proprie automobili.

Le Lamborghini di Gandini

Lavorando per così tanti anni per Bertone, Gandini sviluppa dei progetti di design soprattutto per Lamborghini, che con la carrozzeria torinese instaura un proficuo sodalizio molto duraturo. La più iconica delle sue “figlie” è la Lamborghini Miura, quella che stravolge l’ideale delle auto sportive di tutto il mondo, colei per il quale viene coniato per la prima volta l’appellativo di supercar. Un’auto schiacciata come una sogliola al suolo, con il motore in posizione centrale, e con quei caratteristici tocchi inconfondibili come i fari a scomparsa che assomigliano a seducenti occhi con lunghe ciglia, o le griglie del radiatore che saranno il simbolo anche di altre vetture di Bertone. Dopo la capostipite, arriveranno le varie Lamborghini Espada, Urraco, Jalpa, Marzal e Jarama. Gandini metterà il suo autografo anche sulla Countach e sulla Diablo, l’ultima supercar del Toro prima del passaggio dell’azienda fondata da Ferruccio Lamborghini dalla Chrysler ai tedeschi dell’Audi nel 1998.

Lamborghini Miura
Lamborghini Miura

Tra Maserati e De Tomaso

Dopo l’uscita dalla Bertone e il periodo da freelance, Marcello Gandini comincia a disegnare per il Tridente di Modena: Maserati. Siamo negli anni ‘90 del secolo scorso, le sportive italiane vivono un momento difficile dal punto di vista finanziario e di grossa instabilità a livello societario, con il turbolento passaggio da De Tomaso a Fiat e poi a Ferrari; l’unica certezza è il designer torinese che comincia a sfornare auto aggressive e spigolose, come vuole la sua tradizione. In questo periodo storico entrano in scena le varie Ghibli II, Quattroporte IV e Shamal. Tutte vetture che hanno il piglio e lo spirito nobile del Tridente, che si rispecchia in queste linee dure e minacciose, e che danno una boccata d’ossigeno a tutto il marchio. Gandini aveva già avuto un trascorso in Maserati, quando aveva disegnato la bella e tenebrosa Khamsin, mentre alla fine degli anni ‘80 aveva contribuito a dare nuova linfa vitale alla De Tomaso Pantera, reinterpretando la supercar italo-argentina dal motore americano con la versione Si, la più evoluta e cattiva.

Maserati Ghibli
Maserati Ghibli II del 1992

Piccole auto, grandi gioielli

Gandini non si è speso soltanto nel cercare di disegnare qualcosa di irraggiungibile e destinato a pochi eletti, la sua firma d’autore si può trovare anche in auto di uso comune. A questo privilegiato elenco è necessario citare la Innocenti Mini, una parente diretta della classica Mini, che la British Leyland affidò alla carrozzeria Bertone per trovare la giusta chiave di lettura stilistica. Il designer Gandini sfoderò nel 1974 una linea squadrata vagamente a cuneo, molto moderna per l’epoca, dominata da amplissime superfici vetrate, minimi sbalzi e con un pratico portellone posteriore. Il consenso fu assoluto, nonostante le alterne fortune del marchio, questo modello rimase sempre sulla cresta dell’onda fino al 1993. Un’altra vettura di ampio respiro che indossa l’abito di Gandini è la Renault Supercinque, l’evoluzione della R5 che fu presentata nel 1984. Il designer italiano ottenne questo incarico perché riuscì a formulare un ritratto moderno ma al tempo stesso conservativo delle fattezze della vettura progenitrice, con dei tocchi immediatamente riconoscibili e un’aria simpatica che ricevette anche l’approvazione dell’allora presidente della Repubblica francese François Mitterrand.

Innocenti Mini 90
Innocenti Mini 90 del 1974

Un lungo elenco

Tra i capolavori di Gandini non citati finora si possono aggiungere: la BMW Serie 5 E12, l’Alfa Romeo Montreal, la Lancia Stratos, la Ferrari Dino GT4, la Citroen BX, la Fiat X1/9, la Iso Lele e altre ancora.

Grazie a questo geniale talento del design, il mondo dell’automobile è divenuto più ricco e affascinante, senza di lui avremmo perduto il senso estetico delle supercar e chissà quale evoluzione avrebbe intrapreso lo stesso mondo delle quattro ruote.

Fiat X1/9
Fiat X1/9

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