Audi, la sua storia: perché il simbolo è composto da quattro anelli

Il nome e il simbolo scelti da Audi hanno alle spalle una storia intricata e affascinante, che si intreccia con il destino della Germania

Audi, la sua storia: perché il simbolo è composto da quattro anelli

Una forte brezza autunnale solleva piccoli mulinelli di polvere sui marciapiedi di Ehrenfeld, sobborgo di Colonia, quando August Horch torna fieramente a casa con un importante pezzo di carta in mano. Sopra quel foglio c'è scritto l'atto costitutivo della sua azienda, la Horch, che sceglie di operare nel settore produttivo dell'automobile. Una sfida da reali pionieri dei motori, perché siamo nel 1899 e il XX secolo deve ancora spalancare le sue porte. Questo è il primo tassello di un mosaico monumentale e dai colori vivi che rappresenta la vita di Audi, un'azienda che non ha mai smesso di correre, sapendosi continuamente rinnovare. Tra le pieghe della storia ci sono stati tanti momenti difficili, dai quali è stato complicato emergere. Tuttavia, guardandosi dietro alle spalle ci sono ottimi motivi per sorridere e pensare che il futuro possa essere altrettanto scintillante non è utopia. Ma come mai Audi indossa con orgoglio un simbolo con quattro anelli forgiati insieme? Andiamo per gradi.

I primi passi della Horch

August Horch fu il direttore produttivo di Karl Benz, colui che ha inventato l'automobile con la Benz Patent Motorwagen del 1886 e fondatore di quella che oggi è la Mercedes-Benz, ma ci entrò in conflitto. Horch era alimentato non solo da legittime ambizioni personali, ma aveva delle visioni, dei progetti ed era interessato a sperimentarli. La sua voglia di far progredire tecnicamente le vetture a marchio Benz trovava un oppositore proprio nella figura del grande capo, che si accontentava di quello che aveva già in casa. Lo strappo fu inevitabile. Allora Horch si mise in proprio, fondando la sua personale azienda. Il primo passo fu quello di creare un punto di riferimento per la riparazione delle poche macchine all'epoca circolanti, ma parallelamente riuscì a realizzare un innovativo sistema per l'accensione delle auto, che gli diede l'abbrivio per gettarsi a capofitto nell'industria delle quattro ruote. Servivano però dei finanziatori e degli impianti, delle fabbriche utili alla causa. Arrivarono entrambi e la Horch si stabilì definitivamente a Zwickau, attivando le prime catene di montaggio nel 1904.

Audi
Horch 18/22 del 1906

Da Horch ad Audi

La mente di August Horch è come un fiume in piena, con continue idee e invenzioni che emergono dall'acqua a profusione. Egli è un coraggioso e vorrebbe passare costantemente dalla fantasia alla realtà, ma per farlo ci vogliono molti soldi. Questo modo di fare genera nel consiglio di amministrazione della Horch una certa preoccupazione, così ai dirigenti resta soltanto una scelta: estromettere August Horch dalla sua azienda. Riuscendoci. Il fondatore non si perde d'animo, raggruppa un manipolo di pretoriani tra i suoi più brillanti tecnici, si affida ad amici facoltosi che credono in lui e apre una fabbrica accanto a quella della società che l'ha fatto deliberatamente fuori. Tuttavia, c'è un problema: non può utilizzare il nome Horch. A quel punto arriva il colpo di genio, usare il latino. Horch è l'imperativo del verbo tedesco "horcher", che significa ascoltare, e la sua forma latina è "audi" dal verbo "audire". Tutto è pronto, la nuova fabbrica dei sogni si chiama Audi con sede a Zwickau, in Sassonia.

Audi
Audi Type-A del 1910

La prima Audi è la Type-A del 1910, un modello che apre le porte a un periodo di grandi fortune. Le macchine con questo nuovo marchio impressionano per la loro qualità costruttiva ma soprattutto vincono le corse. La fama che ne deriva è una conseguenza del tutto naturale. Le cose, poi, precipitano. La Germania si muove con passi militari e belligeranti verso ovest e scoppia la Prima Guerra Mondiale. Anche le Audi entrano in servizio e vengono scelte dai titolati generali prussiani. Dopo la sconfitta dei tedeschi nel 1918, la grande nazione europea sprofonda in un baratro. La popolazione scopre la fame, l'inflazione alle stelle e la disoccupazione. La crisi è estesa a tutte le fasce sociali e anche l'Audi non se la passa bene, le casse sono vuote e viaggia ai limiti della bancarotta per tanti anni, almeno fino al 1928 quando arriva in soccorso la DKV. Quest'ultima è una società che si è affermata nel campo automobilistico dopo la Grande Guerra e vuole crescere ancora. Le due realtà si uniscono per costruire un grande futuro.

I Quattro Anelli

Il crollo di Wall Street nell'ottobre del 1929 infonde la sua negatività in tutto l'Occidente, così anche Audi e DKV sono costrette a trovare un altro partner per sopravvivere. Lo trovano nella Wanderer alla quale si aggiunge anche la Horch. Siamo nel 1932 e nasce la Auto Union, un colosso industriale finalmente senza i piedi di argilla. I quattro grandi marchi sono tutti di origine fieramente sassone e possono accontentare una vasta platea perché hanno proposte di fascia bassa (DKV), di lusso (Horch) e di taglio - come diremmo oggi - premium (Audi). Il mercato li ricompensa tanto che il 25% degli automobilisti tedeschi sceglie una vettura dell'Auto Union. Il Gruppo ha scelto come simbolo i quattro anelli di metallo forgiati insieme, a testimoniare la coesione delle anime (Audi, DKV, Horch e Wanderer) che hanno determinato di unirsi per comandare un settore in espansione come quello dei motori.

Audi
Auto Union Streamliner del 1937

Nel frattempo, arrivano i successi commerciali, i trionfi agonistici e la pura gloria. All'orizzonte però c'è di nuovo uno scontro bellico, che sarà ancora più crudele, duro e spietato. La Germania esce della Seconda Guerra Mondiale devastata, sconfitta e con le città distrutte, quasi rase al suolo. Viene divisa in quattro aree di influenza che diventeranno poi due blocchi, l'est e l'ovest. La Sassonia, la regione di Zwickau diventa parte sovietica e successivamente Repubblica Democratica Tedesca (DDR), dove viene realizzata una nazionalizzazione dei terreni e delle fabbriche. L'Auto Union perde i pezzi e Audi i suoi siti costruttivi, perché a Zwickau si smetterà di produrre le sue auto per concentrarsi su vecchie DKV e poi sulla Trabant.

Audi conserva il suo simbolo

La dirigenza cerca rifugio in un posto più tranquillo e si sistema a Ingolstadt, in Baviera. Qui si torna a lavorare in modo operoso, rimboccandosi le mani, sperando che le cose possano migliorare in tempi brevi. Nel 1958, però, l'Auto Union non riemerge dal fango e da quelle sabbie mobili in cui è stata catapultata nel secondo dopoguerra, così finisce nelle mani della Daimler-Benz. Il destino riunisce Horch e Benz dopo quasi sessant'anni. Nel 1968 tuttavia Auto Union viene smembrata e fatta a pezzi, perché DKV e Audi finiscono nelle mani di Volkswagen, mentre Horch resta con Daimler-Benz. Wanderer era sparita nel 1945, con la fuga in Baviera.

Audi
Audi Super 90 del 1966

A questo punto Volkswagen bisognosa di un marchio di lusso nella propria galassia, punta tutto su Audi che rifiorisce e rinasce dalle ceneri come l'araba fenice. Il suo simbolo restano quei quattro anelli uniti tra di loro, per omaggiare le proprie origini e il proprio passato, non dimenticando tutte le peripezie che l'hanno portata fino a lì. Il resto è storia recente, la Casa dei Quattro Anelli è una delle realtà più dominanti e forti del panorama automobilistico mondiale, con una crescita inarrestabile partita dagli anni Settanta del secolo scorso fino a oggi senza mai trovare sosta.

Il suo simbolo d'acciaio, duro e quasi infrangibile, è stato più forte del destino e non ha paura nemmeno del futuro della mobilità, essendo Audi pronta alle nuove sfide incarnando in pieno l'eredità spirituale di un visionario come il suo fondatore, August Horch.

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